di Dacia Maraini
Rizzoli, ottobre 2025
€ 11,99 (ebook)
«Anch’io, per tanti anni, mi sono nutrita dei grandi romanzi dei padri. Un giorno però mi sono chiesta: ma dove sono le madri?» (p. 11)
Con questa domanda, semplice e vertiginosa, Dacia Maraini apre una delle opere più luminose e necessarie del suo percorso letterario. Scritture segrete. Le donne che hanno cambiato il mondo con la parola è un saggio insieme intimo e universale, che indaga il rapporto tra le donne e la scrittura, quella letta, quella proibita, quella vissuta come gesto di libertà.
Da sempre attenta alla genealogia femminile nella letteratura, Maraini intreccia riflessione, memoria e immagine, a partire da una scena simbolica: quella delle donne che leggono.
«Le donne leggono. Hanno sempre letto molto. […] Il pittore sembra osservare con occhi un poco invidiosi la capacità di concentrazione della sua modella che quando legge, dimentica ogni cosa.» (p. 9)
In queste righe iniziali si condensa l’intero progetto del libro: lo sguardo maschile che osserva la donna-lettrice e la donna che, attraverso la lettura, si sottrae a quello sguardo, scivolando in uno spazio tutto suo, silenzioso, mentale, segreto.
Maraini lo definisce un atto di “disobbedienza gentile”: leggere significa staccarsi dal mondo visibile, sottrarsi ai ruoli sociali, creare un altrove interiore. Ma questo gesto di apparente innocenza è sempre stato percepito come minaccia.
«Nel leggere silenzioso e segreto c’è qualcosa che ha spaventato gli educatori e i controllori dei costumi di tutti i tempi.» (p. 9)
La scrittrice coglie qui un nodo storico e simbolico di grande forza: la paura della conoscenza femminile, che attraversa i secoli, dalla Bibbia ai salotti ottocenteschi. Leggere da sole, in silenzio, significa possedere un potere invisibile: quello di formarsi un pensiero indipendente. Nel saggio, Maraini compie un viaggio attraverso i secoli, ricomponendo una storia alternativa della parola, dove il gesto di leggere e quello di scrivere diventano due lati di una stessa ribellione. Lo sguardo si posa sulle miniature medievali, sui ritratti di donne con un libro in mano, sugli ammonimenti dei medici che vietavano alle giovani di leggere per “non surriscaldare l’immaginazione”.
«Non a caso i libri erano proibiti perfino dai medici per le giovinette che si preparavano a diventare madri.» (p. 10)
Nella frase risuona tutto il sarcasmo misurato e insieme la pietà di Maraini: l’idea che il corpo femminile debba essere preservato, ma la mente, invece, lasciata nell’ombra. Da lettrice e da intellettuale, l’autrice racconta di aver amato i “grandi romanzi dei padri”, ma di aver poi sentito il bisogno di scendere più a fondo, di cercare "le madri": le voci dimenticate, censurate, interrotte.
Scritture segrete diventa così un omaggio a chi ha trasformato la parola in atto di emancipazione, da Saffo a Emily Dickinson, fino a Virginia Woolf e oltre. È un archivio vivente, scritto con il tono limpido e affettuoso che da sempre distingue Maraini quando parla delle donne.
Il suo linguaggio alterna l’analisi alla narrazione, il saggio alla confessione. È un testo colto ma accessibile, perché nasce da un’urgenza etica prima che accademica: quella di ricucire la genealogia femminile della cultura occidentale. Il filo rosso che lega le autrici citate è il mistero della trasformazione.
«Il mistero della metamorfosi e del passaggio del tempo tenevano gli occhi delle lettrici aggrappati ai libri. Sprofondate nelle storie altrui, vivevano indirettamente destini lontani, vicende straniere.» (p. 10)
La lettura, per Maraini, è una forma di reincarnazione: attraverso le parole di altre donne, le lettrici imparano a riconoscersi, a moltiplicarsi, a vivere più vite. Ma la libertà femminile, nel libro, non è mai un concetto astratto. È un corpo che legge, una voce che scrive, una mente che osa.
«Una donna che legge non fa paura. Ha gli occhi su una pagina scritta e sembra che dorma.» (p. 10)
L’ironia tagliente di questa frase smaschera un paradosso antico: l’apparente quiete delle donne che leggono, dietro la quale si nasconde una rivoluzione silenziosa. Perché mentre “sembra dormire”, quella lettrice pensa, immagina, desidera e quindi cambia.
Dacia Maraini intreccia poi la riflessione letteraria con la dimensione storica e teologica:
«La storia dell’essere umano, per la Chiesa cattolica, nasce da una disobbedienza femminile dovuta alla voglia di apprendere e capire.» (p. 29)
L’autrice rovescia qui il paradigma biblico dell’Eva colpevole, leggendo nel gesto del “mangiare il frutto” non la condanna del peccato, ma il primo atto di conoscenza. È in questa prospettiva che Scritture segrete assume il suo significato più profondo: scrivere come forma di resistenza al silenzio imposto. Quando osserva che
«ancora oggi sappiamo che la conoscenza nelle donne è vista con molto sospetto e avversione» (p. 29)
Maraini non parla solo di passato. È una denuncia attualissima, che tocca la scuola, la critica, la rappresentazione pubblica delle intellettuali. Il libro si chiude come una carezza e un monito: la libertà delle donne passa ancora, inevitabilmente, dalla parola.
Rispetto ad altri saggi dell’autrice, Scritture segrete è più intimo e visivo. Ogni capitolo sembra nascere da un’immagine, una donna che legge, un dipinto, un verso, e da quella scintilla visiva si apre la riflessione. È un libro di sguardi e di silenzi, scritto con una lingua che alterna il rigore alla dolcezza, la storia alla confessione.
Scritture segrete è un viaggio nel tempo e nella memoria, ma anche un atto politico. Dacia Maraini ci ricorda che leggere e scrivere sono gesti di libertà, e che ogni parola di donna è, in fondo, una forma di disobbedienza. Il suo sguardo restituisce dignità a secoli di lettrici in ombra, trasformando il silenzio in canto. Perché, come suggerisce il libro, una donna che legge può sembrare immobile, ma in realtà, dentro, sta già cambiando il mondo.
Alessia Alfonsi

Social Network