Il grande buio
di Enrico Macioci
Neo, ottobre 2025
pp. 200
€ 17 (cartaceo)
Torna in mente una formulazione di Freud, che definisce il perturbante come quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare. Si potrebbe fissare questo concetto come il momento in cui il familiare si trasforma in estraneo, o in quando ciò che classifichiamo come il conosciuto svela una piega oscura e minacciosa. Nel perturbante, l'inquietudine scaturisce quindi da un turbamento nascosto in ciò che è simile a noi.
Da concetto psicoanalitico, il perturbante si è affacciato spesso nella narrativa e Il grande buio si offre come ottimo esempio di questo specifico genere di letteratura. La raccolta di Enrico Macioci, composta da dieci racconti e incentrata sull'inquietudine che nasce quando il noto si fa sconosciuto, riflette su cosa accade quando l’orrore si presenta all'interno dell'ordinario; quando il male non esplode, ma trapela dalle crepe di una normalità. Una tensione serpeggia per tutto il testo pubblicato da Neo: è la sensazione che qualcosa, che non riusciamo a decifrare, sta per accadere. E oltre a spaventarci, attrae.
Si scivola in un territorio rarefatto e inquieto, dove dietro ogni gesto codificato si nasconde la falla. Le storie oscillano tra l'allucinato e il grottesco, tra il noir e l’orrore domestico. Riunioni di condominio, avventure in montagna, appartamenti: sono questi i contesti in apparenza rassicuranti che celano il pericolo. Le trame sono autonome ma legate, oltre che da un personaggio che appare e scompare (un ispettore), dalla vulnerabilità davanti all'inspiegabile, che si manifesta in forme a volte assurde, altre più silenziose. Macioci ci dice, in fondo, che tutto, di questa realtà, è inattendibile, potenzialmente ostile. Che non possiamo fidarci di niente.
I personaggi sembrano attraversare un varco che segna il passaggio dal mondo normale alle insidie di ciò che non conosciamo, un punto di non ritorno che spoglia delle sovrastrutture e consegna agli istinti, alle paure che prevalgono.
Entriamo nel merito dei dieci racconti partendo dal primo, una riunione di condominio trasfigurata in scenario da fine del mondo, tra corpi ridotti a ossa, brandelli, macerie.
Mai più nessun essere umano sulla Terra. Game over. The end. Chiuso per lutto definitivo. (p. 8)
Il secondo racconto è molto più intimo. La vicenda riguarda un uomo e una donna sfrattati che trovano alloggio a casa del generoso Rocco. Quest'ultimo pone come unica condizione di permanenza il divieto di ingresso nella camera da letto sua e della convivente, assente da un mese. Da quella camera, proviene una strana puzza e, poco a poco gli ospiti si abbandoneranno a ipotesi sempre più estreme su quanto accade in quell'edificio.
Rocco non c’era. Le aveva lasciato un biglietto sul comò: Grazie di tutto. Non si è mai davvero felici, ma qualche volta ci si può provare. Si può perfino perdere la testa. Un bacio. (p.19)
Nel terzo racconto assistiamo a un caso di cronaca nera con annessa investigazione.
Poi la quarta storia: altro omicidio, altra indagine.
Il quinto racconto esplora il liberatorio senso di abbandono di un maniaco del controllo, a seguito di una lunga conversazione tra lui e un'amica della moglie, facilitata da una profonda pioggia, che lo costringe a restare scalzo in casa di lei. La loro intimità prende piede letteralmente, producendo effetti inaspettati.
La sesta trama è esageratissima, estenuante, indigeribile nella sua violenza fisica e cerebrale: è storia di sopraffazione, manipolazione, menzogna.
Ogni giorno finisce, anche il più brutto. Anche il male prima o poi finisce; oppure no? Oppure il male è l’unica cosa che non finisce mai? (p. 92)
La settima, dal titolo formidabile, racconta di una coppia che vuole figlio a tutti i costi e che viene distrutta dall'allontanamento dell'uomo. La donna riceve una lettera dopo tre anni: quell'uomo ora motiva la sua assenza attribuendola a uno strano accadimento, che ha portato al ritiro dalla vita.
Dopo quella sera ho concepito solo la brutalità della materia. La puzza. Il degrado. La fogna sotto le strade e le piazze, sotto le aiuole e le altalene colme di allegri fanciulli. (p. 130)
I tre testi conclusivi riguardano un uomo che soffre d'insonnia e viene attratto dal rumore di una pallina da tennis che farà da finestra verso l'ignoto; spazio poi a uno scrittore alle prese con un bar chiamato Darkness e un festival molto noto nella provincia. Infine, un testo che torna alla fine del mondo, o di almeno quello che conosciamo noi.
«I cellulari sono fuori uso e la tv idem e anche l’aria condizionata, temo, e la città sembra impazzita e anche il mondo, perciò sarà bene che noi ci rilassiamo e dimentichiamo i nostri ruoli e i nostri problemi e accettiamo di vivere in un modo diverso». (p. 193)
Tra assassini romantici, novelli Barbablù e moderni Zodiac, da Il grande buio emerge un’umanità inaffidabile, pericolosa. I personaggi giocano a nascondino con la propria identità, la camuffano, imbrigliano la violenza, si danno parvenza da umani; indossano il volto dell’innocuo, ma sotto covano un lato animale brutale e inarrestabile.
Il buio di Macioci non è soltanto l'ignoto in attesa di agguantarci, ma anche lo spazio che permette a noi tutti di celare chi siamo. Un alleato. Azzardo un parallelo visivo: Marlon Brando, Apocalypse Now (F. Coppola, 1979). L'attore è immerso nel buio che ne delinea il cranio e nasconde il corpo. Il suo Kurtz, nel buio, rappresenta l'orrore pronto a catturarci; ma quel buio è anche pronto a proteggere lui dall'altro - in quel caso, l'autorità travestita da democrazia.
«Siamo animali, ispettore, se lo ficchi in testa. Siamo animali e io avevo fame e sete». (p. 113)
In definitiva, Il grande buio è un viaggio nelle angosce nascoste. Le atmosfere richiamano alcuni racconti ai confini della realtà di Stephen King, così come gli affascinanti primi numeri di Dylan Dog. La scrittura ruvida è invece accostabile a quella di Palahniuk e ne presenta la stessa crudeltà lucida, la stessa capacità di scavare nell’umanità fino a trovarne i tratti più crudi e inaccettabili.
Daniele Scalese
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