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La gelosia distrugge, ma è uno straordinario motore narrativo: "I vedovi", romanzo di Boileau-Narcejac del 1970

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I vedovi 
di Boileau - Narcejac
Adelphi, 2025

Traduzione di Giuseppe Girimonti Greco ed Enzo Sinigaglia

pp. 172 
€ 18 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)

Nelle primissime pagine del romanzo, il trentenne Serge Mirkin è goffamente alle prese con l'acquisto di una pistola non registrata, con l'obiettivo – immediatamente svelato – di uccidere l'amante di Mathilde, sua moglie. Piccolo dettaglio? Non ha idea di chi sia l'amante. Sa solo che c'è. O meglio, sente che c'è, ed è quindi all'insegna della caccia all'uomo e delle macchinazioni che si apre I vedovi

Di mariti gelosi, è piena la letteratura e, in particolare, sono pieni i romanzi di genere, ma la coppia di Pierre Boileau e Thomas Narcejac nel 1970 dà alle stampe un noir che si ammanta di rovello psicologico. E aggiunge un ingrediente di ulteriore interesse: Mirkin non è solo un marito che si dichiara tradito e per questo è assetato di vendetta, ma è anche uno scrittore che ha fatto uscire un buon libro caduto rapidamente nell'oblio e che adesso soffre di mancanza di ispirazione.

Avvezzo a scegliere i dettagli che rendono buona una storia e consapevole della necessità di mistificare, Serge Mirkin è un ottimo esempio di narratore inaffidabile: non ci vuole molto perché anche noi lettori restiamo avviluppati dalle sue ipotesi: che l'amante di Mathilde sia proprio il suo capo, il signor Méryl, produttore di maglieria pregiata? Mathilde posa spesso come fotomodella per lui e la fervida e ostile fantasia di Serge non fa che immaginare la moglie oggetto di attenzioni da parte di Méryl mentre si cambia i vari maglioni prodotti dall'azienda. 

Questo è solo un esempio di come lavora il pensiero contorto e ossessivo di Mirkin: è come se la mente  alimentasse continuamente la sua paura più grande, cioè quella di vedersi strappar via la moglie da parte di un altro uomo. Avvinto da una passione possessiva e ben poco sana, Mirkin decide di far seguire Mathilde da un investigatore privato, e questo non è che l'inizio della caduta in un baratro sempre più profondo e oscuro. 

Sconsiderato, sempre meno prudente e drammaticamente irrazionale, Mirkin agisce per impulso, commettendo un errore via l'altro, e si rende conto troppo tardi dei suoi passi falsi, a cui cerca di rimediare come può. Intanto noi lettori seguiamo questa parabola che potrebbe portare Mirkin in carcere o peggio. Ma non è una soluzione così lineare, quella immaginata dagli esperti autori: viceversa, bisogna percorrere il progressivo cammino autodistruttivo del personaggio per apprezzare fino in fondo un finale che si compie all'improvviso, ma non senza disseminare i giusti indizi lungo la strada.

Per questo I vedovi non è solamente un buon noir: è un romanzo fortemente psicologico, che denuncia (talvolta con un po' di irrisione) il potere distruttivo della gelosia. Mirkin infatti non è padrone di sé, ma è vittima di una pulsione molto più forte, a cui non riesce a resistere. E questo porterà anche il lettore a riflettere sulle tante drammatiche storie di cronaca che hanno per sfondo il movente della gelosia. Mathilde, solo perché è avvenente e posa come fotomodella, viene giudicata poco affidabile, ma è l'insicurezza di Mirkin, in realtà, a essere patologica, e a trasformarlo in un soggetto pericoloso.

Con uno stile che bilancia perfettamente dialoghi, azioni e turbine delle riflessioni, I vedovi è una lettura più che consigliata agli amanti di quel noir che fa riflettere, indagando non solo nei fatti, ma soprattutto dentro l'animo dei personaggi.

GMGhioni