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"Il dolore non esiste" di Ilaria Bernardini: si può divorziare dalla propria famiglia?

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Il dolore non esiste
di Ilaria Bernardini
Mondadori, febbraio 2024

pp. 180
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Si può mai smettere di essere genitori? Achille, il padre di Ilaria, ha smesso di parlarle da anni e, al divorzio con la madre, ha proferito un: "Divorzio dalla famiglia". Questo non ha mai, tuttavia, interrotto quel tentativo di dialogo che si è trasformato in un monologo a senso unico: anche adesso che è una madre quarantenne, con un lavoro di successo come sceneggiatrice e tanti sogni, Ilaria non smette di arrovellarsi su cosa abbia potuto provocare il silenzio ostinato di suo padre. Nessun evento particolare, nessuna lite sembrano motivare una decisione tanto estrema; suo padre, "semplicemente", decide quando apparire e quando sparire, e adesso è sparito da anni. 

Quasi per caso, con il lockdown in atto e un figlio, Nico, che sta crescendo e si sente intrappolato da solo con sua madre su un'isola, Ilaria ha più tempo per riflettere. Lo fa interrogandosi sul suo presente di madre che sta crescendo da sola Nico e vorrebbe ancora la complicità del figlio, ma lui, affacciatosi all'adolescenza, è spesso scostante e le regala solo piccoli e rari momenti di intesa. E poi c'è il passato, quello fatto di episodi in cui suo padre Achille era protagonista assoluto e la piccola Ilaria una testimone più o meno partecipe agli eventi. Achille, personaggio magnetico e degno di un film, è sempre stato uno spirito inquieto, in grado di fare e disfare con veloci cambi di direzione. Ha segnato grandi assenze e grandi presenze nella vita di chi gli sta attorno, anche della madre della protagonista, che non gli ha mai davvero chiuso la porta in faccia. Quanto a Ilaria, non è facile parlare del rapporto con suo padre; non è un caso se l'io narrante nella prima pagina spiega con brutale sobrietà: 

Mio padre si chiama Achille e non mi parla. È nato nel 1953, io sono nata nel 1977 e sono la sua terza figlia. Ha otto figli da tre mogli diverse. La prima figlia l'ha avuta a sedici anni, l'ultima a sessantasei. Con la sua prima figlia si è sempre parlato. Con la seconda non si è parlato per qualche anno e ora si parlano. Con le altre mie due sorelle e il mio unico fratello a volte non si è parlato e ora si parla. Con le sue figlie più piccole non lo so, perché non me le ha mai presentate. A volte gli scrivo ma lui non mi risponde. (p. 9)

Ed è nel parallelismo che segna il confronto con i fratelli che Ilaria marca una distanza. Eppure, "il dolore non esiste": è una frase che suo padre ha pronunciato trionfalmente, e Ilaria se ne è convinta. Ma è davvero così? Allora perché, dopo aver ritrovato i guantoni da boxe che suo padre le ha regalato al suo compleanno di tanti anni prima, Ilaria non fa altro che prepararsi per un match a tu per tu proprio con Achille? E perché le fa tanto male pensare che anche in quell'occasione lui potrebbe non presentarsi? Sia chiaro: un male che lei non ammette apertamente, ma che cela sotto la fatica degli allenamenti, la sfida ai limiti del proprio corpo e della propria mente, chiusa nella bolla dei mesi di lockdown. Tra videochiamate di lavoro che si trasformano in confessioni e lacrime, rivalutazione di quanto svolto e nuovi equilibri da trovare, Ilaria fa i conti con un padre invadente persino con la sua assenza.

E il romanzo, di matrice scopertamente autobiografica, è profondamente pensoso, in grado di alternare ricordi commoventi e divertenti ad altre riflessioni crude ed esistenziali, che hanno a che fare con il senso di abbandono, con l'ansia di non essere mai abbastanza degna di attenzioni. Anche Il dolore non esiste rivela fin dalle prime pagine quella dimestichezza che ha Ilaria Bernardini nell'affondare nelle questioni famigliari, come già abbiamo visto in Faremo foresta. L'autrice è una maestra nel mostrarci disequilibri in relazioni poco scontate (si pensi anche solo al bellissimo e soverchiante Il ritratto); certo, questo non è un libro d'azione, ma di riflessione, che più che espandersi verso "il fuori" si ripiega sul sentire della protagonista e io narrante. L'idea di prepararsi a salire sul ring è al tempo stesso tanto realistica quanto simbolica, e si prosegue di pagina in pagina chiedendosi cosa accadrà, se Achille risponderà all'appello di sua figlia Ilaria o se, ancora una volta, si renderà protagonista sottraendosi alla sua vista. 

GMGhioni