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Quanto può sembrare matura una bambina? “La piccinina” di Silvia Montemurro

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La piccinina
di Silvia Montemurro
Edizioni E/O, 2023

pp. 186
€16,50 (cartaceo)
€ 11,50 (ebook)

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Non sono mai stata capace di vivere in questo mondo senza provarne imbarazzo. (p. 118)
Tra l’arte e la letteratura non manca certo un dialogo continuo, fatto di parole, pennellate, colori e frasi, come nel romanzo La piccinina di Silvia Montemurro. Questa storia, tanto breve quanto intensa, dà vita a un personaggio infantile, magistralmente ritratto da Emilio Longoni (La Piscinina).

Siamo a Milano, nella prima metà del Novecento e, sebbene oggi questa possa sembrare una città piena di opportunità, per una bambina senza padre e nata in una famiglia tutt’altro che benestante, le opportunità sembrano essere ben poche. Nora è un’adolescente che lavora, appunto, come piscinina da quando aveva poco più di cinque anni. Queste bambine, infatti, si occupavano di trasportare pesanti carichi di biancheria, erano apprendiste sarte o modiste e le loro condizioni di lavoro rasentavano frequentemente quelle della schiavitù. Nora, per tutta la sua breve vita, non ha mai pensato di lasciare il lavoro o, addirittura, di ribellarsi; dall’altra parte, non aveva neanche una famiglia che potesse darle l’appoggio necessario. Orfana di padre, viveva con la madre e i fratelli, i quali sembrano i suoi primi persecutori. È già in casa che affronta quel senso di emarginazione che poi sentirà tra le vie milanesi. Se a lavoro il disagio e la frustrazione riguarderanno soprattutto le condizioni denigranti; a casa, invece, i fratelli la prenderanno di mira per la sua balbuzie, mettendola così in ridicolo in un luogo che dovrebbe essere il primo porto sicuro. E quindi la rassegnazione non inizia nella fabbrica tessile, ma già in casa e, ancora prima della morte del padre, il quale, in diverse occasioni si dimostrerà imbarazzato (e deluso) quando la figlia non riesce a pronunciare alcune parole.
Non ho alcuna intenzione di tornare a casa. Sarebbe una sconfitta. Ho voluto questo sciopero per riscattarmi da tutto. Anche dalla famiglia. Dai miei fratelli. (p. 72)
Ed è quando raggiunge l’adolescenza (e quindi una maggiore consapevolezza) che in lei scatta qualcosa: continuare a vivere una vita di stenti e di rassegnazione? O perlomeno tentare di cambiare qualcosa? È proprio quando la situazione diventa insostenibile che Nora non può più accettare di «essere la piscinina che porta il caffè» (p. 111) e, così, sarà tra le organizzatrici del primo sciopero contro lo sfruttamento minorile. Non si tratta di politica, ma quello che Nora insieme con le altre (alcune delle quali piccolissime) organizzano è un urlo di sofferenza, di ribellione e disagio che non dà voce solo a loro, ma è per tutte quelle donne che, in quel momento storico, non riuscivano ad avere nemmeno una parvenza di indipendenza. Nora, forse, non riesce fisicamente a dare una voce chiara alle sue intenzioni e ai suoi pensieri, ma con le sue azioni riesce benissimo a esprimersi, alzando finalmente la testa.
Mi sembra di essermi svegliata in questo momento, di aver dormito sodo in questi sedici anni, avvolta dalla nebbia di Milano come sotto una coperta spessa. Milano è rimasta la stessa, sono io a guardare la gente e le strade in maniera diversa. […] Voglio smettere di vergognarmi di quella che sono. (p. 111)
Silvia Montemurro in La piccinina racconta un tentativo di riscatto e di emancipazione, di coraggio e di solitudine. Sì, perché, se il fulcro della narrazione è lo sciopero, dall’altra parte, l’autrice delinea anche il mondo fuori dalla fabbrica: dalla sua famiglia fino all’amicizia, sarà l'universo intimo di Nora a diventare il reale protagonista di questa storia. Sembra proprio che, al di fuori del lavoro, la giovane si senta ancora più sola: l’amicizia con altre tre coetanee sarà segnata da invidie, gelosie e incomprensioni, che la faranno dubitare anche di quei pochi punti certi nella sua vita. Silvia Montemurro riesce ad aprire una finestra su argomento ben poco trattato, ampliando la riflessione a quanto potesse essere difficile vivere una vita come quella di Nora. Se la narrazione alterna piani temporali, lo stile sarà il filo conduttore di tutta la lettura: incalzante e breve, la storia di Nora farà riflettere quanto alcuni temi siano sempre estremamente attuali e allora non potremo non chiederci: siamo sicuri che La piccinina sia solo una storia di Primo Novecento?

Giada Marzocchi