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A 200 anni dalla morte di Antonio Canova le Edizioni Chartesia ne ricordano la straordinaria figura attraverso “la vita, gli amori, le passioni e l’arte”

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Canova. La vita, gli amori, le passioni e l’arte.
di Rosanna Potente
Edizioni Chartesia, 2022

pp. 192
€ 39,00

Per ricordare l’artista Antonio Canova (Possagno, 1757-Venezia, 1822) a 200 anni dalla morte, le Edizioni Chartesia propongono un ritratto accattivante e affascinante del maggiore esponente della corrente del Neoclassicismo.

Il volume, con una copertina rigida e caratteri impressi in oro, ha il testo a fronte in inglese. È diviso in 9 capitoli con l’apporto di una pratica tavola sinottica che ripercorre le tappe più significative della vita e delle opere di Canova, inserendole in un contesto storico sia nazionale che europeo. Il testo è accompagnato da un ricco apparato fotografico che illustra le meravigliose opere concepite da un genio di abilità artistiche straordinarie.

“Osannato, celebrato, pagatissimo quanto forse nessun altro artista prima di lui. Regnanti, oppure nobili o borgesi purché danarosi, europei e russi, erano disposti a lunghe attese e a sborsare cifre inaudite per un suo marmo”. (p.15)     

Il saggio offre una lettura tematica e divulgativa dai toni rigorosi e dettagliati, tratteggiando diversi lati, di Canova: da quello pubblico a quello privato, svelando aneddoti poco noti e abitudini curiose. Tra sculture, pitture e strumenti di lavoro, emergono aspetti peculiari della personalità di Canova, come la sua visione estetica, che segnò il gusto e la bellezza moderna, o le sue passioni, come quella per la lettura, (pare infatti che amasse farsi leggere libri mentre scolpiva). Nell’introduzione, l’autrice, la professoressa Rosanna Potente, annota, tra l’altro, anche le doti politiche di Canova, che fu un diplomatico apprezzato da Caterina II di Russia, stimato dagli inglesi, corteggiato dai francesi e fu proprio lui a trattare il rientro in Italia delle opere spogliate durante l’età napoleonica. 

“E lo scultore, nonostante la sua indole schiva e riservata, non si sottrasse: pur non prendendo parte attivamente alle vicende politiche del tempo, espresse un impegno morale e civile di straordinario valore, come quando chiese alle potenze europee la restituzione dei capolavori trafugati dai Francesi e si prodigò nella tutela del patrimonio artistico di Roma, promuovendo scavi e curando l’allestimento di nuovi musei”. (p. 19)

Il linguaggio, sebbene sia specialistico, ha una componente narrativa e descrittiva che lo rende snello e fruibile anche da parte di un pubblico di non addetti ai lavori. Citazioni e rimandi garantiscono una lettura precisa e puntuale a un racconto ben contestualizzato e appassionato.  Tormenti, amori e amicizie si snodano tra Possagno, Venezia e Roma, città che segnano la sua attività e la sua anima. Committenze e incontri con papi e sovrani lo vedono protagonista e a capo di una bottega, dove complesso era il procedimento creativo e ben scandita in fasi era la pratica metodologica. 

“A partire dal 1784 Canova si stabilì nello studio in via delle Colonnette, ora via Canova, a metà tra via Del Corso e il Tevere, vicino al Porto di Ripetta, nell’area del Campo Marzio, non distante da piazza del Popolo e di piazza di Spagna. […] Nelle sue Memorie scrive Hayez, che vi aveva libero acceso: “Lo studio si componeva di molti locali, tutti pieni di modelli e di statue, e qui era permessa a tutti l’entrata. Il Canova aveva una camera appartata chiusa ai visitatori, nella quale non entravano che coloro che avevano ottenuto uno speciale permesso. Egli indossava una specie di veste da camera, portava nella testa un berretto di carta: teneva sempre in mano il martello e lo scalpello anche quando riceveva visite; parlava lavorando e di tratto interrompeva il lavoro rivolgendosi alle persone con cui discorreva”. (p. 77)  

Canova non fu solo scultore, ma anche pittore. La pittura era anzitutto propedeutica alla scultura e spesso era frutto di intuizioni, idee e riflessioni. Fu attratto in modo particolare dalle suggestioni e influenze venete, ma anche dagli effetti luminosi del Rinascimento e del Barocco. Fu poi un attivissimo collezionista, amante di Tiziano, Tiepolo, Canaletto, Annibale Carracci e molti altri.

Non ha lasciato né eredi, né allievi, ma solo la sua grandiosa arte, oggi ammirabile in tanti musei in tutto il mondo. Ha saputo plasmare la materia, donandole forza, meravigliosa drammaticità e imperituro amore, con un stile unico e irripetibile.

“Studiare la natura, consultare l’antico e i sommi maestri, e con giudiziosi confronti formare uno stile proprio originale” Antonio D’Este, Memorie di Antonio Canova, 1864.

Silvia Papa