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La vita scorre nell'alta società inglese: "Una donna di mondo e altri racconti" di W. Somerset Maugham

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Una donna di mondo e altri racconti
di W. Somerset Maugham
Adelphi, 2017

Traduzione di Simona Sollai

pp. 248 
€ 12,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Ci sarebbe tanto da dire a proposito di W. Somerset Maugham, a partire dalla sua straordinaria biografia. Quello che fu uno degli scrittori più noti della sua epoca ebbe infatti una vita avventurosa, e trascorsa in tanta parte lontano dall’Inghilterra (basti soltanto pensare che per diversi anni fu al soldo dei servizi segreti britannici); le esperienze che egli visse, alcune delle quali gli permisero di osservare da una prospettiva privilegiata gli eventi storici del primo Novecento, influirono sulle sue opere e contribuirono a fare di lui “un uomo di mondo”, acuto e pungente osservatore del reale.
Sebbene siano altri i suoi titoli più famosi, la raccolta di racconti curata da Adelphi, dedicata questa volta a una “donna di mondo”, può essere un buon punto di partenza per avvicinarsi all’opera di Maugham. Nei dieci testi che la compongono, tutti prodotti nei primi decenni del secolo scorso, l’immagine di una società mutevole, divisa tra il progresso e le contraddizioni che questo porta con sé, viene restituita attraverso il movimento dei diversi personaggi. A introdurci ad essi, sono incipit lapidari, in cui compare una voce in prima persona solo in parte coincidente con quella dell’autore. Se infatti la prospettiva attraverso cui vengono guardati i fatti è quella di uno scrittore di mezz’età, sufficientemente affermato e decisamente integrato nel bel mondo, la sua conoscenza delle dinamiche sociali e della vita intima dei protagonisti è superiore a quella che potrebbe derivare da un’osservazione diretta, ed è quindi priva delle limitazioni convenzionalmente riservate al narratore interno a focalizzazione interna. L’io narrante agisce dunque come disvelatore degli eventi, mordace commentatore di quanto avviene. Gli uomini e le donne con cui si confronta, spesso in occasione di cene o eventi mondani, sono personaggi di spicco dell’alta società – nobili, cantanti liriche, politici, ricchi uomini d’affari, spesso scrittori e scrittrici più o meno affermati. Nei confronti di questi ultimi, in particolare, lo sguardo si fa più attento, anche in funzione di un confronto sui diversi modi di intendere il processo creativo. E se il giudizio sugli autori di racconti non è sempre benevolo, in taluni casi può anche diventare dichiarazione di poetica: 
amo i racconti che hanno un inizio, una parte centrale e una fine. Mi piace che si arrivi al sodo. Penso che l’atmosfera sia una gran cosa, ma l’atmosfera da sola è come una cornice senza quadro: non ha significato. (p. 107)
I testi di Maugham selezionati per la raccolta brillano tutti di una loro compiutezza, rischiarati da uno stile caustico e ironico al tempo stesso. Il principio su cui si fondano è quello dello scarto improvviso rispetto alle aspettative iniziali del lettore, di quella deviazione minima, ma spiazzante, che obbliga a riguardare a quanto letto con una nuova consapevolezza. Al centro delle narrazioni, ci sono spesso figure caratterizzate da un’intensa vitalità, spesso imbrigliata dalle convenzioni sociali, o esteriorizzata attraverso diverse forme d’arte.
La cosa che più colpiva, però, era l’ardente, impetuosa vitalità: come una torrida fiamma che lo bruciasse con furia incontenibile, proiettando bagliori anche sulle persone che lo circondavano. […] c’era però l’emozione dell’amore giovane, idealistico ma prepotentemente sensuale, così vivido e vissuto da lasciare senza fiato. Sembrava fremere sulla pagina come il palpito della vita, senza reticenze: irragionevole, scandaloso e bellissimo, come una forza della natura. (“La voce della tortora”, p. 174)
La vitalità, ingenua, generosa e ribelle è, ne “Il grano straniero”, quella di George Bland, destinato a succedere al padre alla Camera dei Comuni e ad amministrare il patrimonio famigliare, che vorrebbe rinunciare a tutto per fare il pianista, calare la maschera e uscire da una vita che non sente sua. O, nel racconto “L’elemento umano”, quella di Betty, in cui “lo slancio della vita scorreva […] con abbagliante luminosità” (p. 112) e che abbandona una vita patinata per ritirarsi a Rodi e difendere la propria libertà.
La tragedia e la commedia si mescolano tra le pagine e non si sa mai in anticipo dove l’autore intende condurre il suo pubblico. Certa è l’impressione di spiazzamento che deriva nel momento in cui si vedono i personaggi imboccare vie inconsuete, o camuffare le proprie debolezze o mancanze dietro dialoghi frizzanti e a tratti surreali (come quello tra l’io narrante e il bigamo nel racconto “Una dozzina tonda”).
Se gli scritti non risultano omogenei per estensione, è forse proprio in quelli più lunghi che Maugham riesce a dare il meglio di sé, prendendosi lo spazio e il tempo per descrivere i personaggi, penetrando con acume nella loro esistenza e mettendoli a nudo nelle loro piccole meschinità. Un esempio è “L’impulso creativo”, che apre la raccolta: Mrs. Forrester, diventata celebre negli ambienti intellettuali della città per la sua perizia nell’uso del punto e virgola, conduce una esistenza frenetica nei migliori ambienti della città, accompagnata da un marito silenzioso a cui lei guarda spesso con condiscendenza. La scelta dell’uomo di scappare con la cuoca di casa, però, rovescia tutti gli equilibri (“Albert Forrester vi fa apparire come tanti imbecilli”, p. 37). Il modo in cui la donna riesce a rovesciare a suo favore anche questa situazione, tornado alla ribalta con un’opera migliore di tutte le precedenti, non è solo occasione per dispiegare una narrazione venata di umorismo, ma anche per una riflessione indiretta sui meccanismi che stanno dietro alla creazione letteraria. Anche nell’ultimo racconto, “La moglie del colonnello”, protagonista è una donna che si svela attraverso la scrittura, aprendo gli occhi del coniuge sulla sua vera natura, a lungo ignorata. Pare che gli uomini negli scritti di Maugham fatichino ad accettare il successo o l’indipendenza, principalmente intellettuale ed emotiva, delle donne che sono loro accanto. E quando si compromettono, come il composto Richard Harenger con la preziosa cameriera Pritchard in “Il tesoro”, sono sempre pronti a fare marcia indietro, a rientrare in una ordinaria rassicurante routine.
Una donna di mondo e altri racconti non basta certo a esaurire la poliedricità dell’autore, che è ricordato soprattutto per i drammi e i romanzi, ma ne fa intuire lo spirito e apprezzare lo sguardo sensibile e attento, il dissacrante spirito critico con cui viene dissezionata una società formale e perbenista, ma pettegola e indiscreta, che Maugham osserva da una posizione esclusiva, in equilibrio perfetto tra interno ed esterno.
 
Carolina Pernigo