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Con "Ali di vetro" la danese Katrine Engberg ci porta nella Copenaghen del disagio psichico e sociale

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Ali di vetro


Ali di vetro
di Katrine Engberg
Marsilio, luglio 2021

Traduzione di Claudia Valeria Letizia

pp. 368
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Tante tematiche sociali, dall’emarginazione dei più fragili alle metodologie educative poco controllate, si trovano racchiuse in un thriller che parte con un colpo di teatro magistrale, il ritrovamento in una delle fontane di Copenaghen del cadavere nudo di una donna. Nonostante le ferite, il corpo non ha versato nemmeno una goccia di sangue e le telecamere di sorveglianza della zona hanno immortalato qualcuno che la scaricava nell’acqua, da una bici da carico. 

Le indagini vengono affidate a Jeppe Kørner, che questa volta dovrà cavarsela da solo, perché Anette Werner, che i fan della Engberg hanno già imparato a conoscere nell’altro romanzo della serie, Il guardiano dei coccodrilli, pubblicato sempre da Marsilio, sta cercando di cavarsela come mamma di una piccola e inattesa creatura. 


Nonostante tutto, la poliziotta lo aiuta comunque da lontano, perché stare inattiva non fa per lei e proprio per questa sua curiosità, unita al solito talento investigativo, scoprirà i metodi alternativi di un istituto rivolto a giovani con problemi psichici, la Residenza “La farfalla”. Le sue intuizioni aiuteranno il collega Kørner a coprire chi si cela dietro una serie di omicidi inquietanti e legati al mondo del disagio psichico. 


Ma l’indagine psicologica, che è anche una delle chiavi di questo thriller, non si limita a condurre il lettore e gli investigatori sulle tracce dell’assassino; è proprio una peculiarità di questo libro, visto che attraverso l’analisi approfondita delle vite dei due protagonisti e del loro complicato momento esistenziale, legato al mondo sentimentale e alle relazioni, entriamo in contatto diretto con il loro modo di vedere il caso. 


L’autrice quindi rinuncia a raccontarci la psiche dell’assassino e ci porta dall’altra parte, nel laboratorio dell’indagine e nel vissuto particolare delle vittime, che sono di due tipi. Le prime sono le vittime degli omicidi efferati, ma poi ci sono gli adolescenti con problemi psichici, abbandonati a un sistema di cura approssimativo e carente, in cui infermieri poco professionali, sanitari senza scrupoli ed educatori senza la giusta preparazione li rendono vittime trasversali dei loro stessi mali, oltre che dei pregiudizi e della solitudine, in una società poco sensibile e poco preparata.


Un thriller ribaltato, in cui il lettore è portato a riconoscersi più nelle vesti di chi agisce, anche in maniera negativa, per lavare le colpe nell’acqua che tutto purifica, che non nei panni di chi viene punito; perché alla fine siamo tutti colpevoli di indifferenza. Anche se i confini del male e della morale non possono e non devono essere varcati, i confini della giustizia si assottigliano moltissimo e spesso stare da una parte e non dall’altra diventa difficile e molto scomodo. Un’altra bella prova della Engberg, che si afferma sempre più, col su talento, nel panorama del giallo danese.


Samantha Viva