in

Tra pettegolezzo e agiografia, nascono nuovi santi e beati nella scanzonata Pianura Padana: "Santi Numi" di Jacopo Masini

- -
Santi numi Jacopo Masini

 
Santi Numi
di Jacopo Masini
Exòrma edizioni, settembre 2021

pp. 174
€ 16,00 (cartaceo)


Immaginate che in un mercato, da qualche parte tra le nebbie e la Bassa, corrano pettegolezzi: si racconta di un tizio, ricco di famiglia e abituato ad andare a feste e donne, che all'improvviso ha deciso di abbandonare tutto, andare a vivere in mezzo ai boschi nella semplicità più estrema e che rifiuti ogni tipo di tentazione della carne. Alla bancarella successiva, invece, le comari ridono di un tale che ritiene che le uova, sopratutto se trasformate in zabaione, siano la panacea di ogni male e possano anche resuscitare gli annegati.
Se sentiste racconti simili li bollereste come stravaganze, alla meglio, o come vera e propria pazzia, alla peggio. 
Se invece cambiassimo contesto e leggessimo di queste storie su una cronaca storica, un testo agiografico o un volume sacro, la nostra reazione sarebbe diversa. In base al nostro personale sentire si potrebbe ritenerli veritieri sulla base della fede oppure liquidarli come superstizione o folklore.
Ecco il lavoro che fa la nuova raccolta di racconti di Jacopo Masini, Santi Numi edito da Exòrma: interpreta alcune delle vicende della tradizione cristiana, le trasporta in un presente atemporale e le tinge di realismo magico. Quello che da sempre ci aspettiamo di vedere nel territorio della Bassa.
Queste sono vite particolari, di un luogo particolare e non c'è altro da aggiungere. Se non che sono tutte vere e quindi tutte inventate. (p. 10)
Se c'è un posto in cui raccontare "storie vere che sembrano favole", quello è il territorio della Pianura Padana lungo in grande fiume Po. Voci di cristi lignei che rimbombano nelle coscienze dei preti di campagna e che si animano per respingere pallottole quando la lotta politica si fa accesa sono eventi che nel Mondo Piccolo di Giovanni Guareschi non mancavano. Questa raccolta si inserisce bene nel filone dello scanzonato realismo magico e lo fa con dodici racconti lunghi e altri più brevi, un narratore da cronache agiografiche e un vernacolo che fonde bene l'italiano e le inflessioni dialettali.

I dodici racconti lunghi rivisitano gli eventi raccontati nei testi sacri o nelle vite dei santi, trasportandoli in epoca moderna, tra gli anni Settanta e Ottanta, in un presente atemporale che non sembra risentire di particolari inserti tecnologici. In La doppia visita dell'angelo leggiamo di un nuova annunciazione alla moglie del proprietario della gastronomia del paese con un parallelismo tra Maria e la vecchia Elisabetta. In  La bellissima Giuditta Bonazzi una procace e moderna Giuditta si scontra con l'Oloferne rappresentato dalla mafia che ha preso possesso del paese. In Giovanni detto Francesco e la nevicata del 1978 il ricco viveur Francesco abbandona i suoi beni terreni e si costruisce una famiglia fatta di neve per non incorrere nelle tentazioni della carne. 
I racconti minori invece, che traggono giovamento dalle precedenti esperienze dell'autore come scrittore di micronarrativa (qui trovate la recensione a Polpette e altre storie brevissime), trattano invece di stravaganti personaggi e delle loro abitudini: vere, inventante o molto romanzate non ha importanza. Abbiamo quindi il beato Antonio da Vicofertile che si cosparge di letame per essere più a contatto con la natura e per questo viene martirizzato, cioè malmenato dalla famiglia esasperata. In Il beato Vasco Robecchi due personaggi si aggirano nei luoghi della camporella per esortare i giovani a non peccare e che, letti in ottica maligna e moderna, sembrano solo due guardoni. In La venerabile Maria Boiardi abbiamo una signora molto sola che parla con gli animali, ma gli animali, come è giusto che sia, non le rispondono.
La narrazione non manca di riferimenti a fonti. Ci sono quindi le cronache dei venerabili Lorenzo da Casaltone e Licinio da Mezzani scritte su tovagliolini del bar Wanda, la leggenda maggiore dei suonatori di fisarmonica di Bonaventura da Mazzabue che richiamano la vendita di anime al diavolo, le cronache dei savi di Boretto che si trovano proprio sul confine tra il testo agiografico e il pettegolezzo di paese. Così come non manca una precisa iconografia che rende ogni racconto quasi raffigurabile come un quadro. Le comari di paese sono sempre ritratte con la sportina piena di lambrusco a salame appesa a metà del braccio, come fossero figure di contorno nelle crocifissioni medievali. I cavalieri qui non brandiscono spade, ma robusti rastrelli con i quali scacciano le possessioni demoniache come avviene nei Fatti di Paroletta.
Secondo il venerabile Ermes e il beato Glicerio, che riferirono i fatti una mattina di agosto verso le undici e venti, ma forse anche ventitré, con un caldo che soffocava il cielo e la pianura, tanto che persino l'asfalto sembrava sudare e le rane nei canali sul punto di bollire, avverando la famosa storiella della rana nella pentola che non si accorge di essere sul punto di morire bollita perché la temperatura dell'acqua di alza piano piano e lei se ne sta lì a farsi cuocere perché il suo corpo si adatta alla temperatura senza volerlo (ma questo non c'entra niente), dicevamo, secondo il venerabile Ermes e il beato Glicerio, la vita di Paolino di Baistrocchi detto il Semplice destò così tanto scalpore perché sono le cose più consuete, quando si rompono, a farlo (p. 99)
Il narratore, la cui voce spiritosa si inserisce spesso nelle vicende e si esprime in modo da avvicinarsi al parlato quotidiano, crea un vernacolo molto preciso, fatto di inflessioni dialettali che ricreano nella mente del lettore la cadenza emiliana e romagnola strappando così un sorriso.
Non c'è alcun intento dissacratorio nell'opera, nulla di irrispettoso. Come sempre fa la letteratura, questi racconti offrono un nuovo punto di vista e un nuovo contesto e fanno desiderare di avere un calendario aggiornato con queste ricorrenze. Così, quando in autobus ci troveremo vicino a chi ci infastidisce con odori molesti, potremo invocare il beato Antonio da Vicofertile che ci doni la pazienza necessaria.

Giulia Pretta