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Sii come l'acqua e fidati dell'architettura divina degli angeli: trovare se stessi e amarsi, il racconto autobiografico "Acid for the children" di Flea

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Acid for the children
di Flea
HarperCollins, maggio 2021

Traduzione di Stefano Chiapello

pp. 400
€ 20 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)





Inizio subito con una premessa: non ascolto quasi mai musica mentre leggo, mi distrae e non riesco a concentrarmi sulla lettura e sulle emozioni che genera in me. Ecco, con l’autobiografia di Flea mi è successa una cosa strana e inusuale, ma bellissima: ho letto quasi tutto il libro ascoltando ripetutamente una canzone: “Heartbeats” di José González. Una canzone che ho trovato molto adatta per accompagnare questa lettura, vi consiglio di provare ad ascoltarla quando prenderete Acid for the children in mano.

Entriamo ora nel vivo di questa autobiografia. Prima della storia di un musicista geniale, è la storia di un ragazzo. Michael, un ragazzo nato in Australia e trasferitosi da piccolo negli Stati Uniti con la madre e la sorella, dopo il divorzio dei genitori. Ha vissuto prima a New York, in un seminterrato buio, odorante di vita, marijuana e attacchi d’ira del suo patrigno, musicista che era solito affogare le sue ansie e le sue frustrazioni nell’alcool. È la storia di un bambino diventato troppo presto adulto, cresciuto dai vicoli materni di New York prima, e dall’asfalto bollente di Los Angeles dopo. 

Flea, che come si scopre è un nome che gli si incollerà addosso in età adulta, in costante ricerca di una dimensione in cui sentirsi davvero se stesso, desideroso di essere compreso e di trovare una famiglia che potesse dargli l’affetto che a volte veniva a mancare tra le mura di casa. Ci fa dono delle sue paure più intime, delle sue fragilità, della sua voglia matta e incontenibile di provare sempre qualcosa di nuovo che possa farlo sentire vivo e fargli rivivere quella sensazione di gioia pura che provò da bambino, quando sentendo il patrigno suonare potenti e frastornanti melodie jazz con gli amici si rotolò a terra in preda a un’euforia incontrollabile. Una storia fatta di scuola, sport, primi amori, amici, ma soprattutto musica.

Un’autobiografia in forma di confessione, scritta con cura, pesando le parole con un coraggio ammirevole: in pochi riescono a mostrare a se stessi ma soprattutto a degli estranei le oscurità che si celano nelle profondità del nostro essere, e che spesso prendono il sopravvento sugli aspetti più belli e luminosi di noi. Flea ci mostra tutti i lati della sua personalità, ci mostra la verità del suo io, senza cercare di migliorarla o di peggiorarla. Lui è semplicemente così, e trova il modo di urlarlo al mondo. Un coraggio di addossarsi delle colpe, che emerge teneramente, quando ricorda, arrabbiato, la morte di un amico: 

Se solo fossi stato più forte, se mi fossi sbarazzato di tutte le meschine distrazioni del mio ego da elefante in un negozio di porcellane… se fossi riuscito a essere soltanto una presenza amorevole, a illuminarlo e a fargli capire che si stava uccidendo, perché tornasse a essere il cowboy ebreo, il messia, il solo e unico Pick Handle Slim, Manico Secco.”(p. 207)

Ciò che ci offre il grande musicista, bassista e co-fondatore dei Red Hot Chili Peppers, è un lungo viaggio attraverso le sfaccettature della sua anima, passando per le polverose e assolate vie di Los Angeles, fino ad arrivare ai luoghi più celebri della scena underground degli anni ’80. Seguiamo la sua evoluzione, come uomo e come musicista, e siamo testimoni dell’urgenza dell’autore di raccontare la storia della sua vita.

Da ormai ex musicista, proprio bassista, è stato emozionante conoscere così tanto dell’intimità di una persona, quasi sempre vista esclusivamente come una celebrità, ma prima di tutto essere umano come tutti noi.

Oltre che a un musicista geniale, Flea si rivela anche un ottimo scrittore, capace di coinvolgere ed appassionare il lettore, rendendolo partecipe di quelli che sono stati i momenti più importanti della sua vita. Un viaggio magnifico, e possiamo farlo da qualsiasi luogo in cui ci troviamo; d’altronde, come sappiamo, questa è la forza della letteratura.

C’era una volta un biondo ragazzino australiano
Che amava il suo cane.
La vita lo ha preso e lo ha sbattuto di qua e di là.
Inciampando e cercando, goffo e con gli occhi bendati,
Quel ragazzino si è innamorato della bellezza.
Cuori generosi lo hanno scaldato con la luce del loro amore.
Altri l’hanno ferito.
Sentendosi abbandonato, lui è corso in strada
Cercando conforto.
Ha commesso errori che hanno smorzato la sua luce.
E dentro di lui è cresciuta la fredda oscurità della paura.
Ma in quel luogo spaventoso, la Musica, voce divina, gli ha parlato,
Gli ha detto di condividere la sua voce con il mondo.
E così è stato travolto dallo splendore.

Flea (IV di copertina)



Lidia Tecchiati