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Uniti dal destino, nell’invisibilità delle sue forme; divisi dalla vita, dalle scelte: "Le direzioni dell'attesa" di Adelio Fusé

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Adelio Fusé, le direzioni dell'attesa copertina


Le direzioni dell'attesa
di Adelio Fusé
Ed. Manni, 2020

pp. 352
€ 19,00 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)





Adelio Fusé (1958) a circa due anni di distanza dal suo ultimo romanzo, L’astrazione non è la mia passione (leggi qui la recensione), torna a parlarci di esistenze umane, in cui la ricerca dell’identità si scontra contro il frastuono della vita, per ritrovarsi nelle braccia della passione più grande: l’amore. Sullo sfondo di una Parigi che strizza l’occhio alle nostalgie del glorioso passato letterario e artistico, tra le ammaccature di un presente malinconico, uno scrittore senza musa e un’attrice di teatro si incontrano. Walter e Alina, i protagonisti di Le direzioni dell’attesa, sono personaggi ben tratteggiati, che suscitano immediata empatia e affetto. Il romanzo si caratterizza per l’anima vagabonda, in movimento e ricerca, tratti della penna di Fusè, che abbiamo già avuto modo di conoscere e apprezzare in precedenza. Un nomadismo intellettuale, che ricorda le suggestioni letterarie della Beat Generation e Sulla strada di Kerouac.
Quando Walter arriva a Parigi, non sa che la sua vita sarà presto sconvolta dall’inatteso incontro con Alina: si sente smarrito, forse tradito nella sua tradita ambizione di divenire un buon scrittore. Tuttavia l’amore che li sconvolge, li fa rinascere e li rinvigorisce, è anche lo stesso che li incatena a una sorte tormentata, che non li vede mai completamente insieme, mai divisi. Uniti dal destino, nell’invisibilità delle sue forme; divisi dalla vita, dalle scelte.

Nei romanzi di Fusé, l’uomo e la donna assumono spesso una funzione che trascende la materia e la forma, creando una piacevole e perfetta armonia di opposti complementari che, grazie a differenze e vicinanze, danno vita a un gioco di specchi e rifrazioni, per assaporare le molteplici sfaccettature dell’esistenza e dell’identità individuale. Ci sono persone che possono condividere tutta la vita insieme, senza mai veramente arrivare a sfiorare l’intimità dell’animo dell’altro, mentre esistono individui a cui bastano tre incontri, o forse uno solo, per comprendere che in fondo sono costituiti della stessa essenza e che, nonostante le distanze fisiche, non percorreranno mai più il globo con la sensazione di essere soli al mondo. 

Libero arbitrio e predeterminazione del destino, così come casualità e pianificazione, sono messi concettualmente a confronto, aprendo una riflessione che spazia dal senso dell'esistenza, alla libertà dell'individuo di muoversi all'interno del proprio spazio fisico e mentale. Lo scrittore ha recentemente dichiarato che L’astrazione non è la mia passione (Manni, 2018) e Le direzioni dell’attesa (Manni, 2020) costituiscono i primi due libri di una trilogia sul tema del viaggio e creatività.

Alina è una donna moderna, tenace, che insegue i propri ideali, così come i traguardi professionali e non ha paura di pagarne il prezzo e gli errori. Per amore del teatro, si trasferisce insieme alla compagnia di Edimburgo, in diverse capitali europee, mentre Walter, forse per disperazione o desiderio di far naufragare i pensieri del fiore del male, viaggia in direzione contraria e ostinata, senza che lei ne abbia traccia. Insieme, da soli, uniti, slegati. All’isola greca di Nisyros è affidato il compito di chiudere il cerchio di un lungo perdersi e ritrovarsi affidato al caso, quasi a sfidare il destino, nell'attesa di una dimostrazione concreta di cosa si cela dietro al sipario della vita, intesa nel suo concetto più ampio. Attendiamo la risoluzione di un patto silenzioso e tenace, a cui entrambi i protagonisti restano agganciati per lungo tempo, a dimostrazione, come direbbe Shakespeare, che nulla può scuotere il sentimento vero. Proprio come spesso accade nel teatro, l’elemento centrale di questo libro sono i personaggi, il loro mondo interiore, intorno al quale gira quello esterno, poeticamente tratteggiato, ma comunque sullo sfondo. 

Lo stile letterario delle narrazioni di Fusé, ricorda i testi del passato, abbraccia una meticolosa ricerca di dettagli e annotazioni, che contribuiscono a creare una vivida rappresentazione mentale di luoghi e personaggi, presentandosi al lettore con compostezza e misura, senza sbavature sfarzose. Le direzioni dell’attesa è un libro scorrevole, che si adatta a un pubblico ampio di lettori. La storia si sviluppa lungo un arco di tempo di vent’anni ed è segnato da tre incontri quasi casuali, durante due decadi, che lo scrittore narra con la giusta lentezza, in netta opposizione al ritmo convulso della vita contemporanea.

Elena Arzani
@arzanicurates