#RileggiamoConVoi - Benvenuto marzo!, con letture contro i pregiudizi e varie forme di razzismo


Buongiorno lettori e buon marzo! 
Si chiude il mese di febbraio, considerato Black History Month - anche noi di CriticaLetteraria abbiamo dato il nostro contributo, con la rubrica #inchiostronero, che molti di voi avranno sicuramente letto (qui trovate gli articoli). Visto, anzi, l'interesse manifestato da molti di voi sui social su questa nostra iniziativa, la rubrica continuerà a esistere, anche durante i prossimi mesi inseriremo consigli di lettura e nuove recensioni sull'argomento. 
Chiudiamo così il vecchio mese proponendovi in questo nuovo marzo alcune letture a tema anti-razziale, spaziando da testi che sono stati trattati a febbraio a libri recensiti in passato, ma ancora molto attuali. 

Buona lettura! 
La Redazione

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Claudia consiglia: 
"Come essere antirazzista" di Ibram X. Kendi (Mondadori)
Perché: è uno studio ricco e dettagliato sul radicamento del pensiero razzista dalle sue origini storiche più antiche fino alle sue manifestazioni contemporanee più evidenti. Scritto con profondità e partecipazione, è il manifesto di un intellettuale afroamericano che ripetutamente si è scontrato con il pregiudizio razziale e ce lo racconta, con consapevolezza e senza filtri, per quello che realmente è. 
A chi: a tutti i lettori, senza distinzione alcuna. Perché ognuno di noi almeno una volta è caduto nella trappola del pensiero razzista. E proprio quando ci sembrava che le nostre idee fossero lontane da ogni pregiudizio ne erano invece intimamente condizionate. Quindi leggiamo, guardiamoci dentro, guardiamoci intorno. 

Debora consiglia: 
"Swing time" di Zadie Smith (Mondadori) 
Perché: identità, razza, multiculturalismo, famiglia. Sono i perni della narrazione di Zadie Smith, che porta anche in questo romanzo, uno dei suoi più riusciti. Nel suo romanzo più politico e intimo insieme, Smith racconta una storia che ne contiene moltissime altre al suo interno, in cui al tema dell'amicizia e della maternità si intreccia fortissima la riflessione sulla razza e l'identità. 
A chi: ai lettori di Zadie Smith, che mai delude per la straordinaria lucidità con cui osserva il mondo e le sue complessità per poi farlo rivivere sulla pagina, a partire dal discorso su identità e razza, punto di osservazione primario nell'universo letterario dell'autrice. A chi nel Black History Month cerca voci black che fanno la storia, letteraria in questo caso, e nel loro sguardo trovano la chiave per interpretare la realtà che ci circonda. 

"Quanto blu" di Percival Everett (La Nave di Teseo) 
Perché: Everett, eclettico scrittore afroamericano, consegna ai lettori con questo romanzo pagine di rara perfezione letteraria. La questione razziale non è il perno della narrazione, ma si insinua fra le pieghe, raccontata nel quotidiano. 
A chi: legge Everett per la sua straordinaria capacità di cambiare ogni volta direzione, a chi cerca una storia che lo metta scomodo, anche per l’osservazione indiretta della tematica razziale. Per le scatole dentro cui talvolta ci rinchiudiamo, non del tutto consapevoli. 

Gloria consiglia: 
"Bianco" di Marco Missiroli (Guanda)
Perché: raccontare la discriminazione razziale dalla parte di chi discrimina non è semplice, e Missiroli si cimenta con un romanzo che coglie i dissidi interiori, le contraddizioni e anche i pentimenti di un uomo che, ormai vecchio, guarda al suo passato nel Ku Klux Klan in modo problematico. A muovere la riflessione è il fatto che davanti a casa sua si stabilisce una famiglia di neri e presto l'affabilità e la vivacità del bambino creano una crepa nel carapace di preconcetti del protagonista. 
A chi: a chi desidera osservare come la crisi possa essere premessa per un cambiamento interessante e migliore; a chi cerca una storia piena di sentimenti utili a sbaragliare qualsiasi pregiudizio razziale. 

Lucrezia consiglia: 
"Otto uomini" di Richard Wright (Racconti Edizioni) 
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Perché Wright sa tracciare con una chiarezza disarmante la condizione degli afroamericani durante la metà del secolo scorso, senza tralasciarne alcun aspetto emozionale, culturale e sociale. Tramite questi racconti, il lettore si avvicina a comprendere l’indecente status della supremazia bianca nell’America (post)segregazionista, storicamente e palesemente inscindibile dalla situazione statunitense odierna, terra dalle molte promesse e ingiustizie. Il tutto è accompagnato dalla scrittura inconfondibile di Wright, carica del proprio vissuto, che lo individua come uno di quegli autori imprescindibili della modernità, voce canonica senza distinzione derivante dal colore della pelle; differenza problematizzata da paura e pregiudizio infondati e che, in quanto tali, non dovrebbero nemmeno persistere nel nostro presente. 
A chi: a tutti coloro che amano il racconto breve, ma anche a chi non ci si approccia spesso. A chi non conosce Wright e vuole introdursi alla sua poetica intrisa di autobiografismo. A coloro che sono sempre pronti a mettere in gioco il proprio senso di giustizia e di morale, nonché la comprensione del mondo moderno, pur nei suoi momenti di luce e buio. 

"Sabbie Mobili" di Nella Larsen (Frassinelli)
Perché è un romanzo autobiografico potente per la centralità della figura della protagonista, Helga. Ella è infatti una donna insofferente di fronte alla vita che si trova davanti, scalcia per raggiungere attimi di libertà o pace interiore. La sua mente e il suo corpo sono continuamente in movimento, approcciandosi a vari scenari del contesto americano ed europeo degli anni Venti, ma la ricerca di una propria identità libera è ardua; libera in sé e dal pregiudizio per via della sua pelle, troppo chiara perché si senta accolta dalla comunità nera newyorkese e troppo scura per apparire bianca come gli zii danesi da cui giunge in visita. Nella Larsen racconta di una donna senza patria e dalle certezze limitate, che mette in discussione le sue radici e il suo aspetto, non riuscendo ad individuare, pur lottando, un luogo chiamato "casa”. 
A chi: a coloro che vogliono scoprire un’autrice un po’ dimenticata del Rinascimento di Harlem, addentrandosi in una scrittura densa di richiami esteriori e incognite interiori. A coloro che non si riconoscono in un luogo tacciabile sulla mappa, che non capiscono dove si trova “casa”, che sentono di non appartenere a nulla, che cercano confronto, ispirazione, comprensione. 

Marta consiglia: 
"Chiaroscuro" di Raven Leilani (Feltrinelli) 
Perché: irriverente, feroce, cinico, ma anche struggente e commovente come solo la realtà sa essere: la vita di Edith, artista afroamericana appena ventitreenne che cerca di stare a galla in una New York caotica si complica ancora di più quando la conoscenza online con un uomo bianco sfocia in un complesso "rapporto a tre" in un villino nei sobborghi, dove Edith dovrà fare i conti con un'adolescente di colore, come lei persa nel mondo, a suo modo. Le difficoltà comunicative tra i personaggi e lo schizzo delle infinite possibilità di vita nella metropoli, meravigliose e marce allo stesso tempo, compongono una storia il cui crudo realismo sciocca il lettore con ferocia senza chiedere il permesso. 
A chi: a tutti i twenty-something che si sentono persi in un mondo troppo largo e troppo stretto; a tutti coloro che, per motivi legati all'identità sessuale o al colore della pelle, hanno avuto la sensazione di sentirsi isolati dagli altri, di urlare contro muri di gomma; a tutti coloro che almeno una volta nella loro vita hanno trovato nell'arte la loro via di fuga. 

Nicola consiglia: 
"La linea del colore" di Igiaba Scego (Bompiani) 
Perché: con il suo ultimo romanzo, Igiaba Scego riprende le fila della sua produzione letteraria precedente, convogliando assieme le complesse questioni identitarie attuali, la rimozione del passato coloniale del nostro Paese, la violenza sui corpi neri italiani e l'amore per la città di Roma, facendo però un salto indietro nella storia con lo scopo di analizzare il tempo di fondazione che dà vita all'odio coloniale italiano. "La linea del colore" è la storia di Lafanu Brown, una donna nera statunitense che nell'Ottocento si trasferisce in Italia per inseguire il suo sogno di diventare un’artista. Un romanzo che legge magistralmente il passato coloniale italiano, mostrando che la violenza di oggi viene dalla violenza di ieri, e che è necessario conoscere il nostro passato per creare quell’empatia verso l'altro che oggi pare mancare totalmente. 
A chi: a chi ha amato tutti i libri precedenti dell'autrice e vuole continuare a seguirla nel suo viaggio letterario; a tutti coloro che sentono la necessità di scoprire quel passato che non ci è mai stato raccontato; a chi vuole vedere l'Italia da un punto di vista diverso e, soprattutto, più umano. A chi, infine, vuole leggere un libro di grandissima qualità. 

"Romantica Marsiglia" di Claude McKay (Pessime idee) 
Perché: perché è una storia che è rimasta inedita per più di novant'anni e che, oggi, merita di essere riscoperta. Un'avventura allo stesso tempo drammatica e picaresca che vede come protagonista Lafala, un marinaio africano che, sbarcato a Marsiglia, viene derubato di tutti i suoi averi da una prostituta. Imbarcato clandestinamente su una nave che salpa per New York, viene scoperto e sbattuto in una cella così gelida che, una volta sbarcato, gli verranno amputate entrambe le gambe a causa della cancrena. Grazie ad un avvocato, Lafala si arricchisce a dismisura e decide di tornare a Marsiglia per cercare la prostituta che lo ha rovinato. Scritto nel 1933, "Romantica Marsiglia" è di un'attualità spiazzante perché dimostra che la violenza del passato si ripete oggi con le stesse caratteristiche. 
A chi: a chi ha voglia di riscoprire un gioiello letterario di una delle penne più importanti dell’Harlem Renaissance. A tutti coloro che vogliono immergersi in una vicenda rocambolesca, che oscilla tra momenti ironici e dissacranti ed episodi tragici e dolorosi. A chi vuole tornare all'affascinante Marsiglia di un tempo, snodo tra Africa ed Europa. Soprattutto, a chi vuole capire meglio il nostro presente. 

"Un femminismo decoloniale" di Françoise Vergès (Ombre corte) 
Perché: con "Un femminismo decoloniale", Françoise Vergès mostra un fortissimo posizionamento critico nei confronti dell’esperienza femminista occidentale, la quale ha incentivato il divario e lo sviluppo di profonde disuguaglianze tra donne del Nord e donne del Sud globale. Leggere "Un femminismo decoloniale" significa ascoltare la voce di un'autrice che lotta contro l'invisibilità delle donne subalterne, degli indigeni autoctoni, degli schiavi contemporanei, dei corpi queer, neri, disabili, e di tutti gli altri emarginati dalla società patriarcale, borghese, imperialista e capitalista. Il testo di Françoise Vergès vuole riscattare le storie, le voci e le soggettività di tutti coloro che, sfruttati dal sistema, lottano e resistono, fino alla fine. 
A chi: a chi è appassionato di studi di genere, queer, postcoloniali e globali. A chi ha bisogno di una narrativa nuova che permetta di reinterpretare il femminismo contemporaneo attraverso una chiave di lettura inclusiva. A chi vuole finalmente vedere la realtà che sta esattamente davanti ai nostri occhi, ma che spesso siamo troppo ciechi per vedere. 

Olga consiglia: 
"Le cose crollano" di Chinua Achebe (La Nave di Teseo)
Perché: Chinua Achebe ha avuto il coraggio di analizzare la "letteratura permanente" dei grandi autori occidentali, ha avanzato una solida critica di uno dei romanzi coloniali più apprezzati della letteratura europea, "Cuore di tenebra" di Joseph Conrad. Perché Achebe ha tentato di risvegliare la coscienza dei suoi conterranei, esortandoli a ripercorrere le proprie origini per costruire una nuova identità, più forte e più consapevole. 
A chi non ha paura di confrontarsi con la propria identità, i propri errori e limiti. A chi non conosce un grande scrittore nigeriano che ha messo in discussione se stesso, gli altri e gli studi di letteratura comparata. A chi non è mai soddisfatto di un'unica visione. 

Samantha consiglia: 
"Ghetto Italia" di Yvan Sagnet e Leonardo Palmisano (Fandango)
Perché: per capire fino in fondo cosa si nasconde dietro il sistema che ha portato l'Italia a costruire un modello criminoso di stampo mafioso, a livellarne ogni ingranaggio e a lucrare sulla pelle di questi nuovi schiavi su cui poggiamo le leve di gran parte della nostra economia. L’inchiesta che nasce nel 2011 e ha mappato da Nord a Sud i ghetti in cui sono costretti a lavorare i braccianti immigrati (e non solo) e che ha portato alla luce un fenomeno sommerso verso cui mostriamo indifferenza, muovendo le acque fino al riconoscimento di questo fenomeno in Parlamento, per il quale un rapporto su Agromafie e caporalato della Flai Cgil del 2016 parlava di circa 430mila persone sfruttate in Italia. Fenomeno in costante aumento e per cui dal DDL si è di fatto passati ad una legge, la n.199/16, che punisce chi, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori: recluta manodopera per destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento (quindi tipicamente l'intermediario-caporale). Ma a quattro anni da quella legge si fatica ancora tanto in termini di prevenzione. 
A chi: A chi si pone davanti a degli interrogativi scomodi, approfondisce aspetti della più recente attualità; le proteste, le morti atroci per sfinimento, i casi che hanno fatto indignare l'opinione pubblica, A chi si chiede cosa si nasconde dietro i filari perfetti delle nostre colline, a chi fa fatica a capire cosa sia un ghetto anche a livello culturale e a chi vedendo un cesto di frutta sulla nostra tavola si chiede di chi sia la mano che l’ha raccolto e se dietro quei mandarini non sentiamo ancora il sapore della prigionia.