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“Vento dell’ovest” di Samantha Harvey, il romanzo del «contemptus mundi» medievale

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Vento dell’ovest
di Samantha Harvey
Neri Pozza, novembre 2020

Traduzione di Massimo Ortelio

pp. 304
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Ci troviamo nella contea inglese del Somerset, XV secolo. Oakham è un piccolo villaggio attraversato da un fiume manso e tranquillo d’estate, impetuoso e violento durante il periodo invernale delle piogge torrenziali. Il villaggio è tagliato fuori dal mondo perché non esistono ponti che colleghino Oakham con i territori circostanti. Gli abitanti sono poveri contadini spaventati dagli spiriti cattivi che abitano le sponde del fiume, dalle superstizioni popolari, dalle tentazioni del diavolo e dalle relative punizioni di Dio. All’alba del Martedì grasso del 1491, il parroco John Reve viene svegliato dalle urla del giovane Herry Carter, il quale giura di aver visto un annegato giù al fiume. Reve si precipita nel luogo indicato per impartire al morto l'estrema unzione. Al suo arrivo, del corpo non resta altro che una camicia di lino tra i giunchi e che può appartenere solamente a una persona: Thomas Newman, il  ricco benefattore di Oakham scomparso ormai da due giorni. Così inizia Vento dell’ovest, l’ultimo insolito e affascinante romanzo di Samantha Harvey, docente di scrittura creativa presso l’Università di Bath.

A ripercorrere l’intera vicenda è la voce in prima persona del parroco Reve: Si tratta di un omicidio? Di un banale incidente? O forse di un suicidio? Lo scandalo della morte di Newman è tale da spingere il vicario episcopale a recarsi al villaggio per dare inizio alle investigazioni che prevedono quaranta giorni di indulgenza per perdonare i peccati dei compaesani, nella speranza che il presunto assassino si confessi prima di bruciare nelle fiamme dell'inferno. E allora, in una sfrenata successione di Benedicte Dominum Confiteor, ascoltiamo in coro le paure, le ossessioni, le colpe e i segreti degli abitanti di Oakham:
Padre, mi sono ubriacato. Ho rubato un coniglio a Townshend. Ho palpato il sedere a Joan Hall. Ho riso di Gesù con lo scialle. Sono sbronzo come un somaro. Ho ammazzato Thomas Newman. Padre, ho ammazzato Thomas Newman… (p. 73)
Chi sarà stato ad uccidere Newman? Il violento Oliver Townshend, il signore del villaggio? Il povero Herry Carter, figlio adottivo dell'annegato? Sarah Spenser, corrosa dalla malattia e dalla follia e che ripete ossessivamente di aver ucciso Newman con un’ascia? Robert Tunley, il dongiovanni di paese esperto in veleni? Ralph Drake, lo stalliere infatuato della sorella del parroco Reve? Alle confessioni si aggiungono i segreti e i timori che, giorno dopo giorno, crescono nel cuore degli abitanti del paese; le voci si accumulano, aumentano ed esplodono dentro la misera e povera chiesa di Oakham. E alle voci si sommano il dolore, la fame, il freddo, il fango, il sangue, lo sporco, le difficoltà quotidiane, le malattie del corpo e i dolori dell’anima, la solitudine, la paura, la mancanza di prospettive future e di sicurezze che hanno caratterizzato non solo la vita degli abitanti di Oakham, ma anche quella di tante altre realtà simili nella storia dell’uomo medievale. Ai compaesani non resta altro che rinunciare alla carne e al peccato. Essere parchi e pregare Dio. Preoccuparsi della prossima vita in cielo e non di questa putrida esistenza materiale. E confessare le proprie colpe al Signore. Solo in questo modo gli abitanti di Oakham riescono a sopravvivere alle afflizioni della loro esistenza terrena costantemente minacciata dal diavolo, dagli spiriti malvagi di questa terra e dal severo giudizio di Dio. 

A questo punto, salta all’occhio la disposizione cronologica dei fatti: come un orologio rotto che batte le ore in senso antiorario, in Vento dell’ovest il tempo della narrazione scorre all'indietro, dall'ultimo giorno degli eventi al primo, dalla conclusione della storia all'inizio del mistero, sconvolgendo la normale logica temporale del romanzo investigativo. Quattro giornate che prendono l’avvio dalle conseguenze delle azioni dei personaggi e che, con lo scorrere dei capitoli, tornano indietro per spiegare e illustrare le cause di quelle stesse azioni. Un po’ come la pratica della confessione. Prima si pecca, poi ci si reca dal parroco, si riflette sulle cattive azioni commesse e poi ci si pente chiedendo perdono a Dio. Il romanzo di Samantha Harvey funziona come un dispositivo confessionale necessario non solo per svelare il misterioso caso della morte di Thomas Newman, ma anche per espiare le colpe commesse dall’uomo tentato dalla carne, dalla vita mondana, dal denaro, dalle passioni di cui tutti i personaggi del romanzo sono vittime. Vittime del contemptus mundi del mondo medievale. E della contraddittoria ambivalenza tra carne e spirito ne risente anche il parroco Reve, il quale, nello svilupparsi (o nel retrocedere?) della vicenda, deve fare i conti con le proprie tentazioni e debolezze, con i propri demoni, con i propri peccati e, soprattutto, con il suo caro amico Thomas Newman, che ritorna frequentemente nel romanzo come fosse un fantasma, uno spirito o delle note di un liuto che suona da solo avvolto nella nebbia in riva al fiume. 

Vento dell'ovest è un thriller medievale meravigliosamente costruito da una scrittrice che sa come catturare l'attenzione del lettore e condurlo fino alla fine del romanzo senza concedergli il tempo di staccare gli occhi dalle pagine. E mentre il lettore finisce (o inizia?) il romanzo, aspetterà insieme a John Reve che si alzi il buon vento dall’occidente per spazzare via il male dalla sua parrocchia e per portare pace agli animi tormentati dalla colpa, dalla paura e dalla morte. Quel vento dell’ovest che è, forse, la prova che Dio qualche volta ci ascolta:
Ho anche pregato che si levi un vento da occidente e spazzi gli spiriti del fiume verso oriente affinché si estinguano nel fuoco di Dio. Il vento si è levato durante la notte ma da oriente, un vento gelido, invernale. Forse il Signore non ha udito la preghiera per intero, forse ho formulato in modo confuso la mia richiesta. O forse ho chiesto troppo. (p. 32)

Nicola Biasio