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#CriticARTe - "Breve storia delle macchie sui muri" di Adolfo Tura

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Breve storia delle macchie sui muri.
Veggenza e anti-veggenza in Jean Dubuffet e altro Novecento
a cura di Adolfo Tura
Johan & Levi, maggio 2020


pp. 111
€ 13,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)


“Nella stanza in cui ora sto scrivendo ogni cosa è concreta” – Lewis Baltz


Quante volte nella vita molti di noi avrebbero voluto rivivere quella fanciullesca sensazione di magica leggerezza del cuore e della mente, in grado di scorgere figure e volti nelle nuvole, senza domandarsi l’origine di tale percezione visiva? Senza, soprattutto, la più vaga consapevolezza che, esattamente al capo opposto, esistesse un’incapacità di “favoleggiare” con il pensiero, intrappolato in una fitta rete di contenimento degno, se vogliamo, del più radicale illuminismo.
Lo studioso e curatore Adolfo Tura ci guida alla scoperta del fenomeno di “veggenza” ed “anti-veggenza”, attraverso un viaggio di inusuali accostamenti artistici, a partire dal ritrovamento di un ciottolo nella valle di Makapan, circa due milioni e mezzo di anni fa, per giungere ai giorni nostri, soffermandosi, ad esempio, sulle opere di Jasper Johns.

L’accattivante stile di Tura coinvolge il lettore fin dalle prime righe, all’interno di un libro che si legge tutto d’un fiato. La struttura narrativa ricorda, simbolicamente, il Tao cinese, laddove si disegna una sottile via in bilico tra essere e non essere, opposti complementari dell’universo. Equamente divisi, veggenza e antiveggenza troneggiano tra le pagine, protagonisti di opere d’arte e concetti filosofici di fine pensiero, uniti, se vogliamo, da un punto: l’arte di Dubuffet.

Se Francesco Bonami all’interno del volume Lo potevo fare anch’io. Perché l’arte contemporanea è davvero arte (Mondadori) riesce a spiegare, con notevole successo, ciò che si nasconde dietro un’opera, spesso fraintesa per espediente commerciale, anziché capolavoro contemporaneo, Adolfo Tura, in Breve storia delle macchie sui muri, con apparente semplicità, regala al pubblico una delle chiavi di lettura fondamentali per comprendere la storia dell’arte. I fenomeni descritti con impareggiabile scioltezza aiutano il lettore a vedere il mondo con occhi nuovi, innescando un piacevole desiderio di rilettura di opere note, così come la scoperta di nuovi filoni artistici. Tutto questo avviene seguendo un percorso leggero, spesso guidato dalla curiosità della scoperta, dall’analisi percettiva, bilanciata da un ragionamento scevro di giudizi accademici.

Laddove una “fissità astratta” diventa il conduttore di un “eccesso di senso”, innescando a sua volta il fenomeno di veggenza o paranoia, l’artista non è uno psicotico, bensì “un turista nel regno della follia”. Le metafore, ad esempio, di Dalì, lontane dall’essere allucinazioni stravolte, tipiche del regno dei sogni, che con la realtà non hanno quasi nulla a che fare, celebravano l’esercizio di una facoltà sovversiva, che inaugurava una nuova pratica artistica.
Che la visione non sia una pura operazione degli occhi ma un fatto eminentemente cerebrale comporta un’implicazione di peso: quando guardiamo qualsiasi cosa, il nostro vedere incorpora tutta la nostra cultura. (p. 49)
Tali percezioni della mente vengono innescate da un numero infinito di stimoli visivi, tra questi sono piuttosto curiosi gli aneddoti legati agli armadi di Max Ernst e Strindberg. Passando per una contemplazione estetica di carattere animico, che ricorda a gran voce il trattato della pittura di Leonardo, si giunge all’analisi della “coazione del mondo”, così definita da Carl Einstein, un meccanismo di orientamento logico, che indusse l’uomo a incorporare elementi cognitivi all’interno della percezione visiva e, pertanto, del riconoscimento dell’oggetto.

Tra la realtà e noi, si legge nel libro di Riso del 1900, è frapposto un velo; tale velo è la lingua: noi non vediamo davvero le cose, leggiamo le etichette che la lingua vi ha incollato. (p. 54)
Il saggio di Tura suscita riflessioni e interessanti scambi di pensiero, sulle opere e l’analisi dell’autore, ed è proprio questo aspetto, a mio avviso, a rendere il testo straordinario, nonché un manuale di notevole potenziale educativo. Credo, infatti, che la sua immediatezza, unita alla profondità del materiale trattato, possa prestarsi a un utilizzo in ambito scolastico, pur mantenendo la freschezza di una lettura personale.



Elena Arzani

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Ricordate quando da piccoli era così facile riconoscere volti e figure varie nelle nuvole o nelle macchie sui muri, senza mai chiedersi da cosa derivasse questa capacità? Ecco, ci sono spiegazioni. Lo studioso e curatore Adolfo Tura ci guida alla scoperta del fenomeno di “veggenza” ed “anti-veggenza”, attraverso un viaggio di inusuali accostamenti artistici, a partire dal ritrovamento di un ciottolo nella valle di Makapan, circa due milioni e mezzo di anni fa, per giungere ai giorni nostri, soffermandosi, ad esempio, sulle opere di Jasper Johns. Con apparente semplicità, lo studioso regala al pubblico una delle chiavi di lettura fondamentali per comprendere la storia dell’arte. I fenomeni descritti aiutano il lettore a vedere il mondo con occhi nuovi, innescando un piacevole desiderio di rilettura di opere note, così come la scoperta di nuovi filoni artistici. Tutto questo avviene seguendo un percorso leggero, spesso guidato dalla curiosità della scoperta, dall’analisi percettiva, bilanciata da un ragionamento scevro di giudizi accademici. Se questo libro vi incuriosisce, sul sito stamattina vi aspetta la recensione di @arzanicurates! #AdolfoTura #CriticaLetteraria #JohanLevi #bookstagram #bookish #arte #libridarte #bookaddict #inlibreria #storiadellarte #johanandlevi

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