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#PilloledAutore - "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello" di Oliver Sacks

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Con un po' di (colpevole, lo ammetto) ritardo, a trent'anni mi sono avvicinata ai libri di Oliver Sacks. Ho cominciato da uno dei suoi must, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello.
Fidati, mi dicevano, Sacks cambierà la tua percezione del mondo. Lo ha fatto. E definitivamente.

Medico figlio di medici, è cresciuto in una casa che ha definito "permeata da storie di medicina".
La scienza si è accostata sin da subito all'immaginario di un bambino che nel tempo della medicina avrebbe fatto non solo un oggetto di analisi accurata, ma una sorgente di immaginazione. 
Da qui il legame con la scrittura, inscindibile nel lavoro di Sacks, quasi a voler testimoniare che non ci può essere cura senza scrittura, non c'è scrittura che non si leghi a un bisogno di cura.

Di chi scrive Oliver Sacks?
Dei malati incontrati durante le sue esperienze cliniche di neurologo, pazienti con lesioni encefaliche di vario tipo che hanno prodotto in loro nel tempo una serie di comportamenti  singolari. Uomini e donne di ogni età che soffrono di perdite, di eccessi, di acute reminiscenze, di insufficienze mentali.

C'è il dottor P., colui che dà il titolo al libro, che soffre di agnosia visiva, incapace di vedere l'insieme della realtà e incline a scambiare sua moglie per un cappello cercando quasi di mettersela in capo; Jimmie affetto da amnesia retrograda che non riesce a sviluppare memoria degli avvenimenti recenti, bloccato com'è a un eterno 1945; Ray dai mille tic che la sindrome di Tourette ha reso impossessato da un'incontenibile energia nervosa; la signora O'C. con i suoi attacchi allucinatori di epilessia musicale; i gemelli John e Michael, ritardati con uno strabiliante senso dei numeri; José, autistico non convenzionale che esprime la sua interiorità in disegni di commovente bellezza. 
E scrive di sé Oliver Sacks, attraverso l'osservazione dei pazienti: definendo loro definisce se stesso e la propria percezione e nel frattempo inscrive un solco indelebile in quella del lettore. 

Con L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, l'autore ha inaugurato una narrazione dei casi clinici totalmente nuova e personale, tesa a valorizzare il paziente  come essere umano unico dalla storia irripetibile e rifuggendo la letteratura di chi prima di lui aveva approcciato le neuroscienze incasellando i malati in rigide fenomenologie.
Sacks ne racconta il contesto, li ascolta, sperimenta nuove forme espressive insieme a loro, alle tabelle preferisce gli sguardi, ai grafici preferisce la narrazione.

Strazianti le pagine in cui si parla della memoria soprattutto attraverso le persone che l'hanno perduta. Citando Buñuel, Sacks ci ricorda che "la nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire".
Ci dice che siamo esseri di vetro frantumabile all'improvviso in un qualsiasi punto, tenuti su da un reticolo interiore di cui conosciamo una piccola parte.

Sacks non ha tutte le risposte e spesso è dubbioso, solleva infiniti interrogativi: clinici, pratici, esistenziali, filosofici, teologici. Mette in crisi le nostre schematizzazioni, ci introduce in un vortice in cui l'idea di malattia può essere anche ribaltata: a volte è il mostro che ti divora dentro, altre è una fonte di ricchezza inimmaginabile, di estasi, di nuove possibilità. Proprio come accade ai semplici dell'ultima sezione del volume che attraverso il teatro, l'arte, la musica, sono in grado di esprimere meravigliosamente quello che il codice sociale considera sbagliato, da non dire, da non fare.

Emoziona e stupisce questo libro, a volte commuove, altre fa sorridere increduli.
È vertiginoso pensare a come dovesse sentirsi Sacks di fronte a questa umanità dolorante e dolorosa.
Ma lui non era uno dei tanti, era un uomo straordinario che dell'analisi clinica ha fatto una lente di osservazione di ciò che si vede e di ciò che non si vede.
Tra i pochi ha compreso che in queste persone fatte di perdite e di eccessi c'era una misura tutta loro, una concretezza e una ricchezza che noi uomini e donne "sani" non conosciamo. 

Edizione di riferimento: Oliver Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello (traduzione di Clara Morena), Adelphi, 1986. 

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Fui colto da un improvviso, improbabile sospetto. "In che anno siamo, signor G.?" chiesi nascondendo la mia perplessità dietro a un tono indifferente."Come sarebbe? Nel '45" E continuò: "Abbiamo vinto la guerra, Roosevelt è morto, ora c'è Truman. So preparano tempi splendidi".
"E lei, Jimmie, quanti anni ha?"Ebbe un momento di strana incertezza ed esitò a rispondere, come se fosse impegnato in un calcolo.
"Be', ecco, diciannove. farò i venti il prossimo compleanno."
Guardando l'uomo dai capelli grigi che mi stava davanti, ebbi un impulso che non mi sono mai perdonato; fu il colmo della crudeltà, o lo sarebbe stato se Jimmie fosse stato in grado di ricordarsene.



Il giorno dopo aver visto Ray, mi parve di notare per strada, nel centro di New York, tre tourettici. Ne fui stupefatto, perché la sindrome di Tourette era creduta rarissima. Avevo letto che la sua incidenza era di uno su un milione ma, a quanto pareva, in un'ora ne avevo visti tre esempi. Caddi in uno stato di grande agitazione e sconcerto: era possibile che io avessi trascurato questa sindrome, che non mi fossi accorto delle persone affette da essa o le avessi definite genericamente "nervose", "strambe", "in preda a spasmi"?



Donald uccise la sua ragazza sotto effetto di PCP. Non aveva, o non sembrava avere, alcuna memoria dell'accaduto e né l'ipnosi né il sodio amital riuscirono a liberare nessun ricordo. Al processo si giunse quindi alla conclusione che si trattava non di rimozione del ricordo ma di amnesia organica, il tipo di blackout ben definito nel caso del PCP [...]Egli trascorse quattro anni in un ospedale psichiatrico criminale, nonostante i dubbi rimasti: era poi davvero un criminale o un pazzo?


Una volta, una volta sola, chiesi "Bhagawhandi, che cosa succede?""Sto morendo" rispose. "Sto andando a casa. Torno da dove sono venuta; è il mio ritorno, se vuole".
Passò un'altra settimana: ormai Bhagawhandi non rispondeva più agli stimoli esterni, ma pareva completamente avvolta in un suo mondo e, benché avesse gli occhi chiusi, conservava sul viso il lieve sorriso di felicità.
"Sta ritornando a casa" dicevano le infermiere. "Presto sarà arrivata. Tre giorni dopo Bhagawhandi morì. O forse dovremmo dire "arrivò", giunse al termine del suo passaggio in India?






“Il dottor P. invece pareva soddisfatto delle sue risposte e accennava un sorriso. Poi, evidentemente convinto che la visita fosse finita, si guardò intorno alla ricerca del cappello. Allungò la mano e afferrò la testa di sua moglie, cercò di sollevarla, di calzarla in capo. Aveva scambiato sua moglie per un cappello!” Nasceva oggi, nel 1933, #OliverSacks, medico, docente di neurologia e scrittore che ci ha regalato testi toccanti e lucidi sulla mente e le sue dinamiche. Nei suoi libri non si trova semplicemente il racconto di casi clinici di particolare interesse, ma una narrazione personale sull’umano in tutte le sue sfaccettature. Perché la conoscenza passa per la comprensione e per la divulgazione. @claconsoli lo sta leggendo e non smette di sottolineare i passi più emozionanti. Presto la recensione sul sito. @adelphiedizioni #inlettura #readingtime #leggere #instaread #instabook #instalibro #instareading #inlettura #criticaletteraria #luomochescambiosuamoglieperuncappello #booklover #bookstagram #adelphiedizioni
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