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Pazza Idea 2018. Nobel di frontiera: Grazia Deledda e Selma Lagerlöf nella storia della letteratura mondiale secondo Marcello Fois e Siri Ranva Hjelm Jacobsen

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Marcello Fois a Pazza Idea 2018
Foto di Sara Deidda 
Prosegue la cronaca della manifestazione sarda Pazza Idea 2018, giunta a conclusione domenica scorsa, con uno degli incontri più attesi e apprezzati: il confronto tra lo scrittore italiano Marcello Fois e la scrittrice danese Siri Ranva Hjelm Jacobsen, divenuta celebre con il suo libro d'esordio “Isola”.
Al centro del dialogo due regine della letteratura mondiale: Grazia Deledda e Selma Lagerlöf, entrambe vincitrici del premio Nobel.
Ma le due donne hanno molto di più di quel che si pensa in comune. Seppur geograficamente molto lontane tra loro, hanno sempre messo al centro dei loro romanzi storie di difficoltà, di emarginazione, di suggestivi e contrapposti paesaggi caratteristici delle loro terre natie -la Sardegna per la Deledda e la Svezia per la Lagerlöf-, di pignole descrizioni di volti e menti contrite dalle dure esperienze della vita. Leggere i loro libri, divenuti immancabilmente dei classici, significa osservare fotografie in bianco e nero delle condizioni del secolo scorso. Per quanto il loro lavoro sia stato tutto frutto di immaginazione, vi è quella patina consistente di realismo che ci consente di tornare indietro nel tempo, di immergerci e di conoscere quindi le condizioni sociali, etiche e popolari narrate da queste due grandi donne.
Entrambe hanno un nobile primato: Selma Lagerlöf è stata la prima donna al mondo a ricevere il premio Nobel per la letteratura nel 1909 a cinquantuno anni, Grazia Deledda invece, la prima italiana nel 1926, a cinquantacinque anni. 
«Per l'elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere».
Motivazione del premio Nobel vinto da Selma Lagerlöf

«Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».
Motivazione del premio Nobel vinto da Grazia Deledda

A parlarci sabato scorso di queste due grandi e immortali donne ci hanno pensato Siri Ranva Hjelm Jacobsen e Marcello Fois.
I due scrittori contemporanei hanno dipinto un ritratto antico di entrambe con i colori moderni delle domande poste loro dal giornalista Stefano Salis.
Alla domanda se e quanto possiamo considerare le due vincitrici del Nobel “femministe”, entrambi hanno un proprio punto di vista ben preciso. Se da una parte la Lagerlöf viene definita dalla Jacobsen avanguardista, con un attento occhio di riguardo nei confronti delle donne, ritenute capaci di raggiungere le stesse posizioni e gli stessi obiettivi degli uomini, se non anche di poterli superare, per quanto riguarda la concezione moderna di femminismo forse ancora non ci siamo, sebbene vi siano i primi accenni.
“Selma Lagerlöf fu pioniera con le sue protagoniste femminili, ma il suo concetto di uomo e di donna adesso potrebbe essere considerato obsoleto in qualche modo. Lei era convinta che l'uomo e la donna fossero creature radicalmente distinte e che le donne potessero fare tutto quello che fanno gli uomini ma anche qualcosa in più. Quindi probabilmente non è una scrittrice femminista come lo intendiamo noi adesso, ma al contempo lo è perché è ugualmente convinta del diritto e della capacità di ogni essere umano di sviluppare il proprio potenziale”.
Dichiara in lingua inglese Siri Ranva Hjelm Jacobsen, tradotta simultaneamente dall'interprete.

Ed è bene a questo proposito ricordare che stiamo parlando di due straordinarie donne nate nella seconda metà dell'Ottocento ed è forse prematuro definirle “femministe”, termine inteso nell'ampia e precisa accezione moderna.
Marcello Fois fa riferimento e “scomoda” la particolare biografia di Grazia Deledda per rispondere ad una domanda così complessa.
Riportiamo fedelmente sotto la risposta dell'illustre intellettuale sardo.
“La biografia della Deledda da questo punto di vista è chiarissima. Lei arriva nubile sino a una certa età, è sempre stata una donna profondamente sensuale lei, anche nelle cose che ha scritto e nelle lettere che scriveva all'uomo che stalkerizzava. Aveva un fidanzato più o meno ufficiale, ma che trascurava, un pilota. Quando si trasferisce a Cagliari, “nella capitale” e quando si inserisce nei salotti buoni, incontra Madesani, un funzionario del Ministro delle Finanze, decide lucidamente che quello doveva essere suo marito. Quattro mesi dopo si sposano, meno di un anno dopo Madesani la porta a Roma e meno di due anni dopo l'uomo abbandona la sua professione per diventare ufficialmente l'agente di Grazia, uno straordinario agente perché ha conservato il materiale della Deledda sino ai giorni nostri.
[…] L'esercizio del potere femminile della Deledda era paradossalmente “fare la femmina” in tutto e per tutto: non vi è questa condizione di voler imitare una condizione che non le appartiene perché per lei era bastevole questa idea qui, machiavellica. La Deledda scriveva dalle 8 del mattino fino a mezzogiorno, poi faceva da mangiare per tutti, per il marito e per i figli. Lei voleva apparecchiare, cucinare e preparare; quando i suoi cari finivano, metteva via e alle 3 ricominciava a scrivere sino alle 7 di sera. Era una donna che amava fare in prima persona le pulizie di casa, aveva mantenuto quella specie di crosta barbarica, barbaricina, “barbagina e barbagian” delle femmine che ti governano servendoti. Quella cosa lì che diceva mia nonna e che io faccio dire -nel suo libro Quasi Grazia, Einaudi 2016- alla mamma della Deledda, a proposito del matriarcato o del presunto matriarcato in Sardegna. Mia nonna quando le facevano domande di questo tipo rispondeva: “Per noi è stata una fregatura persino comandare”.”

Viene analizzato il rapporto tra le donne e gli uomini nei romanzi delle due regine.
Le donne di Selma Lagerlöf salvano sempre gli uomini. Si tratta di uomini oppressi, inquieti e persi nelle proprie lotte interiori che grazie alla leggerezza femminile descritta dalla scrittrice si fanno eroine salvatrici della complessità e dei tormenti degli uomini di quel tempo, uomini con ingenti responsabilità professionali ed economiche.
Marcello Fois invece ricorre ad una novella poco nota di Grazia Deledda per far capire il rapporto tra i due sessi secondo la scrittrice. Si intitola Un uomo e una donna, tratto dalla raccolta Il fanciullo nascosto. Protagonista è una donna “vecchia”, Onofria Dau, che paga i giovani per soddisfare i suoi capricci sessuali. E vi è un giovane disperato, Ghisparru Loddo, che vuole scappare dalla sua prigione isolana, che desidera ardentemente partire in America ed è disposto a tutto per inseguire il suo sogno. Anche andare a letto con una donna anziana. Marcello Fois lascia intendere all'ascoltatore quanto fosse avanti Grazia Deledda con un testo così trasgressivo -scritto nei primi cinque anni del Novecento- e quanto fosse ardita nelle idee e nelle trame. Una storia non facile per quei tempi che ai giorni nostri non desta alcun scalpore, ma in quegli anni, è certo, ebbe tanto coraggio a pubblicare.
“In tutti i libri che Selma Lagerlöf ha scritto, che sono parecchi, più di una ventina, ha sempre rappresentato gli uomini come imprigionati dalla loro potenza materiale, dalla loro capacità di avere delle proprietà, delle case, case che poi li tirano giù, li abbattono perché sono dei pesi. Le donne in qualche modo sono libere dalla proprietà e sono dunque libere di sognare e di occuparsi di cose più elevate. Sicuramente lei vedeva l'oppressione di genere come una questione sociale, quindi una questione che riguarda tutti” asserisce Siri Ranva Hjelm Jacobsen.

Infine una domanda, anzi la domanda di chiusura: perché un lettore di oggi dovrebbe ancora leggere la Lagerlöf e la Deledda?
“Innanzitutto perché è un classico della letteratura nordica, perché è molto brava e perché in temi come questi credo che sia importante continuare a cercare delle strade per dire delle cose difficili da dire. In temi come questi è importante guardare come questo è stato fatto in passato da persone che avevano questo genere di limiti, di restrizioni in termini di argomenti da trattare. Questo è un festival dedicato al tema femminile e credo che sia importante sollevare la questione di ricordare che anche le donne, le scrittrici che ci sembrano antiquate, hanno tanto da insegnarci su questo tempo e sulla vita, quindi dobbiamo cercare di spezzare quest'idea secondo la quale non abbiano più nulla da dire e nulla da dare e che non siano più attuali. Quindi è importante continuare a guardare loro, alla ricerca di conoscenza e di saggezza”.
Siri Ranva Hjelm Jacobsen

“Proverei ad essere più deleddista e un po' più radicale: perché un lettore non è di ieri o di oggi. La questione non si pone perché se un lettore di oggi dovesse leggere solo le opere di oggi non sarebbe un lettore. La grande letteratura passata ha di buono che ha risolto il problema del tempo, in qualche modo. Non è detto che succeda la stessa cosa all'attuale. Spesso non lavoriamo abbastanza su questo concetto ossia sul fatto che esista un lettore e che poi esista la letteratura attuale e la letteratura. Tutte queste cose devono in qualche modo andare in circolo. […] Giudico il polso di un insegnante dai libri che dà da leggere ai propri ragazzi per le vacanze e ci sono due scelte: o dai loro da leggere quello che loro hanno a disposizione e che troverebbero comunque, come per esempio Volo, D'Avenia, oppure ti prendi la responsabilità di far incontrare qualcosa che loro non incontrerebbero, magari un mappazzone, anche se ti malediranno. Ti prendi la responsabilità di fare l'insegnante e di far conoscere, anche in maniera coatta Delitto e castigo, Madame Bovary o I tre moschettieri. Sarà comunque un atto positivo che ha insegnato intanto che non esiste il lettore di oggi ma semmai la letteratura di oggi, che non è sempre bellissima. Consente inoltre di stabilire qual è la differenza tra il contemporaneo e l'attuale. […] Bisogna capire da che parte stare anche come lettori”.
Marcello Fois

Grazia Deledda nutriva una grande passione per la letteratura russa. Oltre a leggere tanti romanzi, coltivava differenti amicizie con alcuni di loro attraverso la corrispondenza epistolare. Era un amore intellettuale corrisposto perché, come risulta da svariate testimonianze, molti autori russi importanti e contemporanei della scrittrice apprezzavano la sua scrittura.
Maksim Gor'kij, scrittore russo padre del realismo socialista, raccomandava a una scrittrice esordiente -L.A. Nikiforova- di leggere sia la Deledda che la Lagerlöf usando questi termini:
Mi permetto di indicarle due scrittrici che non hanno rivali né nel passato, né nel presente: Selma Lagerlöf e Grazia Deledda. Che penne e che voci forti! In loro c'è qualcosa che può essere d'ammaestramento anche al nostro mužik”.

Alessandra Liscia