in

Ancora una volta, la grazia di Ippocampo:《Dior. Sfilate - tutte le collezioni da Christian Dior a Maria Grazia Chiuri》

- -
Dior. Sfilate – Tutte le collezioni da Christian Dior a Maria Grazia Chiuri.
di Alexander Fury (introduzione e presentazione dei creatori) e Adélia Sabatini (testi delle collezioni)
traduzione di Vera Verdiani
dimensioni 19 x 27,7 cm (rilegato in tela)

pp. 632
€ 49,90 (cartaceo)
«La mattina del 12 febbraio 1947 una folla si raduna in avenue Montaigne per assistere all'ultima sfilata della stagione – la prima della neonata maison Christian Dior. Bettina Ballard, di Vogue America, ricorda di “aver colto nell'aria un'elettricità mai avvertita prima d'allora, nella haute couture» (p. 24)
Il nome di Christian Dior evoca subito immagini di lussuosa eleganza, ed è impossibile non riconoscere che la maison si è imposta fin da subito come punto di riferimento obbligato nel campo della moda. L'azienda francese è una delle case più importanti del panorama attuale e per la prima volta, in questo volume, vengono raccolte tutte le collezioni finora portate sulle passerelle, con oltre 1100 immagini per più di 180 collezioni.
Sfogliando l'opera, scopriamo che la prima edizione è stata pubblicata nel Regno Unito nel 2017, in occasione del settantesimo anniversario della prima collezione, da Thames & Hudson Ltd (Londra) e che essa fa parte di una collana più ampia, dedicata alle sfilate delle più importanti case di moda. Nell'elenco figurano Chanel, Louis Vuitton (entrambi già pubblicati), Yves Saint Laurent e Prada (previsti per l'autunno 2019).
A darci la possibilità di tenere tra le mani un volume tanto prezioso, è Ippocampo, editore di cui stiamo conoscendo e apprezzando sempre più la ricercatezza delle scelte e l'estrema cura e attenzione che mette in ogni volume.
Il sommario dà un'idea della completezza del volume: ad un'introduzione di Alexander Fury, seguono le collezioni, ordinate in rigoroso ordine cronologico, dal 1947 al 2017, curate da Christian Dior e i suoi successori: da Yves Saint Laurent a Maria Grazia Chiuri, passando per Marc Bohan, Gianfranco Ferré, John Galliano, Bill Gaytten e Raf Simons. Completano l'opera una ricca bibliografia e i necessari crediti, sia delle collezioni sia delle fotografie.


Marc Bohan, haute couture P/E 1976

In una pubblicazione di questo tipo, che ha l'obiettivo di mostrare al lettore la bellezza dei tessuti e degli abiti creati, la componente visiva è a dir poco fondamentale e può fare la differenza. I curatori del volume sembrano aver compreso perfettamente ciò e fanno delle immagini il vero punto di forza del libro: ogni sezione è aperta da un trafiletto informativo, a cui fanno seguito le foto delle collezioni, le quali occupano l'intera pagina, dandoci modo di apprezzare dettagli  e particolari dei vestiti riprodotti.


Gianfranco Ferré, haute couture autunno/inverno 1989/1990

Il libro – pregevolissimo – è un vero e proprio volume da collezione, una chicca per appassionati di moda, completo di tutte le informazioni necessarie e ben lontano da un semplice catalogo.
Ogni capitolo, infatti, è preceduto da un ricco cappello introduttivo che spiega la storia della casa di moda, tappa dopo tappa, e le vicende legate alle singole collezioni. I testi rivelano dettagli sconosciuti al grande pubblico, riportano le impressioni della stampa e le parole dei creatori, le loro piccole manie, ma soprattutto, mettono in luce la portata innovativa delle linee.
«La prima collezione Dior non ha precedenti e il suo influsso non ha confronti. Nessun couturier, prima o dopo quella data, ha esercitato altrettanto potere in modo così immediato» (p. 14)

«Il filosofo Walter Benjamin sostiene che “la moda è l'eterno ritorno del nuovo”. E la storia di Dior è la storia di una rivoluzione: la storia non solo di una rivoluzione unica, quella del New Look, ma quella di migliaia di rivoluzioni.» (p.18)

 John Galliano, haute couture autunno/inverno 2007/2008

Il libro è estremamente preciso nel riportare nomi, date, luoghi della sfilate, e letto d'un fiato è una vera e propria summa dell'evoluzione della moda, dagli anni quaranta ad oggi. L'operato di Dior è stato un vero e proprio rinnovamento dei codici figurativi precedenti, ed egli è stato capace di farsi strada in maniera netta e decisa, interpretando il desiderio di allontanarsi dall'austerità degli anni della guerra. Il creatore della maison ha lasciato una traccia indelebile all'interno di un ambito che già di per sé punta a stupire e affascinare lo spettatore, tuttavia egli ha saputo fare di più, inaugurando un nuovo corso.
Ancora una volta, dunque, l'Ippocampo ci ammalia con un libro curato con estremo riguardo e molta attenzione, e il prodotto che dà alle stampe è, ancora una volta, una chicca irrinunciabile da collezione.
«[…] Dior si lascia alle spalle non solo un impero recante il suo nome, ma un'industria della moda marcata dalla sua influenza. Il trionfo che, tutto sommato, il couturier non mai riuscito a oltrepassare, non è neanche mai stato eclissato dai talenti che l'hanno seguito. Dior resta l'unico uomo ad aver fatto vestire la gente in modo veramente nuovo.» (p. 23)
Valentina Zinnà