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"Abbiamo bisogni di Verdi, oggi più che mai": Alberto Mattioli ci spiega il perché, a partire da una formula algebrico-cromatica...

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Meno grigi, più Verdi.
Come un genio ha spiegato l’Italia agli italiani
di Alberto Mattioli
Garzanti, 2018

pp. 162
€ 16,00

Meno grigi, più Verdi. Proprio così: il titolo dell’ultimo lavoro di Alberto Mattioli, appena pubblicato da Garzanti, ha il fascino criptico di una formula algebrico-cromatica pensata apposta per risolvere qualche conto in sospeso tra il rinomato maestro del melodramma italiano – al secolo Giuseppe Fortunino Francesco Verdi (Roncole di Busseto, 1813-Milano, 1901) – e la patria del bel canto. Il giornalista del quotidiano “La Stampa” ed esperto d’opera lirica ne è convinto: se solo le regie verdiane contemporanee fossero davvero capaci di comprendere ed esaltare la mirabile modernità di quelle storie messe in versi e musica decenni e decenni or sono, la Penisola potrebbe rispecchiarcisi come in acque di nuovo chiare e fresche e dolci-amare, finalmente depurate dalle scorie tossiche dei passatismi e degli anacronismi più bizzarri. Perché se nessuno come Verdi (e come anche da sottotitolo) è stato capace di spiegare l’Italia agli italiani, nessuno come certi suoi allestitori e un suo certo pubblico è stato capace di anestetizzarne la verve critica, accontentandosi perlopiù di vuoti simulacri.
Possibile, si chiede Mattioli, che, a distanza di ben oltre un secolo, non ci siano alternative al fanatismo più conservatore – ancorato ad antiche (e presunte) convenzioni musicali e sceniche, il cui gradimento si misura spesso sulla base di un “sentito dire” risalente all’origine dei tempi – e al travisamento più fine a se stesso, con allestimenti a effetto e sconcezze assortite al mero scopo di épater la bourgeoisie? La frustrazione per questo andamento binario e non poco claudicante è riassunta dall’autore in quella che, con espressione ultimamente abusata, potrebbe essere definita una “breve storia triste” (peraltro vera, nonché all’origine del titolo del volume):
«su una cabina elettrica di Milano, vicino alla Scala, un writer di genio, Frode, aveva graffittato la faccia del maestro ripresa dal ritratto di Boldini (non quello delle mille lire, l’altro, Verdi in primo piano con il cilindro e la sciarpa bianca annodata attorno al collo), ma dipinta di verde, come se fosse un marziano. Lo slogan accanto era geniale: “– grigi + Verdi”. Poi il graffito è stato coperto, non si capisce bene da chi e perché, tanto più che era regolarmente autorizzato, e infine ridipinto dopo un provvido intervento del Comune. Ma il problema resta. Come fare a rendere questo Paese un po’ più Verdi?».
Mattioli ha declinato la sua ipotesi di risposta in tanti brevi capitoletti, ciascuno dedicato a un’opera dalla maturità del maestro di Busseto. Dopo i tre movimenti introduttivi, riguardanti rispettivamente il Verdi “uomo”, il Verdi “politico” e la sua concezione di “canto”, si susseguono dieci approfondimenti, i quali, già dagli accattivanti titoli, lasciano intuire che la disamina sarà brillante, ironica, non poco caustica e comunque senza esclusione di arie: perché Le donne oggetto in Rigoletto ricordano fin troppo bene una certa diffusa opinione sul ruolo del gentil sesso, specie negli ambienti di potere; perché la diade di cui si parla in Santa e puttana: La traviata mette il dito in una piaga mai sanata della morale sessuale italiana; e perché Il vitellone del Ballo in maschera denuda, con la sua diagnosi, la sindrome di Peter Pan tipica del maschio nostrano. Senza forzature e senza reticenze, passando in rassegna, tra le altre, le “faccette nere” di Aida e di Otello (su cui ancora grava il dubbio mai risolto che fosse  “Moro” di cognome e non di fatto…), Mattioli fa battere la lingua verdiana laddove i denti (ma anche le dentiere di un certo pubblico melomane) più dolgono: perché se Verdi venisse messo in scena rendendo giustizia di tutto il suo potenziale critico autenticamente sovversivo, i teatri tornerebbero a essere i luoghi di un serio e utile dibattito socio-culturale, e non i fastosi templi in cui adorare le ceneri di un soporifero intrattenimento.

Quello di Alberto Mattioli è un libro animato da un brio polemico mai fine a se stesso, e che anzi l’autore, forte della propria competenza in materia, sa modulare con ironia e intelligenza dal piano al forte. Un libro sciolto da ogni pedanteria accademica, scritto con uno stile divulgativo che tuttavia non ammicca per il gusto di fare l’occhiolino al lettore, dato che lo invita fin da subito a documentarsi bene anche altrove sui fondamentali verdiani. In ogni caso, secondo il giornalista, di Verdi e del suo “godimento”, prima ancora che del suo “sterile studio”, c’è bisogno oggi più che mai: ma – e qui stanno l’auspicio e il consiglio – senza gli estremi dei cascami critici fossili e delle facilonerie da allestimento usa-e-getta e programmaticamente scandalistico. Il migliore dei mondi lirici possibili, comprensivo di addetti ai lavori e di pubblico, parrebbe essere quello che, partendo da una vera e profonda comprensione dell’opera verdiana, fosse capace di individuarne senza paura la contemporaneità dei messaggi più scomodi e meno rassicuranti, non tanto per apprezzarne con diligente sottomissione l’antipatico valore di contrappunto didattico quanto per vivificarne a proprio vantaggio la vis incendiaria. Perché laddove c’è stato fuoco, dopotutto, c’è stato progresso. E laddove c’è fiamma, ancora oggi, non può esserci che luce.

Cecilia Mariani




Alberto Mattioli ne è convinto: non solo Giuseppe Verdi è l'operista più famoso e conosciuto d'Italia, ma è stato in grado, nei suoi melodrammi, di descrivere gli italiani "non per come credono di essere, ma per come sono veramente". Non ci credete? Allora dovete assolutamente leggere "Meno grigi, più Verdi", appena pubblicato da Garzanti @garzantilibri: scommettiamo che ci ritroverete tutti vizi e le virtù della penisola? Non perdete la recensione di Cecilia Mariani, in arrivo sul sito! #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #menogrigipiùverdi #albertomattioli #giuseppeverdi #operalirica #garzanti
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