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#SpecialeSCUOLA - Agli alunni che siamo stati e che ancora siamo...

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Vita ardimentosa di una prof
di Isabella Pedicini
Contromano Laterza, 2018

pp. 133
€ 14 (cartaceo)


Il percorso lavorativo in questa nazione, e ancor più quello di un docente, è riconducibile a una lunga e sospirata parola: pazienza. (p. 34)
Volete fare un tuffo nel mondo dei professori precari in Italia? Chi svolge un'altra professione, riemergerà un po' cambiato, sicuramente più tollerante verso la categoria; chi invece sta seguendo pressappoco lo stesso percorso di Isabella Pedicini si troverà ad annuire più e più volte, ora con un sorriso, ora con una lacrima di mutua condivisione. 
Nel suo Vita ardimentosa di una prof, appena uscito per la collana Contromano di Laterza, Isabella Pedicini ripercorre in brevi e gustosi capitoli la sua carriera di insegnante precaria di Storia dell'Arte: quanto è difficile trovare il proprio posto nella scuola, quando ogni anno si incontrano nuove classi in nuove scuole, spesso lontane da casa propria. Eppure, nonostante le numerosissime scartoffie, i momenti di frustrazione al TFA, le ansie del concorso, nel libro di Pedicini è costante l'entusiasmo per quella che definisce la professione più bella del mondo: 
una relazione sempre in progressione, di espressione e di ri-definizione di sé e della nostra disciplina, di confronto e a volte scontro, di muscoli, nervi e voce, che prende forma e si modella, ogni volta, in maniera diversa a seconda degli imprevisti che avvengono durante l'ora di lezione. Una pratica, umile e artistica, il cui significato è completato dall'apporto di senso fornito dagli alunni. Probabilmente, per questa ragione, chi insegna non smette di imparare a contatto coi ragazzi. (p. 112)
Non pensiate però a un'insegnante fuori dal mondo, colma di vuoti idealismi: al contrario, Pedicini sa bene in che situazione siamo, noi insegnanti italiani, e denuncia il presente e questi anni di calvario professionale e privato, ma sempre con il gusto per la narrazione iperbolica, ironica, e sotto sotto speranzosa. Non arrendetevi!, sembra suggerire nelle sue pagine. Infatti, il costoso bilancio tra benefici e costi sembra sempre propendere per i primi: a parte «momenti di gelo e grandi solitudini», in ogni caso presenti, rimangono 
«a conforto del mestiere un alfabeto rassicurante e una lingua, con i suoi richiami immaginifici da libro Cuore, che si parla solo tra le mura delle aule e di anno in anno, magnificamente, si tramanda intatta dando parole a quell'universo poetico e senza tempo che è la scuola. Un luogo sicuramente da romanzo» (pp. 60-61).
Al di là delle mille attenzioni e responsabilità del docente in classe, ad acquisire valore ogni giorno di più è il rapporto con gli studenti, veri protagonisti della classe, nonché autentica ragione per scegliere ancora oggi di lottare per conquistare una cattedra. In fondo, «per allontanare certi sguardi spenti non bisogna mai smettere di dimostrarsi appassionati all'insegnamento della propria disciplina» (p. 23). Eppure alcuni professori non ce la fanno, rinunciano, scoraggiati dall'iter in perpetuo mutamento che sembra una corsa a ostacoli, con ostacoli sempre più alti che spuntano dal terreno a ogni passo. C'è chi lavora gratuitamente nelle scuole private, pur di accumulare punteggio; c'è chi si allontana centinaia e centinaia di chilometri da casa, mettendo a repentaglio il proprio matrimonio. La domanda che un insegnante precario si pone è spesso: ma chi me lo ha fatto fare? Eppure, ogni volta, trova e troverà decine di risposte in grado di placare le angosce e le frustrazioni.

Anche questo libro, agile con le sue centotrentatré pagine, è un ottimo e divertente conforto per il prof precario: conferma che, nonostante le difficoltà, si può continuare ad amare l'insegnamento, a spiegare con passione, a confrontarsi ogni giorno col sorriso sulle labbra con studenti che potranno amare la materia anche grazie all'entusiasmo di un insegnante che crede nel proprio compito. 

GMGhioni

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