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Sogni d'oro: basta sentirsi in colpa se abbiamo sempre sonno

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Sogni d'oro.
Un viaggio affascinante nella misteriosa scienza del sonno
di David K. Randall
Sonzogno, 2016

Traduzione di Stefano Massaron

pp. 265
17 euro


Come annuncia il sottotitolo, Sogni d’oro di David K. Randall è un viaggio davvero affascinante nel tuttora misterioso mondo del sonno.
Cosa succede al nostro corpo e alla nostra mente quando, dopo un’intensa giornata, ci infiliamo sotto le coperte e chiudiamo gli occhi? 
Il sonno è una pausa dalle nostre frenetiche esistenze o è da considerarsi un frammento della giornata altrettanto (o forse ancora più) frenetico, e di conseguenza misterioso?
David K. Randall, senior reporter di Reuters, ci accompagna con grande capacità di coinvolgere e incuriosire, alla scoperta di un argomento che, essendo intrinsecamente monotono e statico, correva il rischio di tradursi in una esposizione piatta di nozioni. Il taglio di lettura usato per affrontare il tema è infatti quello scientifico. Tuttavia, grazie probabilmente alla sua professione, Randall è stato in grado di scrivere quasi trecento pagine, tredici capitoli, su un unico argomento, e ruotando intorno a un’unica tesi centrale, mantenendo alto l’interesse del lettore.
Al centro del saggio vi è un’idea fondamentale: il tempo che trascorriamo dormendo non è un tempo di mero riposo, né un periodo di stand-by dalle nostre attività; al contrario, influisce su ogni aspetto della nostra vita e, se speso bene, contribuisce a renderci più creativi, più intelligenti, più lucidi. 
In Sogni d’oro si trovano consigli su come far dormire i bambini, storie di cronaca giudiziaria di assassini che hanno ucciso in preda al sonnambulismo, calcoli complessi sulle probabilità che una buona notte di sonno possa incidere concretamente sul risultato di una partita di baseball.
Non ci troverete rivelazioni inattese, grandi verità sconosciute: tutto ruota attorno all’idea piuttosto banale che il sonno sia una fase fondamentale della nostra vita. È, appunto, una banalità, ma di quelle troppo spesso trascurate.
È solo questa la grande verità rivelata da Randall, ma è un assunto che, dietro la sua superficiale ovvietà, conduce a tutta una serie di conseguenze concrete che il lettore non si aspetta, su cui non è mai stato portato a riflettere.
La salute, il sesso, le relazioni, la creatività, i ricordi – tutte le cose che ci rendono ciò che siamo – dipendono dalle ore che trascorriamo ogni notte con la testa sul cuscino. (p. 244)
David K. Randall inizia a interessarsi alla scienza del sonno quando, in una notte piuttosto tormentata, si risveglia in preda a una fitta di dolore al piede, dopo averlo sbattuto contro un mobile di casa, mentre passeggiava sonnambulo nel suo appartamento. Deciso ad andare a fondo del suo problema, a trovare una soluzione al sonnambulismo e alla spiacevole (soprattutto per la moglie!) abitudine a scalciare e parlare nel sonno, si rivolge alla medicina. Scopre così che medici e strutture sanitarie hanno ancora oggi una conoscenza piuttosto limitata dei problemi del sonno, e di conseguenza una ancor più limitata capacità di agire per risolverli.
Eppure, il sonno sembra prendere parte attiva a moltissimi processi organici e psichici che si realizzano nel nostro corpo: è durante il sonno che le nostre cellule si rigenerano; è sempre durante il sonno, come scopre Randall attraverso le sue interviste, che la nostra mente riesce a collegare esperienze nuove ed esperienze passate, trovando nuove relazioni, collegamenti inediti.
Dormire, quindi, permetteva alla mente di sviluppare una flessibilità cognitiva che poteva portare i soggetti a considerare la situazione sotto un nuovo punto di vista.
Era come se il sonno allenasse i muscoli della mente, e questa rispondesse adattando la sua concezione dei fatti e della realtà in un modo che le permetteva di giungere a una visione nuova. (p. 107)
La mancanza di sonno può addirittura condurre alla morte, propria o altrui: è forse questa la rivelazione più importante del libro di Randall. Eppure, se ci si pensa, sembra più che logico che sia così; ma perché, allora, diamo così poca importanza alle ore che trascorriamo dormendo? Perché, anzi, molto spesso ci vergogniamo ad ammettere di dormire tanto e rendiamo al contrario motivo di vanto la scarsità di sonno?

Da un punto di vista contenutistico, dunque, ciò che rende questo saggio degno di essere letto è la sua capacità di portarci a riflettere su questioni che tutti diamo per scontate, come l’importanza di dormire, illustrandoci le terribili conseguenze o le esaltanti sorprese che si nascondono dietro un tema così tanto bistrattato.
Dal punto di vista stilistico, la sua godibilità è resa dal dinamismo linguistico e strutturale che lo fa somigliare a un documentario televisivo: l’autore alterna interviste, test di laboratorio e casi di cronaca offrendo al lettore un quadro composito sull’argomento, dando un taglio giornalistico alla narrazione, dunque, ma nel senso più nobile del termine.

Sebbene a tratti possa sembrare esagerata l’enfasi e la centralità riconosciuta al sonno, e ci si possa domandare se negli eventi raccontati non influiscano anche altri fattori che esulano dall’oggetto dell’argomentare (Permettere a bambini e ragazzi di dormire può risolvere anche il problema del bullismo scolastico, si spinge a scrivere Randall a pagina 192), chiudendo “Sogni d’oro”, tutti noi ci sentiremo più consapevoli dell’importanza di una buona notte di riposo (e perché no, anche di un bel sonnellino pomeridiano!) e assai meno colpevoli nell’ammettere, ogni tanto, di avere un’insanabile desiderio di chiudere gli occhi e dormire.

Barbara Merendoni