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Bustine di Minerva? No grazie, meglio i maritozzi: "Gli amori finiscono non preoccupatevi" di Enrico Vaime

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Gli amori finiscono non preoccupatevi
di Enrico Vaime

Alberti Compagnia Editoriale, novembre 2015

pp. 254
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"No, un altro libro di aforismi no" qualcuno di voi potrebbe pensare. Eppure questo Gli amori finiscono non preoccupatevi uscito per i tipi di Aliberti compagnia editoriale, non è il classico libro di aforismi che ormai affollano gli scaffali delle librerie di mezzo mondo. Questo libro è scritto da Enrico Vaime, ovvero da "sua Maestà, televisione", uno degli inventori del varietà televisivo italiano nonché grande autore radiofonico e teatrale. "E questo -  sempre quel qualcuno di voi potrebbe pensarlo - cosa c'entra con lo scrivere aforismi?". C'entra, c'entra, dato che come la televisione dovrebbe essere il regno "dell'intrattenere facile, intrattenere bene" allo stesso modo la forma letteraria aforisma può essere spiegata facilmente: "Dire molto senza scrivere tanto, esseri profondi senza essere spessi". Enrico Vaime, quasi ontologicamente, è tutto questo.

Ma lasciamoli parlare questi aforismi, così diversi eppure così eguali tra loro, frutto, lo si intuisce dal modo quasi "da confidente" con i quali Vaime ce li dona, di anni e anni di conversazioni, colloquio, vis - à - vis intessuti nel tempo con i grandi uomini. Non si diventa amici di Ennio Flaiano tanto così, per "simpatia".


Aforisma novantanove

Come te non c'è nessuno.
Finalmente una buona notizia!

In questo aforisma si coglie bene una delle caratteristiche anche "filosofiche" di Enrico Vaime. Innanzi tutto il ricorso, quasi sempre e comunque, al "nazionalpopolare": l'attacco del pensiero è infatti lo stesso della celebre canzone di Rita Pavone. Poi, ecco lo scatto. Nel secondo paragrafo, alla dolcezza del primo, fa spazio, prepotente il sarcasmo. Enrico Vaime è quasi intriso di sarcasmo perché sa, grazie alle letture, alle esperienze e alle persone conosciute quando era giovane, che questa è la sola arma che ha l'uomo contro "il logorio della vita moderna". 

Aforisma centoundici

Il massimo dell'ottimismo:
guardarsi allo specchio e notare che
in fondo le corna
non vi stanno poi così male.

In questo pensiero è chiaro come Vaime voglia, senza per questo essere tacciato come "rivoluzionario da salotto", scardinare il sistema delle buone maniere che la società ci ha tramandato nei secoli. Da che mondo è mondo "le corna", usando il termine popolare tipicamente centro-sud italiano, sono una sorta di sciagura. Eppure l'autore nato a Perugia con questo suo ragionamento sembra quasi dirci che non è successo nulla, che, come recita il proverbio, "le corna si danno e si prendono" e perciò, sarcasticamente, è meglio prendersela con calma. 

Aforisma centoventisette

La menzogna in fondo è un tipo
di speranza esagerata.

Non è dato a sapersi se per la logica associazione con la famosa auto omonima o per altre, insondabili ragioni fatto sta che l'aforisma centoventisette sembra assurgere a ruolo centrale nel "Vaime-pensiero". Infatti il libro in questione è letteralmente costellato da aforismi e pensieri che, in un certo qual modo, nobilitano, o per meglio dire, scagionano la menzogna. Da terribile peccato, nella morale comune, a divertente escamotage nelle situazioni più disperate. Molto più simile ad una visione "ideale" di televisione (ovvero una menzogna, ben costruita e ripresa, a fin di bene, a fin di sollazzo per i pubblico) che ad un mezzuccio subdolo per acquistare dominio sugli altri. Sarebbe davvero bello se le menzogne fossero, sul serio, "una speranza esagerata". In fondo non è proprio questo la segreta speranza di tutti quelli che spiegano una lezione, dipingono un quadro, scrivono un libro? Che la loro erronea visione del mondo possa essere di stimolo per qualcun altro.

Mattia Nesto