in

#ScrittoriInAscolto: racconto della presentazione milanese di "Quello che hai amato"

- -
Foto di Claudia Consoli
 Scrivere non fiction può essere più rischioso di scrivere di narrativa, ma anche più liberatorio. È partire da se stessi per andare al centro delle cose, essere un po' egoisti nel concentrarsi sulla propria esperienza e allo stesso tempo generosi nel regalarla agli altri. 
Scrivere non fiction di qualità è difficile perché lo scrittore si mette al centro della pagina e, in un gioco di specchi, diventa il personaggio che il lettore si aspetta, appoggia, condanna; è un corpo a corpo con la scrittura, una forma di "racconto" che si distingue da tutte le altre. 
Lo sanno bene le autrici di Quello che hai amato (Utet Libri, 2015), un'antologia curata da Violetta Bellocchio che raccoglie i testi di undici autrici italiane under 40.
Insieme a Violetta hanno partecipato al progetto Nadia Terranova, Mari Accardi, Giusi Marchetta, Carolina Crespi, Raffaella R. Ferré, Claudia Durastanti, Giuliana Altamura, Flavia Gasperetti, Chiara Papaccio e Serena Braida.


"Undici storie vere", ci dice subito il sottotitolo, a sottolineare che si tratta di parole che sanno di luoghi e persone reali, scavati nel ricordo o fermi come istantanee presenti.
Abbiamo incontrato a Milano l'editore e tre delle autrici della raccolta, Violetta Bellocchio, Giuliana Altamura e Carolina Crespi, rappresentanti di questo team di scrittrici che, pur concentrate ciascuna nel proprio percorso creativo, sembrano aver creato una narrazione corale unica.
Per iniziare, Violetta Bellocchio ha raccontato come è nato Quello che hai amato. Per usare le parole dell'introduzione al volume:
Questa antologia nasce dal desiderio di leggere racconti inediti di dieci scrittrici italiane. A tutte loro ho fatto la stessa domanda: raccontami quello che hai amato. Le autrici erano libere di muoversi in qualsiasi direzione, bastava che la storia fosse vera [...] Tutte si sono messe in gioco, e gliene sono grata. Attraverso i loro racconti ho sentito che stavo cominciando a conoscerle.
Una volta finito Il corpo non dimentica (libro di cui abbiamo parlato molto nell'ambito del nostro festival #TreQuarti14), Violetta ha detto di aver sentito il bisogno di leggere le storie di altri, soprattutto di donne, quasi una voglia di immersione in dimensioni personali sconosciute e da esplorare. È così che è nata Abbiamo le prove, una rivista online dedicata ai racconti di non fiction, popolata da voci femminili che hanno accettato proprio di mettersi in gioco. Un progetto in qualche modo fratello maggiore di questo libro, l'inizio di un percorso che ha portato all'antologia e magari farà nascere molto altro in futuro. 
Giuliana Altamura, Violetta Bellocchio e Carolina Crespi

Nella raccolta ci sono dentro tanti, forse tutti, i tipi di amore possibili, le forme spesso assurde che assumono i sentimenti nel loro crearsi e ricrearsi, mentre si intrecciano senza sosta con i luoghi della nostra vita, i ricordi, i momenti di passaggio in cui tutto cambia. 
Ci sono madri e figlie a bordo di macchine che portano lontano, storie di famiglia che spezzano il cuore, giovani che sono già grandi anche se incredibilmente fragili. Ci sono anche paesaggi isolani, città piene di luci e periferie avvolte nel silenzio, c'è l'Italia e c'è anche un pezzo di America, ci sono gli amici, gli amanti, gli amori passati. 
Tutte le autrici in qualche modo si chiedono "Chi sono io?" e danno una risposta a questa domanda con un frammento di storia che ti lascia sempre con la voglia di saperne di più.

Durante la presentazione Violetta, Giuliana e Carolina ci hanno descritto le diverse fasi della stesura del libro, l'operazione di curatela, i modi con cui hanno affrontato questa sfida letteraria, ognuna dalla propria prospettiva.
Tutte le autrici di Quello che hai amato sono dedite alla scrittura in varie forme: tra romanzi, saggi e reportage, hanno tutte diversi "cantieri narrativi" aperti. Interessante pensare, inoltre, che due terzi delle scrittrici di questa antologia non sapevano chi fossero le altre e lo hanno appreso solo a stesura completata, con la curiosità di scoprire i volti delle altre compagne d'avventura. Avevano paura di scrivere tutte dello stesso tema e invece è nato un grande mosaico di storie e luoghi, in cui nessun testo è come un altro eppure emerge comune un forte senso dell'identità individuale

Violetta Bellocchio legge un brano al pubblico
Perché tutte donne? Si sono chiesti in molti. Non serve un trattato di sociologia per rispondere a questa domanda: c'era la voglia di confrontarsi con un tipo di scrittura e di esperienza propri delle donne perché sì, le donne hanno un modo tutto loro di raccontarsi ed è a questo che volevano dare spazio. Il risultato è un libro che riflette una coralità di punti di vista femminili ma di una raccolta di racconti "al femminile" ha ben poco.

"Qual è il lato di voi che più mettete nella scrittura?", ho chiesto in chiusura alle tre autrici. 
Il sentimento dei luoghi, mi ha risposto Giuliana Altamura, della quale abbiamo recensito il romanzo di esordio Corpi di Gloria (Marsilio, 2014); la distanza tra il personaggio e le sue relazioni, il continuo gioco dei punti di vista, ha detto Carolina Crespi; le dinamiche che si creano quando c'è squilibrio tra le parti in gioco, ha confessato Violetta.
Ci sarebbe tanto da dire per confrontarci ancora sulla scrittura, sulle storie personali, sul gesto coraggioso di chi dice "io" quando si mette davanti al foglio bianco, quando non ci sono filtri né mondi immaginari, ma sei sola a raccontare te stessa.
Ma forse è meglio lasciare che siano questi undici testi a raccontarvelo.

Claudia Consoli