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Pillole d'Autore: "Nikolaj Gogol'" di Vladimir Nabokov

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Nikolaj Gogol' di Vladimir Nabokov è il luogo in cui il genio di due scrittori si incontra, una prova di maestria stilistica che si inscrive nel genere della biografia critico-letteraria sovvertendone le regole dall'interno. Per cominciare, l'autore ha invertito le coordinate della vita di Gogol' facendo del punto di arrivo un punto di partenza. È così che nelle prime pagine del libro il lettore trova una descrizione - che ha la forza di un'inquadratura cinematografica - del "corpo disgraziato" di Gogol' in punto di morte. Il povero trema, piange e debolmente lotta contro la volontà di saccenti dottori che lo costringono a penose cure, mentre grosse sanguisughe gli penzolano dal naso. 
Nelle ultime grottesche ore di Gogol' c'è tanto delle sue fatiche e delle sue opere, ma c'è soprattutto il lato  fisico del suo genio. La vita e la morte dello scrittore, sempre accostate in un eterno agone, qui si sovrappongono in un disegno complessivo: è la prima magia del biografo Nabokov. 

Terminato - non senza fatica - nel 1943, questo saggio è una delle più importanti testimonianze della sua attività di lettore e studioso.
Nabokov ha letto e tradotto Gogol', analizzato la sua lingua nella volontà di esserle del tutto fedele perché, come si legge nella postfazione di Cinzia De Lotto e Susanna Zinato all'edizione Adelphi 2014, "la vera traduzione, rispettosa verso la fonte e onesta verso il lettore, non può che essere letterale".
Nabokov ha raccontato il mondo letterario gogoliano lasciando da parte la prospettiva dei tradizionali manuali di letteratura, al modello dei quali si dimostrava estremamente insofferente. È nato così un saggio accademico dallo spirito fortemente anti-accademico. 
L'autore mantiene il rigore e il metodo dello scienziato (Nabokov era anche un brillante entomologo), lasciandosi rapire dalle strutture e dalle parole di Gogol'; così facendo, in un doppio gioco, ricrea l'universo letterario di un mago della parola, padrone di una dimensione irrazionale, cangiante, mai uguale a se stessa. 
Concentrandosi quasi esclusivamente su Il revisore, Il cappotto, Le anime morte, ed escludendo invece opere come Veglie alla fattoria presso Dikan'ka e la raccolta in due volumi Mirgorod che lo lasciano completamente indifferente, Nabokov è il primo a reinterpretare il mito di Gogol' esaltandone la fantasia e l'ironia e sgomberando il campo dalle interpretazioni dominanti  dei critici che, specialmente in Russia, leggevano le sue opere (prima tra tutti Il revisore) in termini di esclusiva denuncia e satira sociale contro il sistema di corruzione statale del Paese. 
E poi rilegge anche il rapporto con la madre, le relazioni con gli scrittori contemporanei, con il pubblico e con la critica, i viaggi all'estero, fughe nelle quali Gogol' cercava quella pace che per il suo animo era impossibile raggiungere.
Nel rileggere (e riscrivere) Gogol', lo scrittore Nabokov dipinge "il più strano russo di Russia", l'uomo che ha immortalato una San Pietroburgo irreale, o forse reale come solo i sogni sanno essere.
Per primo Nabokov parla di "fisica del mondo alla rovescia di Gogol'" per descrivere un mondo ingannevole in cui "i cappelli sono teste, le cappelliere cappelli, e i colletti gallonati in oro sono le spine dorsali degli uomini". 
Nikolaj Gogol' non è solo un omaggio allo scrittore russo: è una delle creazioni letterarie più brillanti di Nabokov sul piano stilistico con "continui scarti e sovrapposizioni di registri", come specificano ancora nella Postfazione le curatrici del volume.
È così che anche un elemento tecnico come la semplice pronuncia di una vocale diventa puro gusto per l'immagine: una 'o' grossa tanto quanto il tonfo di un elefante che cade in uno stagno fangoso, e tonda quanto il seno di una bellezza al bagno su una cartolina illustrata tedesca.
Con questa pienezza di stile Nabokov racconta l'assurdo e l'umano dei personaggi di Gogol', uomini fantasmi trattenuti a terra dalla logica del mondo, ma pronti a librarsi nell'aria al primo soffio del vento dell'immaginazione. 


Edizione di riferimento: Vladimir Nabokov, Nikolaj Gogol', a cura di Cinzia De Lotto e Susanna Zinato, Adelphi, Milano, 2014.


Il dramma di Gogol' è poesia in azione, e con poesia intendo i misteri dell'irrazionale, così come vengono percepiti attraverso le parole razionali. Vera poesia di quel tipo provoca non risa, non lacrime, ma un sorriso radioso di perfetta soddisfazione, e fusa di beatitudine.

Gogol' era una creatura strana, ma il genio è sempre strano [...] la vera letteratura corre lungo il filo dell'irrazionale. Amleto è il sogno folle di un nevrotico erudito. Il cappotto di Gogol' è un incubo grottesco e cupo che apre buchi neri nell'incerto disegno della vita. 

L'assurdo era la musa preferita di Gogol' - ma quando dico "l'assurdo" non intendo il bizzarro o il comico. L'assurdo ha tante tonalità e gradazioni quante ne ha il tragico e, per di più, nel caso di Gogol' sconfina in quest'ultimo [...] Akakij Akakievic, il protagonista del Cappotto, è assurdo perché è patetico, perché è umano e perché è stato generato proprio da quelle forze che sembrano essere così in contrasto con lui. Egli non è soltanto umano e patetico. È qualcosa di più, così come lo sfondo non è semplice caricatura. 

Al fine di apprezzare il vero valore, dobbiamo eseguire con la mente una sorta di salto mortale così da liberarci dai valori convenzionali in letteratura per seguire l'autore lungo la strada onirica della sua sovrumana immaginazione. Il mondo di Gogol' è, in qualche modo, imparentato a concetti della fisica moderna come quello dell'Universo Fisarmonico o dell'Universo Esplosione; è ben lontano dai mondi-orologio del secolo scorso, che ruotavano in modo rassicurante. Vi è una curvatura nello stile letterario come vi è una curvatura nello spazio [...] la prosa di Puskin è tridimensionale; quella di Gogol' è quadridimensionale, come minimo. 

A cura di Claudia Consoli