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#SalTo14 - Due incontri, due commozioni (seconda parte)

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MyBossWas
Lo dicevamo l'altro giorno, che in questo Salone anche le performance per i lanci dei libri sono state sempre molto attente al testo. Il culmine di questa sana pratica è stato raggiunto con la presentazione di "Il nero e l'argento", nuovo romanzo di Paolo Giordano, appena uscito per Einaudi: la gigantesca Sala dei 500 è stata illuminata solo da uno schermo, dove passava un filmato in parte urbano e in parte dedicato a sostanze chimiche che si mescolavano, seguendo le note d'atmosfera di @mybosswas.

Poi, all'improvviso, un fascio di luce su Isabella Ragonese, che è uscita dall'ombra per leggere con voce toccante un passo da "Il nero e l'argento". Parla di morte questo nuovo romanzo? No, non solo almeno: c'è un amore, vegliato da una terza persona - una balia forse? una donna di servizio? dalla lettura non si evince ancora, ma la "signora A." da subito assume un ruolo di spettatrice fondamentale, anche per la storia d'amore:
"A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda".
Insomma, come suggerisce l'editor Paola Gallo, "Giordano ha scritto un romanzo in punta di piedi": momenti capitali come l'innamoramento e la morte vengono a scontrarsi con l'abbandono e la solitudine, due costanti nei romanzi di Paolo. Lui commenta:
"Non inizio mai a scrivere di solitudine, e mi ci ritrovo sempre". 
Isabella Ragonese a #SalTo14
Una sorta di paradossale dipendenza, insomma, anche se si tratta sempre di diversi tipi di solitudine: individuale nella Solitudine dei numeri primi, di gruppo nel Corpo umano, e adesso di coppia. Ancora una volta, poi, il tema del corpo torna prepotentemente: dal cancro della signora A. al veicolo dell'innamoramento tra l'io narrante e la moglie Nora. Quindi, proprio il corpo unifica i due temi-chiave della morte e dell'amore, che - a quanto dice l'editor - possono permettere di dare una doppia lettura al romanzo. Se l'autore mette al centro il tema dell'abituarsi all'idea della morte e lasciare quindi una traccia, Paola Gallo ci conforta con la forza del filone sentimentale. Dalla lettura successiva di Isabella Ragonese, non abbiamo dubbi: l'amore c'è, e si intreccia sempre col corpo (anche se Giordano confessa di avere qualche problema a scrivere d'erotismo). E ci resta in testa questa frase, che abbiamo twittato subito (e riproponiamo così, non avendo idea della punteggiatura nel testo):
"Eravamo noi e non eravamo noi. Ma forse è sempre così che accade, quando si bacia qualcuno di nuovo". 
Non lo abbiamo forse pensato tutti, prima o poi? Ma chi ha avuto il coraggio di ammetterlo? E sono i simboli, i dettagli, quelli che fanno presagire un successo con questo "Il nero e l'argento": un libro più maturo, che forse salverà Giordano dalla sensazione di capolavoro mancato che ci ha fatto arrabbiare sugli altri due romanzi: quel quid che mancava appena, quel "quasi perfetto" che - speriamo - possa solo migliorare nel nuovo romanzo.

In attesa della recensione, lo ammetto qui: mi sono commossa alla presentazione. Ennesima dimostrazione che parole, musica e immagini fanno l'Arte ancor più maiuscola.

GMGhioni