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Più Libri Più Liberi - XII Fiera nazionale della piccola e media editoria - 7 dicembre

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Si è appena concluso uno degli appuntamenti più attesi dell'anno, Più libri più liberi, che ha registrato oltre 54mila presenze al Palazzo dei Congressi a Roma, nel segno dello slogan "parti da un libro", che invita allo studio, alla lettura, per la raccolta di informazioni che sta sempre alla base di qualunque progetto, di ogni ispirazione.
Abbiamo visitato la fiera sabato scorso, affollato groviglio di corridoi pieni di stand delle varie case editrici, in cui è la qualità dei testi pubblicati a fare da padrone. 
Al primo piano, invece, le sale in cui si sono avvicendate le presentazioni di libri, le interviste, gli incontri, gli scambi. Nel pomeriggio, la presentazione di Riscatto Mediterraneo. Voci e luoghi di dignità e resistenza di Gianluca Solera (Nuovadimensione Editrice), un libro che mostra come, senza un'attenta riflessione, il concetto di primavera araba rischi di diventare una perifrasi vuota. Con uno sguardo aperto al Mediterraneo, Solera racconta le rivoluzioni dei popoli di una sponda e dell'altra: dalle popolazioni del Nordafrica a quella greca e spagnola. Tra le popolozioni nordafricane esistono molte differenze, eppure ci sono degli elementi di continuità che hanno permesso a queste popolazioni di scoprire dei punti in comune: la continuità di punti di vista sul cambiamento, Solara la chiama "contagio". E' qualcosa che nessuno ha programmato, è avvenuto così, questo sentire comune, disordinatamente.

In un Europa in cui convivono l'omaggio a Mandela e la tragedia di Lampedusa, c'è qualcosa che non va.

E' il commento dell'autore. La rivoluzione libica, quella egiziana, quella siriaca, la greca e la spagnola, hanno una valenza che va oltre le singole nazioni, significano una nuova speranza; esprimono la volontà di prendere in mano il proprio destino, autodeterminarsi, lasciare da parte la paura. Solara auspica una maggiore consapevolezza dell'unione politica e culturale delle popolazioni del Mediterraneo, solo così si potrà valorizzare un patrimonio umano, storico inestimabile.
Oltre all'importante riflessione su questi temi d'attualità, il testo si presenta letterario, in certi passi, per come Solara racconta le storie della gente.


Subito dopo, Eric-Emmanuel Schmitt presentava libro completamente diverso, La giostra del piacere, per Edizioni e/o. Si presenta come una sorta di enciclopedia dei modi di amare e di desiderare, una galleria di personaggi in cui ci si può immedesimare, a volte. E qui ci è piaciuto appuntare per filo e per segno cosa l'autore aveva da dire.
Questa è la via per aprirsi ad una fratellanza tra di noi. Non avrei potuto scrivere questo libro a vent'anni, perché pensavo che il modo migliore in cui si possa amare fosse il mio; ora invece posso descrivere diversi modi di amare con più benevolenza, tolleranza.

Nel libro si parla dell'eterno scontro tra illusione e passione: 

La sensualità è un destino che subiamo, non si sceglie, il desiderio nasce da sé. L'accettazione dei propri desideri, delle proprie pulsioni è un modo per viverle serenamente, senza l'impaccio della sessualità. Bisogna conoscersi oppure lottare contro l'ideologia in cui siamo cresciuti, quindi un po' contro di sé. 

L'autore ricorda uno dei personaggi del libro, che cerca di accettarsi, lottando. 

E' asessuato, privo di libido, fenomeno che si sta diffondendo e di cui comincia ad esserci una certa consapevolezza. Nei secoli scorsi l'asessuato passava per essere pio, virtuoso, oggi stupido, o malato. Il paradosso è che ogni epoca ha i suoi modelli, e la nostra è un'epoca in cui non si può realizzare appieno la propria sessualità.

Il libro comincia con una lettera d'amore anonima, Schimtt argomenta:

Ogni vera lettera d'amore dovrebbe essere anonima, continua Schmitt, perché altrimenti ci si aspetta qualcosa in cambio. Tutti siamo capaci di amore incondizionato, che è quello senza sessualità, perché col sesso entra in gioco uno scambio, un do ut des: io ti amo se mi ami, se mi sei fedele, se ami solo me, e così via. Il desiderio è egoista, come il piacere. Una terza via possibile è amare senza che entri in ballo il desiderio, la sessualità. Resta la forma più alta d'amore. Così come la più alta forma per analizzare l'amore, anche al livello psicologico, è la letteratura, non il cinema.
 

Seguiva poi la presentazione di E Mozart finì in una fossa comune, di Fabio Macaluso, per Egea. Il titolo centra il punto in modo arguto: si tratta di una riflessione sul problema del diritto d'autore nell'epoca della diffusione dei prodotti digitali. Spesso sottratti illegalmente, gli stessi contenuti difficilemente verrebbero sottratti in altri formati, nel senso che è molto più facile che si scarichi un film illegalmente e non che si rubi fisicamente il DVD. L'incorporeità dei prodotti digitali è uno dei temi di riflessione di questo libro divulgativo che anche i non addetti ai lavori possono trovare scorrevole. Inoltre, un excursus sul diritto d'autore accompagna riflessioni di natura politica sul perché la proprietà intellettuale, oggi, sia così poco rispettata.

L'essere umano è stato messo al centro di una tale forma di condivisione che non è possibile mettere le briglie a questo processo, cui bisognerebbe accompagnare gli utenti, trovare un equilibrio tra la giustizia e il riscontro economico di ciò che è innovativo al livello tecnologico.

Osserva Walter Veltroni, che ha preso parte a diverse presentazioni di libri, quel pomeriggio.



L'ultimo incontro è forse quello più denso di emozioni, Furio Colombo, Andrea Cortellessa e Ginevra Bompiani, insieme per presentare Vita privata di una cultura di Carla Vasio, ossia il racconto della personale esperienza dell'unica donna che fece parte del Gruppo '63. La Bompiani racconta del giorno in cui la Vasio lasciò il manoscritto in redazione e di come si sia deciso della pubblicazione. 
In occasione cinquantenario del Gruppo '63, il racconto della Vasio e di Colombo si ascoltano con vero interesse: l'adolescenza di Colombo in compagnia di Eco e Sanguineti, quell'aspra critica ai modelli letterari che sentivano tradizionali, e che andavano stretti; la fiducia nell'automatismo della scrittura: una volta fatta propria una struttura, il resto veniva da sé, stile, trama. 
La presenza femminile, nel Gruppo, era problematica, argomenta Cortellessa, ma non approfondisce.
Col senno di poi, cosa rimane del Gruppo '63?
Dopo quel movimento non c'è stato niente di simile, non una riflessione sul lavoro letterario che racconti una generazione e il suo modo di intendere la letteratura, disse Calvino in occasione del trentennale del movimento.
Ma, aggiunge la Vasio, "Sono rimasti testi importanti che hanno realizzato un altro modo di guardare la realtà".