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#Il Salotto - #SpecialeSCUOLA - Intervista Alessandro D'Avenia

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Questa mattina sa di matite temperate ed inizi: è una mattina di settembre, di quelle sole e vento, di pensieri stesi all'aria, poi ritirati caldi e un po' meno stropicciati.
Settembre è gambe sotto al banco e cuore tra i cieli d'agosto, quaderni bianchi e foto a colori.
L'odore è di un libro nuovo, il suono è quello perentorio della campanella alla prima ora.
Oggi voglio raccontare una storia che sappia di tutte queste cose, che sappia di sole e di vento, di inizi e matite temperate. Voglio raccontare una storia che sappia di settembre...

C'è oggi un giovane Perseo con il cuore a forma d'orecchio e il vizio di fuggire nelle vite degli altri, anche in quelle di carta, fuggire per poi tornare e testimoniare la bellezza di un amore.
Palermo, un padre, una madre, cinque fratelli e arancini siciliani; Roma a vent'anni, Siena e le sirene omeriche; ritorni ai banchi, davanti, dietro: non fa differenza; 20 paesi, un milione di copie e il grande schermo per Bianca come il latte, rossa come il sangue; un altro successo editoriale con Cose che nessuno sa e un web creativo con Prof 2.0; prossimamente nuove pagine per Palermo 1992: è il suo vizio quello di fuggire... per poi tornare.

Professor D'Avenia, settembre per lei è?
Ti rispondo con righe che ho scritto in Cose che nessuno sa che dimostrano il mio amore per questo mese: "Settembre, come tutti i mesi di transizione, cullava gli incerti. Fuggiva in avanti con il vento fresco che sarebbe diventato presto autunnale, si rifugiava indietro nella luce ancora estiva del cielo. E ciascuno poteva assaporare quello che preferiva: foglie più pallide che cominciano ad abbandonarsi, nuvole veloci e senza pioggia, pezzi di blu tra i palazzi grigi come cerniere dell’infinito".

Qualche anno fa sul Corriere della sera ha scritto: “Lo scrittore ha un cuore a forma di orecchio, con cui ascolta e strappa ai fatti della cronaca, destinati a passare come tutti noi, la loro essenza, la loro realtà, con la pretesa di coglierne l’universalità, di liberarli dalle lancette degli orologi.” Professore D'Avenia, che forma ha il cuore dell'insegnante?
Credo valga la metafora che ho usato per lo scrittore. Lo scrittore ascolta personaggi vivere, l'insegnante ascolta persone vivere.

In Perchè leggere i classici, Calvino scrive che “Il 'tuo' classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui”. Qual è il suo classico, professor D'Avenia?
Il mio è classico è l'Odissea. Un continuo ritorno al centro della mia vita, combattendo con i miraggi, le illusioni, le fughe in vite che non sono la mia.

Come si insegna che perdersi tra le pagine di un libro equivale sempre a ritrovarsi?
Non si insegna si vive. E poi si racconta quella vita trovata tra le pagine. Forse si insegna ad amare o si racconta la bellezza di un amore?

Come si insegna che le parole hanno un loro musica e che deve essere rispettata?
Leggendo ad alta voce poesie.

Come si insegna che gli specchi possono essere d'inchiostro e gli amori di carta?
Leggendo ad alta voce romanzi.

Si può insegnare l'amore per la lettura?
Si può testimoniare.

C'è un prima e c'è un dopo tra il suo essere insegnante e il suo essere scrittore?
Sono due facce dello stesso lavoro. A scuola c'è la vita tosta, quella che ti interpella e ti chiede di superarti ogni giorno amando di più e conoscendo di più. Scrivere è lasciar decantare sulla pagina quel di più di amore e conoscenza che la vita ti ha chiesto. Le parole danno nome a cose vere, a meno che siano usate solo per sedurre o esercitare potere. E la cosa vera, l'unica vera, è quanto sai amare e quanto hai sete di conoscere.

Ci sono due tempi: quello delle parole e quello dello scrittore. Vi sono scrittori per cui le parole corrono più veloci della penna, altri che le parole giuste possono solo invitarle, ma poi devono stare lì e aspettare. Lei che tipo di scrittore è?
Non separerei il momento della scrittura da quello della vita. Diceva Pirandello che la vita o si scrive o si vive. Io  la correggo così: la vita si vive e si scrive, e la si scrive quando la si vive, così come la si vive quando la si scrive. C'è un unico tempo per me, quello della vita col suo ritmo. Io cerco di stare al passo e ballare meglio che posso.

Cercare di raccontare, insegnare, spiegare poesia. L'insegnante di letteratura come moderno Sisifo?
No l'insegnante di letteratura come moderno Perseo. Con lo scudo riflettente e opaco dell'arte taglia la testa alla Medusa delle cose che vorrebbero pietrificarci: il brutto, la tristezza, la lamentela, il disinteresse, la noia, il dolore, la morte. E libera risorse ingabbiate nelle persone. Da quella testa mozzata uscì il cavallo alato Pegaso, da una zoccolata del quale scaturì la fonte presso cui le Muse si abbeveravano.

A chi, come lei, si interessa di letteratura, mi piace chiedere se all'interno di una società come la nostra, in cui il filtro comunicativo per antonomasia è rappresentato dal linguaggio economico, la letteratura abbia ancora un ruolo e se sì quale?
Diceva Wilde che è in crisi un'epoca che conosce il prezzo delle cose ma non il loro valore. La letteratura non tramonterà mai perché l'uomo avrà sempre bisogno di dare senso alle cose. Tutta la fame di storie, di musica che vedo nei ragazzi mi dice che la sete di bellezza non è spenta, cerca solo dove abbeverarsi.

Cosa si sente di dire ai ragazzi della mia generazione, in particolare a chi ha scelto di intraprendere l'impervia strada degli studi umanistici?
Di imparare almeno 3 lingue. Di non chiudersi solo in quegli studi, ma di essere eclettici e appassionarsi anche ad altri ambiti. Qualsiasi cosa decideranno di fare la faranno con una marcia diversa proprio grazie agli studi che hanno avuto il coraggio di affrontare.

Qual è il suo alunno ideale, e quale il suo libro ideale? Che poi forse non equivale a chiedere la stessa cosa?
L'alunno ideale è quello che ho di fronte. Altrimenti diventerei un Don Chisciotte della scuola con conseguenti cocenti delusioni. Ma questo non significa accontentarsi della pagnotta come Sancho Panza... Il libro ideale è ogni libro che aumenta di qualche grado la mia capacità di guardare la realtà con empatia.



A cura di Alice Mora