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Autoritratto |
Un lungo ponte per la
festa della liberazione e si moltiplicano a Roma, nonostante le
condizioni meteorologiche, le opportunità per entrare in contatto
con l'arte.
Dopo aver sfondato le
linee di passeggini, fanciulli zainati e anziani dinamici che si
stagliano con i loro accenti e le loro culture sulle paraste, i
colori e le linee imprevedibili dell'architettura romana, si riesce a
raggiungere con una serie di gradini lievi e raffinati, anche se
destinati evidentemente ai cavalli della corte pontificia, lo
splendore, espressione di un genio.
Tiziano, pittore di
corte, discepolo e maestro che racchiude tra le sue mani Raffaello,
Giorgione e Michelangelo, si presenta all'occhio del visitatore nella
calma dell'autoritratto. Dai toni scuri e appena delineati emerge, in
principio e fine, l'opera, il volto e la maestria di Tiziano; inizio
di profilo, con lo sguardo idealmente rivolto verso un punto
indefinito, che noi interpretiamo con il filosofo Søren Kierkegaard quando affermava “La vita si può capire solo all'indietro, ma la
si vive solo se protesi in avanti” e fine nell'istantanea di
colui che sembra smanioso di andar via, di proseguire ciò che ha
interrotto.
Due frammenti della vita che si riuniscono nella mostra
alle Scuderie del Quirinale.
Proponiamo un percorso
che non procede per le tappe della vita di Tiziano, che possono
essere lo stimolo per nuove letture o per tornare con la memoria ad
altre già avviate e concluse. Si vuole solo condividere
un'itinerario impressionante che alla fine porta le mani agli occhi
per stropicciarli e per godere, nel riaprirli, di quel frammento di
secondo in cui mantelli, volti e particolari riaffiorano ed irrompono
nel sigillo (sfraghis) sull'iride e nella mente di quel fascio
di luce, di diverse tonalità delle tinte o di un un'unico drappeggio
che si estende nel nostro immaginario.
Toni caldi, pochi volti
che guardano direttamente lo spettatore, distaccati, consapevoli
della propria bellezza e restii a fermarsi sul mondo oltre-tela.