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Le ricchezze di Stefano Benni

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Di tutte le ricchezze
di Stefano Benni,

Feltrinelli, 2012

pp. 205
cartaceo € 16
formato ebook € 7,99


Non tutti gli intellettuali scelgono una turris eburnea per ritirarsi nelle loro speculazioni: l'io-narrante, Martin, accademico in pensione, preferisce una casa modestissima e isolata in un paesino imprecisato per dedicarsi alle sue tre attività principali: studiare il misterioso poeta Catena, comporre poesie giocose e parlare agli animali. Sì, perché il mondo del professor Martin ha ritrovato il suo equilibrio, dal momento della partenza del figlio per l'America e dalla fine del suo unico amore. Ha voltato pagina: ha chiuso con i flirt con le studentesse, le rivalità tra colleghi, i convegni e le apparizioni pubbliche. Con la sola compagnia del suo cane Ombra (dolcissimo colosso di pelo e furbizia canina), degli animali del bosco e qualche scambio di battute con i suoi strani vicini di casa, Martin porta alto il vessillo della sua solitudine:

La mia solitudine è dignitosa, la affronto a testa alta, ma se la guardo in faccia mi deride, mi ferisce, fa ritornare tutte le solitudini del passato. E' così: ogni solitudine contiene tutte le solitudini vissute. 
Pare che questo equilibrio sia ormai radicato nel professore, ma ad incrinarlo arrivano due cittadini: Michelle e Aldo, lei una aspirante attrice e lui il proprietario di una galleria d'arte. La coppia piomba letteralmente nella vita e nella casa del professore:
Da quando sono arrivati i nuovi vicini, il cielo della mia solitudine si è riempito di nubi. Alcune candide, altre tempestose. 
In particolare, Michelle ricorda a Martin il vecchio e indimenticabile amore della sua vita, con cui ha ancora qualche conto in sospeso, o almeno sembra. Le occasioni per conoscere la coppia e per raccontarsi si moltiplicano, alternate a email dal passato professionale di Martin, comparsate più o meno utili alla trama, ma sempre piacevolissime. 
Il lettore di Benni lo sa, bisogna fidarsi totalmente all'autore, lasciarsi trasportare dal suo intreccio, perché solo così, tra una stramberia e un colpo di genio contenutistico e linguistico, si arriva alla risata ma anche alla riflessione. Alla risata scanzonata si alternano riflessioni amare, e questo emerge benissimo dalle poesie che aprono i capitoli del libro: alcuni sono testi di Martin, altri del Catena; sempre, dietro all'apparente facilità data dalla rima alternata o baciata e dalla forma a filastrocca, si nasconde tutt'altro che ingenuità. La cantabilità della poesia e il sorriso della prosa dialogata controbilanciano la solitudine di Martin, ormai disilluso sulla professione e anche sull'amore: 
Il copione è sempre lo stesso Michelle, cambiano gli attori, il regista lo modernizza o lo stravolge, ma si è soltanto ridicoli in altro modo, la recita non cambia. 
Ma cosa accade se le certezze di Martin vengono messe a dura prova? Se ancora un po' di sogno torna nelle sue vene?
Per raccontarlo, il narratore sceglie la forma composita, l'infrazione dei generi e abbonda nella scelta delle strategie narratologiche, come già nelle Beatrici: poesia e prosa, narrazione tradizionale alternata a monologhi teatrali che presentano i punti di vista dei diversi personaggi, fitti dialoghi e lettere,... A livello lessicale, come sempre, Benni gioca con le neoformazioni e veri e propri neologismi, ammicca al lettore con cui interagisce più volte. E' un autore che si prende in giro, pienamente consapevole della caduta di ruolo dell'intellettuale nel Duemila. Eppure, la sua è cultura letteraria riproposta volutamente con un basso profilo, che gli permette ad esempio di recepire e riproporre giocosamente la lezione di Se una notte d'inverno un viaggiatore, senza risultare parodistico o ossequioso. Benni è semplicemente un consapevole maestro della fantasia, che non delude chi vuole : 
Ci guardiamo attraverso questo strano specchio che è un libro. [...] E penso a te che mi hai ascoltato. E mi hai reso diverso, nei mille pezzi di specchio, perché sarò diverso ogni volta che mi rileggerai, e diverso per ognuno che leggerà, svogliato o rapito. Questo è il segreto dei libri, la loro vita indomabile.