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Dietro una cortina di successo, il nulla

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Eva
di James Hadley Chase
Universale Economica Feltrinelli, Milano 1993

Traduzione e cura di Gianfranco Manfredi
1^ edizione originale: 1945
pp. 196

Sbattei giù il ricevitore e me ne andai in veranda. A ogni incontro, a ogni telefonata diventava più scostante. Ma io non potevo farne a meno. Sapevo che le cose non potevano cambiare, eppure continuavo a inseguirla. (p. 144)

A parte Hurst, nessun uomo aveva la minima possibilità con Eva. Lei era un guscio vuoto, che solo le perverse emozioni suscitate da Hurst potevano riempire. Aveva vissuto di uomini per dieci anni, imparandone tutti i trucchi, i sotterfugi e le debolezze. Quest'esistenza aveva ucciso i suoi sentimenti come l'arsenico uccide le erbacce. (p. 163)

Da queste citazioni, si potrebbe pensare che Eva si inserisca pacificamente nell'eterna catena dei romanzi d'amore non ricambiato. Ma James Hadley Chase (all'anagrafe René Brabazon Raymond) è ricordato per quasi un centinaio di opere giallistiche e noir, che lo hanno portato al successo e a qualche accusa di plagio. Possibile che questo suo stile non influenzi Eva? Come avverte Gianfranco Manfredi nella postfazione, Eva tocca solo tangenzialmente lo stile e le preferenze contenutistiche di Chase. In realtà, è un romanzo complesso, che difficilmente si lascia imbrigliare in un genere: se Feltrinelli lo ha inserito nella collana dei noir, l'ha fatto per evidenti esigenze editoriali, non perché l'opera vi appartenga interamente.
Leggendo della Hollywood cinematografica e dei rovelli sentimentali e sessuali del protagonista, Clive Thurston, si pensa a un libro pubblicato qualche anno fa, forse anche l'altro ieri, e non nel 1945. La sconvolgente attualità è ravvisabile non solo nei fatti e nello stile disinvolto, ma anche e soprattutto nella spietata preferenza per personaggi tagliati aspramente, in tutto il loro cinismo. I protagonisti si muovono lungo la strada dell'egoismo ed eliminano più o meno definitivamente chi desidera rompere il meccanismo infernale del perseguimento del successo, del denaro e dell'adulazione.
Il lettore è da subito avvisato del fallimento di Clive che, in prima persona, decide di ripercorrere in un lunghissimo flashback tutte le vicende che hanno portato a questa inversione di destino. Due i poli principali del ricordo: l'incontro con Eva e il successo come romanziere e commediografo. Due poli che, d'altra parte, si sono resti sulla menzogna: se Clive è ammesso al Club degli Scrittori è solo perché ha sottratto al suo vicino di casa defunto la brillante commedia Rain Check e ha vissuto all'ombra del primo e irripetibile successo; la stessa frequentazione di Eva, prostituta di alto borgo, si fonda (almeno formalmente) sulla scommessa di fare della relazione un soggetto per una nuova opera.

Niente è come sembra, questo è il Leitmotiv che Chase evita di dichiarare apertamente, ma che occhieggia di pagina in pagina. Pura facciata sono i soldi di Clive, la sua bella e brillante fidanzata Carol, la fama di scrittore e il suo fascino con le donne; in realtà, l'uomo è un esempio perfetto di immaturità, crudele pur di perseguire i propri interessi, menefreghista quando occorre ed estremo cacciatore del piacere. A farne le spese, Carol, che ha come unico difetto la debolezza di essersi innamorata di Clive e di continuare a essere indulgente.
Come una parabola di successo fondata sull'apparenza, il percorso di lettura è un'affascinante quanto bruciante esempio di fallimento, senza altre possibilità di redenzione. L'intreccio serratissimo e i tanti dialoghi uniti a una punta di mistero per le reticenze del narratore fanno del romanzo una piacevolissima lettura. Viene voglia, alla fine, di andare a cercare in qualche videoteca, l'omonimo film di Joseph Losey del 1962.

Gloria M. Ghioni