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La Prima Vera Bugia

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La prima vera bugia
di Marina Mander

et al. edizioni, 2011


Chi è a corto di bugie non può salvarsi, diceva Alda Merini. E non esiste adagio più giusto per racchiudere la vita di Luca, un bambino di circa 10 anni, orfano di padre, che vive con la mamma, donna sola, bionda e fragile, una nonna con i capelli viola e un gatto di nome Blu. Colori che fanno da sfondo ad una storia toccante sulla scia narrativa di Safran Foer.
La prima vera bugia di Marina Mander è una storia di evidente infelicità di un cucciolo d'uomo privo di una figura paterna e che descrive la mancanza di un padre
come portare sempre un cappotto senza maniche.
La storia ha una trama tragica: una mattina, la mamma non si sveglia. Luca si colpevolizza subito:
forse non sono stato capace di farla restare nella mia vita, di farla vivere almeno per me.
Assalito dalla paura di essere chiuso in un orfanotrofio, di fronte ad un orrore che non può affrontare, Luca sceglie la sua Prima Vera Bugia: si comporta come se non fosse accaduto nulla.
I bambini che diventano adulti troppo in fretta devono essere forti.
Terrà in vita nelle idee e nei fatti silenziosi una madre che anche da viva era completamente assente, depressa. Non sbaglierà i dettagli e la sua vita scorrerà, come prima.
Sono però i dettagli che rompono la sensibilità del lettore, Marina Mander non offre una prosa struggente ma lucida, non straziante ma ironica, non consola ma non compiatisce e racconta un trauma interno, racchiuso ma pesante.
Luca cercherà di razionalizzare, contenere il dolore, comportarsi normalmente accanto ad una madre cadavere.
Marina Mander ha il pregio di raccontare con tenerezza e precisione il punto di vista di bambini inmersi nel panico, che sfuggono alla dura realtà attraverso deliri di onnipotenza.
La prima vera bugia si legge senza sosta e permette di essere accanto a chi cresce prigioniero senza poter piangere, nella triste normalità della autosufficienza.

Emma Gabriele