in

Sacro trasumanar della letteratura

- -
Peregrin d'amore. Sotto il cielo degli scrittori d'Italia
di Eraldo Affinati
Mondadori, Milano 2010

pp. 416
€ 20,00

Il progresso e i ritmi forsennati di oggi possono davvero affossare il ricordo dei classici della letteratura?  Eraldo Affinati, con il suo recentissimo Peregrin d'amore, risponde con un determinato 'no'. La letteratura non è solo connotata dal tempo, ma anche dallo spazio. Il protagonista si reca proprio nei luoghi dove sono nati, hanno vissuto e composto i grandi autori della tradizione italiana, in un ossequioso (ma non passivo) pellegrinaggio letterario, inaugurato con almeno una citazione d'autore per tappa.
E in questi "viaggi nel corpo della lingua italiana" il narratore fa agire e viaggiare un 'tu' lasciato volutamente indefinito, in modo che il lettore appassionato si possa rispecchiare. Così, siamo noi stessi a percorrere lo stivale italiano alla ricerca delle orme di Giordano Bruno; siamo noi a incontrare un acciaccato dantista in pensione e a intrattenere con lui una conversazione sulla Commedia; siamo noi a ritrovare la Venezia goldoniana,...  Siamo noi a non saziarci mai di trovare, sui visi o nei gesti di alcuni nostri contemporanei, somiglianze straordinarie con questo o quel grande nome della letteratura. 
Fenomeni di rispecchiamento, riconoscimenti improvvisi, ma anche elementi urbanistici e paesaggi testimoniano una salda linea di continuità lungo i secoli. E, soprattutto, risuonano echi di un dialogo mai interrotto tra autore e lettori.

Grande conoscitore dell'Italia e della letteratura, Affinati affronta una seconda sfida parimenti coraggiosa: portare in un rilegato Mondadori un'antologia di classici, camuffandola con elementi narrativi che conquistino il lettore. Un esempio? Il tema del viaggio: in prima battuta può sembrare la condivisione di uno degli hobby più diffusi oggigiorno; se si ripensa alla  storia della letteratura, tuttavia, ci si accorge che il 'tu' protagonista di Affinati non è solo un globetrotter curioso. E' anche un viaggiatore introspettivo, osservatore fine, a tratti spirituale e intimista. Si muove con coscienza, senza mai straniarsi dal mondo: non ci sono torri d'avorio entro cui ripararsi dalla contemporaneità, e d'altra parte non se ne avverte neanche il desiderio.

Allo stesso modo, anche lo stile, al passo con i tempi, non si piega però a una certa usura lessicale tanto di moda. Affinati inserisce qui e là tessere di un lessico più attento al dettaglio, al preziosismo formale, dosando sempre la quantità di poetismi. E la stessa misura si legge anche nell'attenzione ai richiami interni all'opera, che rendono il viaggio non lineare e, al contrario, esito di giustapposizioni e intrecci, asserviti all'ordine cronologico degli autori trattati.

Gloria M. Ghioni