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Niente e così sia

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Niente e così sia
di Oriana Fallaci

BUR, 1997
360 pp., 7.00 €

1967 e una domanda: la vita cos'è? Questo, l'incipit di un viaggio alla ricerca di comprensione e nuove domande. Niente e così sia è comunemente noto come il reportage di guerra pubblicato dalla Fallaci, massima reporter italiana. E' un diario che contiene Storia, Letteratura, Poesia, giornalismo, anima, riflessioni, confessioni intimiste e molto altro.

Le testimonianze dei militari che hanno partecipato a un massacro terribile aprono la versione italiana di questo romanzo. Dal mondo straordinario e sanguinoso del Vietnam, torniamo nel "nostro mondo conosciuto", attraverso una conversazione avvenuta tra la Fallaci e la sorellina, la sera prima della sua partenza. Qui la domanda: cos'è la vita? A questa, Oriana affiancherò un'altra, cruciale: perché la guerra? Perché gli uomini la scelgono, non sono in grado di farne a meno? Così inizia il resoconto diaristico del primo anno da inviata in Vietnam, suddiviso nei suoi tre viaggi, nelle innumerevoli battaglie e occasioni vissute in prima persona.

La Fallaci giunge in Vietnam inesperta nel campo del giornalismo nei conflitti a fuoco. Aveva vissuto la Seconda Guerra Mondiale sulla sua pelle, era stata parte della Resistenza, aveva subito il dramma di un padre torturato, ma ora la situazione era diversa. 
Niente e così sia raccoglie la testimonianza di come questa giornalista svolgeva il suo lavoro, dell'aiuto offertale dai colleghi francesi, delle sue ingenuità, paure, testardaggini e grandezze. 
Per sua stessa ammissione, il diario non vuole raccontare e limitarsi al conflitto in Vietnam, vuole raccontare un'esperienza. Lei lavorerà soprattutto nelle zone intorno a Saigon. Saranno i libri successivi a raccontare l'esperienza ad Hanoi e di nuovo a Saigon.

La Fallaci parteciperà a spedizioni, raccoglierà interviste, registrandole puntualmente nel suo quaderno d'appunti, sceglierà di sperimentare in prima persona cosa si prova a stare su un aereo che getta napalm su persone, intervisterà vietcong e dittatori, generali e soldati semplici. 
A tutti chiederà: perché hai scelto la guerra? Vivrà la shock del vedere bambini giocare con cadaveri e si commuoverà davanti ai diari d'amore dei vietcong, con le loro poesie e disperazioni amorose vissute in guerra. Per non parlare delle fosse comuni, delle marce, delle madri disperate davanti ai figli morti, dei vetri che crollano con le bombe, dell'offensiva del Tet.
E Loan, il generale Loan, il terribile Generale Loan, sarà una delle figure più emblematiche e centrali di tutto il panorama umano vietnamita, un personaggio che ricorrerà nei suoi ricordi e nei suoi libri, più e più volte. 
Sarà anche colui che si mostrerà fragile, così' tanto da piangere di fronte alla Fallaci. 
Non una, ma più volte, in più periodi della loro vita. 

Niente e così sia mostra e genera parallelismi e riflessioni fra il sentire occidentale del Vietnam negli anni Sessanta e la realtà vissuta in prima persona. Il diario creato sotto forma di romanzo apre le sue nuove pagine con l'entrata in data, talvolta viene specificato se è sera o se è mattina. 
Ognuno degli undici capitoli apre con una riflessione personale, non ultima quella sulla fascinazione della guerra, come preambolo per le avventure che verranno poi mostrate. 
La Fallaci ha una prosa molto intimista, in alcuni casi. Il "Tu" a cui si riferisce è Elisabetta, la sorellina.
Oriana è sia autrice che protagonista. 

Appare evidente la sua smania di capire, il suo sentirsi incapace di abbracciare "per intero" una realtà così profondamente toccante e sconvolgente come la guerra.
Talvolta la ricerca affannosa di un motivo, uno solo, per continuare ad avere fede e fiducia nell'uomo, per vedere le sue grandezze quando ha davanti agli occhi gli orrori e le tragedie, diventa esperienza strangolante, affanno, sconforto. L'anima sensibile dell'autrice si manifesta parola dopo parola.

Niente e così sia è un romanzo che va letto solo se e quando è il tempo. Non una volta, ma più volte.
E' possibile apprezzare il lavoro di squadra fra i reporter, come si svolgeva la loro attività in quel periodo e contesto storico, le difficoltà e le libertà che ancora erano possibili all'epoca. La tecnologia mancante e le relative difficoltà nel trasmettere gli articoli. François Pelou, inoltre, inviato della France Press, sarà il mentore e la guida più preziosa, nonché l'amicizia più forte che la Fallaci riuscirà a vivere, anche oltre l'Asia.

Commoventi le pagine d'amore scritte dai vietcong, toccanti i momenti nell'orfanotrofio, in cui Oriana Fallaci cerca un bambino da adottare.

Questo libro e l'autrice si fanno apprezzare per l'onestà intellettuale. Lei parte con l'intenzione di mettere sott'accusa gli americani, ma man mano che il racconto prende forma, sarà evidente come lei stessa diventi parte del meccanismo di grandezze-bassezze tipiche degli esseri umani. Lei stessa mostrerà vigliaccheria e terrore, paura, incertezza. Non solo smania di eroismo, coraggio, fede nei valori, amore per la conoscenza. Questo è un valore aggiunto del libro. E della persona.

Le interviste presenti nel libro sono assolutamente interessanti da ascoltare e studiare: alla Fallaci non interessano i numeri o le tipiche informazioni giornalistiche. Interessa l'uomo. A un vietcong autore di un attentato con morti chiederà se ha mai avuto un momento di divertimento nella sua vita, se conosce la poesia, se ha mai amato. Al generale che accorda torture di terzo grado ai suoi prigionieri chiederà se si è mai imbarazzato per quanto permette, se ha mai sentito pietà, o pena. Lei, il più delle volte, non giudica chi ha di fronte, ma il lettore, automaticamente, trae le sue conclusioni.

In questo libro così denso, ricco, c'è ampio spazio per riflessioni filosofiche e teologiche. 
Davvero interessanti i momenti in cui l'autrice dialoga con un prete, quando vede morire una persona con cui aveva parlato fino a pochi minuti prima, quando incontra americani menomati, quando questi americani le salvano la vita rispetto il fuoco vietcong che la voleva ammazzare. Terribile e straziante, desolante, la preghiera finale, dei militari, quando, nonostante i negoziati di pace, la guerra imperversava feroce, agghiacciante:
Padre nostro, che sei nei cieli, dacci il nostro massacro quotidiano...
Si chiude un cerchio: l'incipit del massacro di My Lai si congiunge con lo scempio di Città del Messico, in cui la Fallaci viene colpita, ferita e creduta morta. Massacro vs. massacro. All'interno la vita, l'umanità, le domande, il viaggio, l'amore, l'amicizia, la famiglia.
Niente e così sia è la risposta della giornalista alla domanda della sua piccola sorellina.
Cosa c'è dopo la vita?



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