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Giochi di parole e note tra lingua e canzone

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Ma cosa vuoi che sia una canzone. Mezzo secolo di italiano cantato
di Giuseppe Antonelli,
Il Mulino, Bologna 2010

pp. 264
€ 16.00


Quanto incide la canzone leggera sulla lingua italiana? Quanto è la canzone è permeabile alla quotidianità e alle influenze letterarie? A questi e a tanti altri interrogativi, all'inizio dell'anno - in periodo sanremese - Giuseppe Antonelli ha cercato (ed è riuscito) a rispondere. E, quel che è meglio, lo fa in pagine piacevolissime, che scivolano davanti agli occhi al ritmo di quella musica italiana con cui tutti (volenti o nolenti) siamo cresciuti. 

Giuseppe Antonelli
Vero conoscitore della lingua italiana (ricordiamo che ora insegna Linguistica all'Università di Cassino) e appassionato cultore di musica, Antonelli ha anche un grande dono: la comunicazione. Se la presentazione della presente opera ha tenuto noi tutti con il sorriso sempre pronto e senza ansie da orologio per quasi due ore, anche il libro conserva un conturbante mix di precisione e freschezza, senza fronzoli inutili. 
A rendere il libro ancora più accattivante, la grande ironia del professore che, a partire dalla deliziosa dedica a inizio libro agli amici del suo gruppo musicale giovanile, non rinuncia mai alla grande passione per la musica. 

Altro punto di merito, il criterio di selezione del corpus di canzoni. Come si può ben immaginare, la musica leggera italiana racchiude un numero altissimo di pezzi, e sarebbe stato impossibile per Antonelli lavorare da solo su tutto quel materiale. Dunque, l'autore ha scelto di occuparsi dei pezzi più in voga dalla data epocale del primo Festival di Sanremo (1958) ai giorni nostri (2007), basandosi sulle classifiche di vendita disponibili online. Non vi è quindi alcuna scelta snobistica alla base (ricordiamo che si contano già alcuni interventi sulla lingua dei cantautori, ma nessuno prima di Antonelli ha dedicato attenzione anche alle "canzonette"), ma una curiosità molto produttiva, e una sostanziale imparzialità, per quanto si notino qui e là i gusti dell'autore. 

Parlavo della grande dote della comunicazione. Ancora: Antonelli si preoccupa di essere estremamente chiaro, e sfugge a qualunque accusa di autoreferenzialità con una serie di glosse e spiegazioni che rendono il suo libro molto comprensibile anche per il lettore non specialistico. Divulgazione ad alti livelli, potremmo dire, e tanti spunti che invogliano tutti a puntualizzare su aspetti della nostra lingua, a sorridere di certi modi vetusti che ancora tornano nelle canzoni, a riflettere su quanto la vita comune e il sottofondo musicale possano influenzare la scrittura oggi. 

GMG

(Come avrete capito, una lettura che consiglio a piena voce, e che mi sembra eccezionale anche da portare sotto l'ombrellone, dove vi raggiungerà l'ennesimo tormentone estivo)