Tradire la fiducia del lettore è una mancanza di rispetto dalla quale raramente si può uscire illesi. (p. 112)
Come
leggiamo nella bandella di destra di questo libro, «Matteo B. Bianchi è una
figura poliedrica del panorama culturale italiano. Scrittore, editor e autore
televisivo di programmi di successo, è una voce autorevole e appassionata nel
campo della scrittura creativa». Fra le altre cose è fondatore della rivista ‘Tina
e direttore della casa editrice Accento.
Ma, per
ciò che concerne nello specifico questo testo, la caratteristica che lo contraddistingue
è il fatto di essere autore di diversi libri con forte matrice autobiografica. Il
suo ultimo romanzo, soprattutto, quel La vita di chi resta (Mondadori
2023, di
cui abbiamo parlato qui) che ha portato a svariate traduzioni in tutto il
mondo, ha destato particolare attenzione per il fatto di essere un romanzo
autobiografico e, al contempo, un romanzo sul tema del suicidio. Leggere quel
testo fa nascere subito nella mente del lettore diverse domande, fra cui le più
difficili a cui rispondere: come si può mettere nero su bianco un evento così
devastante come la perdita del proprio compagno? Come si può “dare in pasto”
tale evento ai lettori? Come si possono affrontare le possibili domande che quegli
stessi lettori porranno durante le presentazioni?
A tutte
queste domande l’autore prova a dare una risposta in questo nuovo testo. C’è da
dire che non si tratta propriamente di un saggio. Bianchi infatti non si pone
sulla cattedra del docente, preferendo invece usare un linguaggio colloquiale
per portare al lettore le proprie esperienze. Fondamentale, nel titolo, è
proprio la parola “personalissima”, che subito restituisce il tono e l’intento
dell’opera.
In questa
guida Bianchi parla di sé, di come nasce il suo modo di scrivere sin dall’esordio
con Stampa Alternativa e di come quell’esordio – che non era ancora racconto autobiografico
al cento percento ma prendeva spunto da lì, dalla vita reale vissuta dall’autore durante il servizio civile – abbia segnato sin da subito il suo modo di scrivere. L’autore si sofferma su
diversi aspetti della scrittura autobiografica, partendo da necessarie
precisazioni (autobiografia tout court, narrativa autobiografica, autofiction),
proseguendo su come vari autori abbiano interpretato questa forma narrativa,
per arrivare poi ai consigli veri e propri.
Interessante
è soprattutto la seconda parte del libro, nel quale Bianchi si sofferma sulle
conseguenze della scrittura autobiografica. Il presupposto è che l’aspirante
scrittore desideri raccontare di sé non con l’intento di soddisfare un bisogno
personale e intimo, né di usare la scrittura soltanto come forma di terapia, bensì
senta la necessità di scrivere qualcosa per puntare alla pubblicazione e
raggiungere così un pubblico ampio, composto sia da persone che conosce in
prima battuta sia da perfetti sconosciuti. Qui le cose si fanno
complicate, perché è proprio questo cambio di prospettiva a destare potenziali
problemi. Scrivere di sé, afferma Bianchi, comporta infatti scrivere anche di
altri, in quanto nessuno di noi è una monade isolata bensì è frutto di connessioni,
legami e storie intrecciate che, una volta messe nere su bianco e fatte
circolare, non possono essere fermate. È necessario dunque arrivare preparati e
consapevoli alla pubblicazione anche solo per evitare, per esempio, che un
parente, un amico o un affetto possa risentirsi per il modo in cui è stato
tratteggiato nel testo o – ancora più grave – per eventuali informazioni
personali divulgate a sua insaputa. E non basta cambiare i nomi e i connotati per essere al riparo da questi problemi: chi vuole ritrovarsi in un testo lo farà a prescindere che il proprio nome vi compaia dentro. La pressione psicologica per l'autore può essere schiacciante.
I consigli
di Bianchi sono utilissimi per chiunque voglia scrivere narrativa
autobiografica, a prescindere dal grado di coinvolgimento della propria storia
personale: che sia un’autobiografia, un memoir, una narrazione con spunti
biografici o un testo di autofiction nel quale la verità si mescola con elementi
di finzione, quanto contenuto in questo testo può avere una buona risonanza. È un
testo più utile, ovviamente, a chi si sta approcciando alla scrittura. Chi ha
già una determinata esperienza ne ricaverà comunque degli spunti interessanti,
che però potrebbero risultare ridondanti o superficiali rispetto ad altri testi
di scrittura creativa o a un corso vero e proprio sul tema. Non è questo, dopotutto, l’intento di questo libro, e lo
si capisce sin dalle premesse. Non vuole essere un saggio complesso e
articolato sulla scrittura autobiografica, bensì un testo di accompagnamento e
introduzione ai principali metodi e strumenti che lo scrittore in erba può
ritrovare utili.
Il romanzo che hai dentro è dunque una guida che offre spunti e intuizioni utili a chiunque, ma soprattutto pone l’attenzione su qualcosa che chi scrive a volte dimentica, magari preso dalla foga di un'intuizione geniale: che i personaggi di un romanzo non sempre sono fittizi, e che portare alla luce delle storie può avere conseguenze anche spiacevoli. Occorrono consapevolezza, rigore e disciplina, come in tutte le forme di arte.
David
Valentini
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