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«Un gatto non è che un gatto, ma Saha è Saha»: "La gatta" di Colette

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La gatta
di Colette
Adelphi, maggio 2025

Traduzione di Maurizia Balmelli

pp. 134
€ 13 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)

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Ci sono tante storie di triangoli amorosi, ma in questo romanzo breve di Colette la protagonista non è una donna ma una gatta. Anzi, non una gatta qualunque ma Saha, di razza certosina, dunque «azzurra come i sogni più belli». E non è un caso che proprio a lei sia dedicato il titolo dell'opera: è Saha il motore narrativo, Saha la destinataria prima dei pensieri di Alain, che non viene mai definito il suo padrone, ma il suo "amico". 

Da tre anni la vita di Alain è stata plasmata dalla presenza di Saha, di giorno ma soprattutto di notte, quando la gatta lo raggiunge sul cuscino e condivide con lui sogni, carezze e dialoghi, tra fusa da parte di lei e vezzeggiativi rituali da parte di lui. La loro è una vera e propria relazione, che si fonda tanto sull'abitudine quanto sulla dedizione reciproca. 

Come si può dunque inserire l'idea del matrimonio di Alain, ormai imminente? Per Camille Alain nutre sentimenti ambivalenti: sente di conoscerla e arriva a prevedere i suoi comportamenti; eppure il giovane uomo è spaventato dalla prospettiva di trasferirsi a vivere altrove, insieme a lei, e di entrare così definitivamente nell'età adulta. Per la precisione, i due andranno a stare in un appartamento provvisorio, in attesa che nella loro futura casa siano terminati i lavori. 

E questa novità spaventa Alain, tanto abitudinario quanto Saha, per cui i primi tempi dopo il matrimonio sono segnati da un sentimento sostanziale: la sorpresa. E non sempre in chiave positiva. A volte quella sorpresa si fa sgomento, come quando Alain scopre la passionalità piuttosto spudorata di Camille: ne è attratto – e sono tanti i momenti in cui i neo-sposi provano a risolvere le loro divergenze in camera da letto – ma anche spaventato. Gli pare, infatti, di perdere la sua identità e di doverla riadattare al suo nuovo stato civile. E così, quando porta a vivere con loro in quell'appartamento al nono piano la sua Saha, soffre nel vederla rincantucciarsi sullo sgabello del bagno o sul parapetto, così lontana dalle gioie delle scorrazzate e delle ore di caccia nel giardino della vecchia casa. Ma quanto è reale e quanto Alain proietta su Saha i suoi disagi? 

Sposarsi, probabilmente, significa snaturarsi: questa è una delle prime deduzioni che mostrano Alain dubbioso, e non stupisce che circa a metà dell'opera il protagonista si chieda: «Come impedire a Camille di abitare in casa MIA?» (p. 74). Camille è l'estranea, è lei che si frappone tra Alain e Saha, ma la giovane sposa avrebbe tutta un'altra storia da raccontare. Noi però non percepiamo il suo odio malcelato per Saha, se non attraverso i pensieri e ciò che vede e ascolta Alain, unico personaggio su cui si focalizza la storia. E il fatto che Alain, Camille e Saha siano spesso da soli, tuttalpiù con qualche cameriere o governante, si presta a scoperchiare dinamiche di coppia e tensioni nascoste che preparano conflitti, sia quelli palesi sia quelli tenuti abilmente ma temporaneamente a bada.

Anche questa scelta contribuisce a rendere La gatta una storia di inconciliabilità (termine che arriverà a impiegare lo stesso Alain). Camille e Alain appartengono a due mondi borghesi che sulla carta starebbero benissimo insieme e potrebbero condurre una vita agiata e spensierata. Viceversa, possono toccarsi, possedersi ma solo in camera da letto; altrove sono due microcosmi distinti e via via più prevenuti, inframmezzati dalla presenza felpata di Saha, testimone onnipresente. Come simbolo d'amore disinteressato e ricambiato da parte di Alain; come suscitatrice d'odio e istinti meschini in Camille. 

In una storia in cui la tensione sale e minaccia di portare a drammatici punti di non ritorno, Colette tratteggia un matrimonio sbagliato e, al tempo stesso, una relazione d'amore colma di devozione, che tutti gli amanti della bella scrittura – e dei gatti – non potranno che apprezzare. 

GMGhioni