Il bambino e il cane
di Hase Seishū
Marsilio Editori, ottobre 2022
Traduzione di Antonietta Pastore
pp. 256
€ 17,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Il cane non voleva niente in cambio, era amore allo stato puro
Sono passati sei mesi da quando il terribile tsunami ha sconvolto l’isola di Honshu e il cane Tamon, come molti altri animali, ha perso la sua amata padrona. Una sera a Sendai, davanti a un supermercato il giovane Kazumasa vedendolo solo e abbandonato decide di prenderlo con sé. Al cane da subito si legano la madre affetta da demenza senile e la sorella Mayumi, ma purtroppo un giorno Kazumasa rimane coinvolto in un incidente automobilistico e muore.
In un angolo del parcheggio c’era un cane. Aveva il collare, ma niente guinzaglio. Chissà forse il suo padrone stava facendo la spesa, e lui lo aspettava. Sembrava un cane intelligente, ma era molto magro… Erano passati sei mesi da quel giorno, e le persone che nel terremoto o nello tsunami avevano perso la casa vivevano nelle strutture di accoglienza. Gli animali però non erano ammessi, così c’era gente che si arrangiava in macchina col cane o col gatto, pareva. (p. 9)
Per il meticcio pastore tedesco inizia un percorso che lo vede a fianco di nuovi padroni, di persone che colpite dal suo sguardo accogliente se ne innamorano, perché animi bisogni di calore e di un angelo custode, un mamori-gami, fedele e leale che rimanga assieme a loro giorno dopo giorno. Ed eccolo accanto a Miguel, un ladro che arriva da lontano con un’infanzia di povertà e di violenza, alla prostituta Miwa che lo ribattezza con il nome di Leo o al vecchio Yaichi che non vuole curarsi e lottare contro la malattia. Passano cinque anni e Tamon dopo ver viaggiato da città in città, arriva finalmente nella casa del piccolo Hikaru, con il quale istaura un legame profondo e speciale: Hikaru grazie alla presenza di Tamon riacquista la parola.
L’aveva sentito. L’aveva sentito chiaramente. E aveva visto Hikaru muovere la bocca. Toru strinse forte la tazza che stava per portare alle labbra. «Hikaru stava parlando» mormorò Hisako con un filo di voce. «Shhh…» Toru tese le orecchie. «Ta… mon.»Hikaru stava chiamando il cane per nome. Il suono di quelle due sillabe usciva proprio dalla sua bocca. (p. 216)
Il libro è diviso in capitoli e in fondo al testo è presente un glossario che aiuta la compressione di usi e di termini giapponesi.
Con toni da fiaba e grazie alla bella e puntuale traduzione di Antonietta Pastore, ci si immerge in un racconto di amore e di tenace coraggio, dove sono i sentimenti a guidare le azioni e dove i legami restano saldi e imperituri.
Yaichi sapeva che i cani capivano le persone: erano delle creature speciali donate da Dio, o da Buddha, a quelle creature folli che erano gli uomini. (p. 186)
L’autore Hase Seishū ha saputo trasportare in maniera lirica e intima storie ed emozioni vere e autentiche dove i protagonisti sono gli uomini e gli animali. Dove l’amore incondizionato crea rapporti tra essere viventi che non scompaiono, ma che durano per sempre. La presenza di un cane come Tamon, dallo sguardo limpido e dal fare puro, raggiunge il cuore di chi lo incontra e riscalda la mano di chi lo accarezza.
Un romanzo commovente, dai tratti intensi che incanta perché vivide sono le esistenze dei suoi protagonisti. Appassionano le vicende di uomini e donne alla ricerca di affetti, di serenità e di dignità. Un atto d’amore chiude il racconto per un finale generoso e pieno di speranza.
Accattivante, emozionante e poetico.
Silvia Papa
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