in

"I gatti della scrittrice": la rivendicazione felina dei quattro consulenti letterari di Muriel Barbery

- -

I gatti della scrittrice
di Muriel Barbery
e/o, novembre 2020

Traduzione di Alberto Bracci Testasecca

pp. 80
€ 14 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Un romanzo breve, un racconto lungo, un gioiello difficile da categorizzare. Lo si potrebbe quasi definire un libro illustrato per adulti. Ma perché non accogliere la magica versione della “scrittrice” e credere che sia davvero una rivendicazione dei diritti letterari felini, una testimonianza del suo processo creativo fornita dai suoi quattro gatti certosini? Perché in questo lungo racconto illustrato da Maria Guitart, la Muriel Barbery di L’eleganza del riccio come noi la conosciamo non c’è, al suo posto c’è “la scrittrice”, come la chiamano i suoi gatti. Che prendono la parola e raccontano com’è essere i gatti di una scrittrice un po’ folle, maniaca della precisione e innamorata del Giappone, per affermare una grande verità: senza di loro, le opere della “scrittrice” non sarebbero le stesse. 

I gatti della scrittrice dunque ci aprono le porte del mondo che esiste al di là del libro, della casa in cui le opere di Muriel Barbery sono nate. Una casa fatta di eleganti equilibri, di accostamenti cromatici ripresi in ogni stanza, di fiori freschi e stilografiche allineate con cura, di perfette calligrafie appese alle pareti, di souvenir dal Giappone così simili agli accenni nipponici che popolano i romanzi della Barbery. Lo studio della scrittrice da una parte, lo studio del marito musicista dall’altra, e il loro incontrarsi in mezzo; la Barbery seduta sulla sua poltrona, con un gatto a destra, un gatto a sinistra, e due sul tavolo. Queste simmetrie, queste pennellate di colore e questi numerosissimi piccoli oggetti cari non avrebbero potuto essere onorati in modo diverso che da un libro illustrato. Nei toni del grigio e dell’arancione, ovviamente; come il pelo grigio e gli occhi arancioni dei gatti certosini. 

Eppure, ci dicono i gatti, la scrittrice non è affatto così rigorosa come la sua casa lascerebbe intendere. Come tutti gli scrittori, si fa attanagliare dai dubbi, si scola intere teiere in preda all'incertezza, butta i fogli all'aria, si ripete che "non ce la farà mai". Si illude della bontà di alcune pagine, o lavora troppo certi altri passaggi. Ed è qui che entrano in gioco i gatti. Veri e propri consulenti letterari, che hanno perfino imparato a leggere per supportare la loro amata scrittrice, vagliando tutte le sue pagine e esprimendo il proprio insindacabile e unanime giudizio. Vero è che leggono, non parlano, ma i gatti di una scrittrice sanno esprimersi nei modi più particolari: chiunque abbia un gatto sa benissimo che non hanno bisogno di parole per comunicare, dopotutto. 

E allora, come è nata questa loro rivendicazione? Hanno forse rubato carta e penna alla loro scrittrice? O hanno approfittato del computer lasciato acceso? Per saperlo, dovrete leggere la loro storia. Vi basti sapere che in un futuro non molto lontano, le opere di Muriel Barbery potrebbero recare una doppia firma: il nome della scrittrice, e sotto, le impronte di quattro piccole zampette.

Marta Olivi