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#CriticaNera - Andare oltre il confine, per trovare gli Orchi

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Il confine
di Giorgio Glaviano
Marsilio, 2019

pp. 303 
€ 17,00 (cartaceo)



Fabio Meda ha alle spalle una carriera rovinata, una vita intera rovinata: incapace di controllare un'ossessione devastante per corpo, spirito e relazioni interpersonali, è stato respinto dalla moglie Valentina e degradato dall'Arma: da capitano a carabiniere semplice, relegato nel minuscolo paese di Velianova disperso tra i boschi della Maremma. Qui conduce un'esistenza all'insegna dell'abbrutimento, tra scatolette di tonno sottolio e cracker mangiati in una casa gelida e vuota, visite tutt'altro che occasionali alle prostitute della zona e la frustrazione di aver perso tutto ciò a cui teneva:
I gradi erano tutto, la sintesi della carriera di un carabiniere. I gradi erano l'altezza che era stata raggiunta. I gradi erano il significato stesso della propria esistenza. Se la divisa era il contenente, i gradi erano il contenuto di un carabiniere. Fabio Meda quei gradi non li aveva più. (p. 15)
Nonostante la caduta, però, Fabio non riesce a distaccarsi del tutto dal suo ruolo: sa di aver meritato quel che gli è successo, disprezza la propria debolezza e non esita a definirsi un tossico, anche se la sua dipendenza non è legata a sostanze materiali; ciononostante, continua a provare al fondo della coscienza l'adrenalina connessa alla ricerca dei colpevoli, il desiderio di giustizia, l'istinto che porta a vedere ciò che altri non riescono a individuare o riconoscere. Questo istinto particolare, sopravvissuto al declassamento, riemerge prepotente quando la zona diventa il centro di un'inchiesta complicata, che ruota intorno a un caso sanguinoso: tre ragazzi sono spariti da un rave nella foresta. I due maschi, Luca e Sergio, sono stati ritrovati un mese dopo in un casolare abbandonato, drogati e torturati, in mezzo a simboli satanici. Di Adele, invece, vengono rintracciati soltanto i resti.
L'interesse di Meda per il caso nasce da una contingenza, anzi due: l'incontro con il buffo e grottesco Treanni, che organizza macabri tour dell'orrore sui luoghi del delitto e cerca in lui una guida con tanto da perdere, e il ricatto della bella Nevena, convinta che anche sua sorella, scomparsa da settimane, sia vittima dello stesso mostro che ha attaccato i tre giovani. Perseguitato dagli strozzini a cui deve una cifra di cui non dispone, Meda si lascia invischiare sempre più a fondo, arrivando a compromettere sempre di più la sua posizione, a scendere sempre più a patti con la propria integrità. Eppure, se nei boschi che circondano Velianova si nasconde un Orco, non c'è nessuno che meglio di Meda è in grado di comprenderlo e scovarlo. Perché Meda ha superato il confine questo lo ha segnato al punto da permettergli di fiutare lo stesso afrore di illecito, di pericolo, di disonore, in chi lo circonda. Solo chi conosce il male è infatti in grado di individuarlo, di seguirne le tracce nascoste.
Fabio lo chiamava così perché non aveva trovato un nome per quello che c'era dopo. Il confine conteneva ciò che si era. I propri ricordi. I peccati. Le paure. Le angosce. Per lui era quello che pensavamo di noi stessi, più quello che gli altri pensavano di noi, più quello che noi non dicevamo agli altri, più quello che gli altri non dicevano a noi. [...] Una persona normale non poteva capire un pazzo. Ma un pazzo però capiva il normale. E non usava mai la sua pazzia per definire la normalità. Il normale invece si serviva della normalità per definire la pazzia. Come tutti [...] poteva arrivare solo fino al confine. Al di là c'era un posto altro. Dove viveva lui. Lì non servivano polmoni o gambe o occhi. Servivano altri sensi per sopravvivere. Altri istinti. Altri bisogni. Oltre il confine, ci si ritrovava in un mondo al negativo e rovesciato. I normali lì apparivano come ombre. E Meda poteva vedere gli altri come lui. Si aggiravano stanchi, famelici, disperati, rabbiosi, pronti a uccidere, divorare, predare, azzannare le ombre. Meda vedeva continuamente quel mondo mostruoso che coesisteva con l'altro. (pp. 75-76)
L'Orco si annida in profondità in un bosco che palpita e respira, generando inquietudine in chi – abituato alla selva metropolitana – non è abituato a sentirsi nudo ed esposto, a non poter camuffare e nascondere la propria vera essenza e a trovarla invece esposta oscenamente al mondo.
Al di là dell'indagine privata condotta da Fabio all'insaputa del capitano Rio, uomo brillante ed integro che il suo sottoposto stima e invidia al tempo stesso, il romanzo decolla per la capacità dell'autore di caratterizzare e rendere plausibili i personaggi. Il carabiniere Fabio Meda è una figura tragica che si porta dentro un abisso di oscurità con cui cerca disperatamente di fare i conti (il più delle volte fallendo e sporcandosi le mani) e offre alla narrazione una prospettiva interessante, che conferisce spessore a quello che si configura come qualcosa in più di un semplice thriller d’intrattenimento. L'investigazione conduce il protagonista lungo "una via crucis immonda composta da stazioni oscene. Una volta lì dentro era come se non se ne potesse più uscire, imprigionati dalla propria stessa fame dissoluta” (p. 255-256). Per trovare i colpevoli è necessario esplorare i propri stessi impulsi, costruire e abbattere infiniti castelli di teorie che si scoprono sempre fragili, imboccare innumerevoli vicoli ciechi, perdersi nel bosco, o nei labirinti delle perversioni umane. All'Antica Dogana, dove in qualche maniera i nodi iniziano a venire al pettine, Meda realizza lucidamente una verità prima solo intuita, ovvero che "gli esseri umani sono organismi fatti di desiderio. [...] Il resto sono solo dettagli" (p. 274). Questa consapevolezza gli consente di gettare una nuova luce sul caso e arrivare ad una sconvolgente rivelazione. 
Giorgio Glaviano sa scrivere e sa di cosa scrive. Il romanzo scorre rapido e avvincente e lui ne tesse i fili con sapienza, mantenendo un perfetto equilibrio tra i diversi piani narrativi e conducendoci a un esito tutt'altro che prevedibile. Il finale lascia aperta la strada a un futuro ritorno di Meda che, personaggio pienamente coerente nella sua imperfezione e nelle sue debolezza, potrebbe fornire materiale a molte altre storie. 

Carolina Pernigo






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Il confine è un luogo oscuro che ci portiamo dentro, il limite di ciò che sappiamo di noi stessi, e superarlo ci porta a sprofondare in un abisso di dolore e solitudine. Questo è quello che capita a Fabio Meda che, incapace di gestire la sua personale ossessione, ha perso tutto - la moglie, la sua posizione di capitano dei Carabinieri - per finire confinato nella piccola stazione dell'Arma in un isolato paesino della Maremma. La sua esistenza vuota viene improvvisamente turbata dall'esplodere del caso dell'Orco, figura misteriosa accusata del rapimento e la tortura di due ragazzi di buona famiglia, e della barbara uccisione di una terza giovane. Il #thriller di #giorgioglaviano avvince per la trama dinamica, ma anche e soprattutto per lo spessore del suo protagonista, che si configura come vero e proprio personaggio tragico. Avete già letto questo libro? Se no, troverete a breve sul sito la recensione di @quinquilia. #instabook #instalibro #bookstagram #bookoftheday #bookish #igreads #igbooks #readingnow #newbook #bookaddict #booklover #cover #bookcover #inlettura #cosebelle #marsilioeditore #marsilio #thrilling #fabiomeda #investigation #noir @marsilioeditori
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