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"Eri già un artista": vita e opere di Michele Sapone, "il sarto di Picasso"

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Il sarto di Picasso
di Luca Masia
Silvana Editoriale, 2012

pp. 319

€ 18 (brossura)


44.68–23.56.52–94.63.51–47: eccole qui, le misure di Pablo Picasso. Se mai vi venisse voglia di tagliare e cucire un abito che sarebbe andato a pennello a uno dei più grandi artisti del Novecento, avreste tutte le coordinate che vi occorrono. Difficilmente, però, sareste in grado di realizzare per lui – o meglio in suo ricordo – qualcosa che lo avrebbe accontentato come una delle creazioni di Michele Sapone, ovvero dell’uomo che, dall’inizio degli anni Cinquanta e fino alla morte del maestro, ne fu non solo il sarto di fiducia ma anche un amico intimo e uno squisito collezionista; un uomo partito dalla piccola Bellano, nella provincia campana, e approdato in cerca di fortuna a Nizza, in quella Costa Azzurra inondata di specialissima luce che già da tempo era residenza e crocevia per molti tra i principali pittori e scultori del modernismo. Luca Masia ha raccontato la storia di questo sodalizio nel libro Il sarto di Picasso, biografia romanzata di un autentico e sensibile homo faber e dei suoi incontri con personaggi straordinari.

Come si diventa “il sarto di Picasso”? A quali tattiche, astuzie e stratagemmi bisogna fare ricorso per azzerare le distanze con uno dei più grandi artisti mai esistiti e potersi addirittura permettere il lusso di toccarne, misurarne e rivestirne il corpo? Michele Sapone, da parte sua, non aveva avuto bisogno di nessun sotterfugio per entrare nella villa denominata La Californie, in cui il padre del Cubismo trascorreva giorni e notti felici insieme alla quarta e ultima moglie Jacqueline. Gli era bastato cogliere al volo l’occasione di un primo appuntamento, e i successivi sarebbero stati una gradevole consuetudine destinata a ripetersi per decenni, in improvvisati vis à vis come anche in feste e riunioni conviviali. Gli era bastato, soprattutto, far conoscere una volta per sempre all’autore di Guernica il cosiddetto “stile Sapone”, connubio perfetto tra originalità dei modelli e qualità dei tessuti e delle rifiniture; uno stile che, nel tempo, piacque, conquistò e contagiò numerosissimi altri artisti – Gino Severini, Alberto Giacometti, Hans Hartung, Massimo Campigli, Jean Arp, Alberto Magnelli… – divenuti a loro volta amicizie sincere e durature. Così, un po’ per gioco e un po’ per sfizio, la prassi di scambiare un completo con un quadro, un cappotto con un disegno (e così via…) trasformò le pareti della bottega di sartoria in quelle di una piccola galleria d’arte, quasi una prova generale di quanto sarebbe accaduto in futuro. Un’avventura, quest’ultima, che Michele avrebbe condiviso come sempre con l’adorata famiglia, dunque con la moglie Slavka, con le figlie Aïka e Patricia e, soprattutto, con il genero Antonio, che sposerà la primogenita e avrà l’idea coraggiosa di aprire lo spazio espositivo che porterà il loro cognome, in anni in cui l’arte e il suo “sistema” dimostravano una considerazione sempre più scarsa per le cosiddette “anime belle”.

Nessun regista, forse, accetterebbe di trarre un film dalla vita di Michele Sapone. Se è vero che sulla copertina si legge la parola “romanzo” – nel senso che non c’è dubbio che questa biografia sia stata romanzata dal suo autore, ovvero resa gradevole in ossequio al piacere del puro narrare – la straordinaria positività che ha caratterizzato l'esistenza del sarto al netto di alcune esperienze oggettivamente drammatiche (la seconda guerra mondiale in primis, a cui tuttavia si deve l’incontro felice con l’amata consorte) meglio si adatterebbe, al limite, alla forma del documentario; tanto più che le belle foto in bianco e nero che arricchiscono il volume restituiscono già tutta la struggente suggestione di un’age d’or di irripetibile fascino. Ci sono episodi, in quegli anni felicissimi in cui Michele Sapone faceva coincidere lavoro e passioni con la propria realizzazione personale, che valgono da soli (senza esagerare) una vita intera: come regalare a Picasso, di ritorno da un viaggio in Italia, tre maschere di Pulcinella, una delle quali appartenuta al grande attore Antonio Petito; come accompagnare la propria figlia Aïka nell'atelier parigino di Alberto Giacometti per un ritratto meraviglioso, che l'autore, come sua abitudine, giudicava sempre insoddisfacente; come essere in grado di chiamare a raccolta il fior fiore degli artisti di fama internazionale per concorrere al restauro della chiesa di San Secondino a Bellona; come essere ricevuto all'ora del tè da un'anziana eppure ancora curiosissima Sonia Dealunay, "signora del colore" con cui condividere non solo la passione per l'arte ma anche quella per le stampe e i tessuti.

Ad ogni modo, oltre ogni possibile mitologia sul protagonista e i suoi comprimari (se è lecito definire in questo modo alcuni tra i più grandi artisti del Novecento), quella che si apprende leggendo Il sarto di Picasso è anche, e non da ultimo, una grande lezione di dignità professionale, che annulla le gerarchie e le distanze tra arte e artigianato, o meglio tra quelle che fino a non troppo tempo fa venivano definite arti pure (maggiori) e arti applicate (minori). Le parole di Luca Masia, a questo proposito, non lasciano adito a dubbi, come si evince dal brano seguente, in cui è chiaro come il savoir-faire di Michele Sapone non avesse alcun bisogno di essere elevato a un livello idealmente superiore rispetto a quello occupato da pittura e scultura:
«Di solito, quando le persone di una certa importanza si fanno prendere le misure da un sarto, parlano molto. Sono a disagio e per questo parlano, come per scacciare il timore di un giudizio. ma le misure perfette sono un sogno impossibile, e forse neanche desiderabile. Il sarto non giudica mai i difetti della sua clientela, al contrario li ama; se gli esseri umani fossero perfetti, non ci sarebbe spazio per l’arte di riequilibrare le proporzioni e restituire armonia al corpo. Tutto il lavoro del sarto è un grande elogio dell’imperfezione. Le misure sono individuali come le impronte digitali e cambiano con il passare del tempo; il corpo manifesta sempre all’esterno ciò che lo muove all’interno. Michele Sapone ha un particolare talento per cogliere questi segnali nascosti. È un artista dell’ascolto. Sente nel corpo che deve vestire i desideri più segreti, intuisce quali saranno i colori e i tessuti che potranno dargli gioia; sa realizzare nel taglio quell’esattezza di forme che la vita finisce spesso per negare agli esseri umani. Sapone non parla mai quando prende le misure. Tace anche adesso che sta misurando Pablo Picasso, l’artista che forse più di ogni altro desiderava conoscere. Ma in questo momento, l’artista è lui».
Mentre questa recensione viene scritta, il caldo estivo fa sentire in ogni dove la sua invadente presenza. Con la nostalgia che solo i libri come Il sarto di Picasso sanno suscitare – ovvero quella particolare nostalgia per le cose mai vissute eppure fantasticate come migliori di quelle che si vivono o che si vivranno – c’è da sospettare che anche l’afa della Costa Azzurra fosse tutta un’altra cosa, appena qualche decennio fa. Di certo Michele Sapone avrebbe saputo aiutarci a scegliere le stoffe e i tagli giusti per affrontarla senza troppa pena. L’arte, poi, con il suo tonificante refrigerio, avrebbe fatto il resto.

Cecilia Mariani

"Il sarto non giudica mai i difetti della sua clientela, al contrario li ama; se gli esseri umani fossero perfetti, non ci sarebbe spazio per l'arte di riequilibrare le proporzioni e restituire armonia al corpo. Tutto il lavoro del sarto è un grande elogio dell'imperfezione. Le misure sono individuali come le impronte digitali e cambiano con il passare del tempo; il corpo manifesta sempre all'esterno ciò che lo muove all'interno. Michele Sapone ha un particolare talento per cogliere questi segnali nascosti". Conoscete la storia di Michele Sapone, artista del taglio e del cucito su misura diventato famoso come "il sarto di Picasso" e di moltissimi altri artisti che hanno fatto l'estetica del Novecento? Luca Masia ne ha raccontato l'incredibile vita in questo libro pubblicato qualche anno fa da Silvana Editoriale @silvanaeditoriale: Cecilia Mariani lo sta leggendo per noi, a breve la recensione sul sito! ✂🎨 #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #ilsartodipicasso #lucamasia #silvanaeditoriale #michelesapone #pablopicasso #sarto #sartoria #pittura #arte #artecontemporanea
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