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La via pop al dibattito contemporaneo: "Origin" di Dan Brown

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Origin
di Dan Brown
Mondadori, 2017

traduzione di Anna Raffo e Roberta Scarabelli

pp. 560
€ 25 (cartaceo)
€ 15,99 (ebook)


Il disclaimer posto all'inizio di Origin spiega il successo dei libri di Dan Brown: «Tutti i riferimenti in questo romanzo a opere d'arte e di architettura, luoghi, organizzazioni religiose e fatti scientifici sono reali». L'impressione, sin dai tempi del Codice Da Vinci, è che lo scrittore americano ci metta a conoscenza non solo di bellissime chiese, quadri e monumenti, ma anche di misteriose sette che non sono frutto della sua invenzione. Forse questa funzione oggi è stata assorbita da internet (che ci regala l'illusione di essere i primi e unici scopritori di una verità celata agli altri), ma è innegabile che il fascino di queste narrazioni risiede nel rapporto ambiguo che intrattengono con la realtà.

C'è trepidazione al Guggenheim di Bilbao: Edmond Kirsch, scienziato ed esperto di teoria dei giochi e tecnologia, ha convocato un discreto numero di accoliti per un importante annuncio: ha fatto una scoperta destinata a far crollare le fondamenta di tutte le religioni. La narrazione si sviluppa sfruttando al massimo il meccanismo di base della suspense: qual è questa scoperta?


La rivelazione verrà posticipata il più possibile, stuzzicando il lettore ignaro con allusioni alla portata sconvolgente del lavoro di Kirsch. I vaghi indizi che trapelano dalle pagine indicano che il futurologo è convinto d'aver trovato risposta ai due più grandi quesiti dell'umanità: da dove veniamo? dove andiamo? La nostra origine e il nostro destino, questioni che sono state a lungo monopoli delle religioni, ora avrebbero finalmente trovato una soluzione grazie alla scienza. Non sarebbe un romanzo di Dan Brown senza una organizzazione occulta che trama nell'ombra: in questo caso il fantomatico Reggente riesce ad infiltrare un sicario che uccide Kirsch proprio un attimo prima della spiegazione di ciò che ha scoperto. Nuova suspense per il lettore!


Questo libro conferma i punti di forza e quelli deboli di Dan Brown. È come se ogni nuovo capitolo delle avventure di Robert Langdon poggiasse su alcuni pilastri che si ripetono di volta in volta: uno di essi è la presenza femminile e la "quasi" storia d'amore col protagonista; in questo caso si tratta di Ambra Vidal, la direttrice del Guggenheim e futura sposa dell' erede al trono di Spagna, coinvolta suo malgrado nell'intrigo e intenzionata, come il professore di Harvard, a divulgare la scoperta di Kirsch. Scorrendo le pagine troviamo poi diversi simboli disegnati, un altro marchio dell'autore statunitense. Il tono didattico può infastidire, soprattutto se spiega cose che già sappiamo (dopo l'Opus Dei del Codice Da Vinci, però, il grande pubblico ha ora modo di conoscere la Chiesa Palmariana, che stupirà anche il lettore più informato), ma nei momenti migliori il testo spinge davvero a voler conoscere e visitare i luoghi descritti (Madrid e una Barcellona sotto il segno di Gaudí). Certo, non so se gli spagnoli abbiano apprezzato la descrizione del loro Paese come di una nazione governata da una monarchia ultraconservatrice legata a doppio filo con il cattolicesimo più retrivo.


Passando ai temi, Origin presenta una nuova declinazione di un topos di Brown: l'influenza negativa degli uomini di religione sul mondo. Questo forte assioma è comunque molto attenuato dalle posizioni di Langdon, per il quale scienza e fede non sono rivali ma due lingue diverse che cercano di narrare la stessa storia. Anche per il razionale studioso il mistero della vita rimane intatto.
Scienziati e spiritualisti a volte usano termini diversi per descrivere esattamente gli stessi misteri dell'universo. Spesso i conflitti sono sulla semantica, non sulla sostanza.
Quando Kirsch esprime la sua teoria sull'origine della fede nel cervello umano, tocchiamo argomenti affascinanti che è raro trovare in prodotti commerciali simili. Come sempre, Brown ha la capacità di mettere al centro delle sue trame argomenti d'attualità nel dibattito contemporaneo, offrendoli sicuramente in maniera pop ma non per questo sminuendoli o banalizzandoli. Origin affronta l'intelligenza artificiale, con una trovata ben riuscita che non sveliamo. Anticipiamo comunque che la scena dell'incontro tra Langdon e un supercomputer che sfrutta l'informatica quantistica rende molto bene ciò che il professore prova (e noi con lui): fascino per questa tecnologia futuristica, ma anche inquietudine al cospetto di qualcosa che sfugge alla comprensione dell'uomo comune.  

Attorno alle rocambolesche avventure di Langdon e Vidal fioriscono sul web teorie complottistiche circa i poteri realmente invischiati nell'omicidio. Ironia della sorte, a metterci in guarda dal cospirazionismo è proprio l'autore che ha dato il via su scala globale a un genere letterario che delle sette segrete e delle verità nascoste ha fatto il suo core business.
Ci troviamo in bilico in una strana congiuntura storica, un'epoca in cui sembra che il mondo sia stato stravolto e niente sia più come ci eravamo immaginati. Ma l'incertezza anticipa sempre cambiamenti radicali; la trasformazione è sempre preceduta da sconvolgimenti e paura. Vi esorto a riporre la vostra fede nella capacità dell'uomo di creare e amare, perché queste due forze, quando si combinano, hanno il potere di illuminare anche l'oscurità più assoluta. 
Alla fine, tra riflessioni sull'arte, sulla scienza, sulla creazione, sulla vita e dopo un susseguirsi di enigmi, indovinelli, spunti geniali e dosi massicce di suspense che si declinano in un page turning evidentemente costruito ma pur sempre efficace, la rivelazione giungerà. Gli spoiler sarebbero ovviamente da pena capitale, quindi ci limitiamo a confermare che, senza esagerare nel dar merito ad un libro che resta un'opera di intrattenimento, Origin costruisce una trama thriller attorno ad un tema da approfondire e da discutere. Chi se lo aspettava, da Dan Brown?

Nicola Campostori