L'importanza di riaprire il baule dei ricordi: "La storia di Willie Ellin", romanzo inedito di Charlotte Brontë

La storia di Willie Ellin
di Charlotte Brontë
traduzione di Alessandranna D'Auria
Flower-ed, 2016

pp. 67


€ 15,00 (cartaceo)
€ 7,99 euro (ebook)


Tutti noi abbiamo sognato almeno una volta di trovare nei cassetti del nostro scrittore preferito, se questo è ormai passato a miglior vita da tempo, un romanzo inedito, pronto da leggere, per ritrovare i suoi personaggi, riconoscere la sua scrittura, reimmergersi nel mondo da lui costruito.
La storia di Willie Ellin, assieme ad Emma, fa parte di un dittico scaturito dalla penna di Charlotte Brontë, finora rimasto inedito e stampato nel novembre di quest'anno da Flower edizioni.
Cominciare a leggere le prime pagine è come riaprire il baule dei ricordi: subito dentro di noi si affacciano i personaggi di Jane Eyre, de Il professore, le ambientazioni vittoriane e le case isolate nella campagna inglese: l'effetto tipicamente proustiano, da madeline, di questo romanzo fa sì che nella lettura si possano felicemente ritrovare tutti i tipici elementi brontiani. Lo dice bene Alessandranna D'Auria, traduttrice del testo e autrice della ricca ed elaborata postfazione che chiude il volume. In essa, con abile maestria e profonda conoscenza dell'opera brontiana, la D'Auria fornisce una lettura intertestuale de La storia di Willie Ellin, chiamando in causa anche gli altri romanzi della Brontë. Ma facciamo un passo indietro: quando e come nasce quest'opera?

#RileggiamoConVoi - Quali libri del 2016 porteremo con noi?

foto di ©DeboraLambruschini

Cari Lettori,

il 2016 volge al termine, con tanti libri che hanno meritato premi prestigiosi anche quest'anno, bestseller che hanno fatto discutere e libri che abbiamo avuto modo di recensire prima ancora della loro uscita. 
Ringraziamo anche quest'anno tutti gli editori che hanno iniziato o riconfermato belle collaborazioni con CriticaLetteraria, permettendoci di leggere in anteprima molti testi.
Oggi vi consigliamo i libri che noi porteremo ben volentieri nel 2017!

Buon Anno di letture! 
La Redazione



***

Emma: l'ultimo inedito di Charlotte Brontë

Emma
di Charlotte Brontë
Flower-ed 2016

Traduzione e cura di Alessandranna D'Auria

pp.  80

€ 7,99 (ebook)
€ 15 (cartaceo) 



Perchè pubblicare Emma, ultima opera incompiuta di Charlotte Brontë?
È la domanda che mi ronza in testa da quando mi hanno proposto questo breve testo, pubblicato per la prima volta in italiano dalla casa editrice Flowered, e che non trova piena risposta nemmeno a lettura terminata. Perchè dell'ultima fatica di Brontë  non ci resta che una manciata di parole, due capitoli appena abbozzati, una prima stesura che presenta chiaramente tutti i limiti del caso: la scrittura priva di revisione, l'incompiutezza della storia, personaggi e trama solo accennati e il dubbio su quali fossero gli obiettivi dell'autrice, quale forma avrebbe preso, se semplice esercizio letterario, bozzetto preparatorio per altro articolato e ambizioso progetto, prime acerbe pagine di qualcosa di più complesso. Se davvero esigui sono gli elementi a nostra disposizione per intuire gli sviluppi della trama, non è tuttavia difficile immaginare che la misteriosa protagonista della vicenda dall'identità sconosciuta, avrebbe potuto inserirsi a pieno titolo fra le iconiche eroine brontiane. La riflessione sulla femminilità, nelle numerose sfumature scelte da Brontë nelle proprie opere, si dimostra infatti un tema centrale anche in questo frammento, che ruota intorno all'ambigua domanda: chi, o meglio, cosa, è Matilda Fitzgibbon/Emma? Quesito che, data la natura incompiuta del testo, non può trovare risposta, e ci riporta alla domanda d'apertura: perchè scegliere di pubblicare un testo così breve, alla sua prima stesura, con i limiti prevedibili che uno scritto acerbo naturalmente porta con sè?

Gli impermeabili di Cohen e la poesia che si fa musica


I famosi impermeabili blu.
Leonard Cohen: storie, interviste e testimonianze
di Massimo Cotto
Vololibero Edizioni, 2016

pp. 224
€ 20,00 (cartaceo)



Per una di quelle incredibili coincidenze che però a nessuno verrebbe di catalogare come coincidenze, più o meno nello stesso arco di tempo tra il nobel per la letteratura a Bob Dylan e il conseguente rifiuto a partecipare alla cerimonia di premiazione, Leonard Cohen dava alla luce il suo quattordicesimo e ultimo album in studio, You want it darker, prima di congedarsi definitivamente dal pubblico dei suoi fans nella notte dello scorso 7 novembre. Coincidenza emblematica che riflette, nella gloria e nella morte, un diverso modo di approcciarsi alle grandi luci della ribalta. Tanto Dylan è divinità incontrastata nell'Olimpo musicale e pop degli ultimi cinquant'anni, quanto il discreto e (auto)ironico dandy Cohen ha sempre trovato una dimensione - per quanto concerne il riconoscimento di pubblico - in una rientranza del monte sacro più consona alle sue idee artistiche. Ce lo conferma il ritratto da gentleman d'altri tempi, di uomo schivo che non si prende troppo sul serio, di artista ossessionato dalla bellezza e dalla perfezione, che emerge dal bel volume architettato da Massimo Cotto, I famosi impermeabili blu, che raccoglie aneddoti, interviste, testimonianze e perfino disegni di e su Leonard Cohen raccolti in un trentennio di devozione assoluta oltre che di frequentazione privata con l'artista di Montreal.

#paginedigrazia: Del Fato e degli uomini - Il nostro padrone



Il nostro padrone

di Grazia Deledda
prefazione di Michela Murgia
Ilisso, 2009

pp. 255

cartaceo: 11,00 euro
e-book: 4,90 euro



Il nostro padrone è un romanzo scritto da Grazia Deledda nel 1910, al centro del quale troviamo quei temi tanto cari alla scrittrice nuorese, quali l'amore, la natura e, più di tutti, il Fato, mascherato da quel Dio imperscrutabile e distante che accompagna tutta la produzione letteraria dell'unica donna italiana vincitrice, nel 1927, del prestigioso Premio Nobel .

La vicenda ha inizio con il ritorno di Pietro Maria Dejana, vecchio possidente terriero che ha perduto la sua fortuna in seguito all'incarcerazione per un antico delitto, a Nuoro, che ci viene presentato fin dalle prime pagine ferito ad un piede mentre si dirige verso la dimora dell'amico fraterno Antonio Maria Moro.
La strada di Predu Maria si incrocia con quella del capo-macchia (cioè di un carbonaio che dirigeva il taglio dei boschi in Sardegna) toscano Aldo Bruno Papi, al servizio dello speculatore francese Perrò.

#RileggendoCharlotteBrontë

«Il pensiero di lui era sempre con me: non era una nebbia mattutina che il sole potesse disperdere; né un’immagine tracciata sulla sabbia che le tempeste potessero cancellare: era un nome scritto sul marmo, destinato a durare a lungo quanto il marmo su cui era inciso».

Scolpito nel marmo, il nome di lui, imperituro come il sentimento che lo lega alla donna che ama. E inciso nel marmo è, ancora più profondamente, il nome della scrittrice che sulla pagina ha creato la vita di Jane e Mr Rochester: Charlotte Brontë, la "fulgida stella" della brughiera. A chiusura di un anno denso di festeggiamenti, pubblicazioni e nuove edizioni nel bicentenario della nascita della scrittrice inglese, anche noi vogliamo omaggiarne il genio creativo, riproponendovi i contributi che, nel corso degli anni, abbiamo dedicato alla sua opera (cliccate sui titoli qui sotto per andare ai nostri contributi).
Tra grandi classici, riedizioni, saggi e biografie, in un percorso alla scoperta della scrittrice e della donna, tra leggenda e reale. Un anno brontiano che chiuderemo, domani e il giorno seguente, con la recensione di due opere inedite e incompiute, per la prima volta tradotte in italiano, Willie Ellin ed Emma.

Claudio Marinaccio, "Come un pugno"

Come un pugno
di Claudio Marinaccio

Aliberti Compagnia Editoriale, 2016
collana The Outlaws

pagine 172






Ironia, imprevedibilità, umorismo. Queste sono alcune delle possibili chiavi di lettura per affrontare Come un pugno di Claudio Marinaccio, un libro surreale e sorprendente che presenta situazioni e personaggi che strizzano l'occhio a Bukowski ma anche ai fumetti d'azione. Le avventure di Mark Scannagatti, il protagonista con quel cognome che è già tutto un programma, rimbalzano il lettore dal bancone di un bar alle strade di Los Angeles, a inseguire tipi più strampalati di lui in un continuum di situazioni inverosimili ma, proprio per questo, molto divertenti.

La storia, che si dipana fra bevute, risse, "zingarate" e tanto sesso, ruota attorno alla figura di questo scrittore dal talento sprecato, che si trova all'improvviso a dover agire come ghost writer per un amico incapace e che viene poi risucchiato in un vortice di eventi assurdi e ridicoli, di proposito esasperati dall'autore in una narrazione dai toni coloriti e di forte impatto.

Catilina - Biografia di un eroe di altri tempi.

Catilina - Ritratto di un uomo in rivolta
di Massimo Fini

Ed. Marsilio, 2016
(I ed. Mondadori, 1996)

pp. 138
€ 10 (e-book  € 7,99)

La storia che racconta Massimo Fini in Catilina - Un uomo in rivolta ha, appunto, per protagonista Lucio Sergio Catilina, militare e senatore romano il cui nome è indissolubilmente legato alla congiura con la quale, nell'anno 62 a.C., tentò, insieme ad un manipolo di fedelissimi, di rovesciare il Senato e di prendere il potere a Roma, attuando
"(...) la prima, anche se fallita, rivoluzione della storia (...)".
Quanti hanno avuto il piacere di studiare il latino ricorderanno le celebri Catilinarie di Cicerone, acerrimo nemico di quest'uomo la cui figura viene ricostruita sotto tutt'altra prospettiva da Fini, il quale lo tratteggia come un
"(...) animo idealista e un po' folle (...)",
e denigra la figura del celebre politico ed avvocato:
"(...) politicante di terz'ordine, maneggione e intrigante, a livello di portaborse (...)".

"The guy who walks Moses, Dylan and Heracles": nuove identità nella New York contemporanea con Philip Schultz

Erranti senza ali
di Philip Schultz Donzelli, 2016

pp. 112  
€ 14,00

Titolo originale: The Wandering Wingless

Traduzione di Maria Adelaide Basile, Fiorenza Mormile, Anna Maria Rava, Anna Maria Robustelli, Paola Splendore.








È difficile, nel commentare Erranti senza ali di Philip Schultz, aggiungere qualcosa alla bella e ricca postfazione di Paola Splendore. Meglio dunque procedere per libere associazioni di idee, senza alcun intento specificamente critico, lasciandosi semplicemente suggestionare dal testo, dalla sua forza, dalla sua dolorosa incisività. Schultz seleziona le parole con l'accortezza di chi le sa usare, di chi ne conosce il peso (e la stessa precisione viene ricercata dal team, tutto femminile, che cura la traduzione con grande intelligenza e sensibilità linguistica).  Protagonista dell'opera è un dog-walker di New York, che si muove tra le strade della città con sicurezza assai maggiore di quella con cui ripercorre i propri ricordi, frammentari, tormentati. La sua memoria mette in relazione i grandi movimenti esterni della Storia (dalle rivoluzioni del 1848 alla caduta delle Torri Gemelle) con le sofferte vicende private e familiari. Figlio di ebrei immigrati negli Stati Uniti, i suoi sono trascorsi di sofferenza, inquietudine e sradicamento; l'interesse per il passato remoto rappresenta così una via di fuga ideale rispetto a un passato prossimo che soffoca e angoscia. Il fallimento continuamente evocato dal testo (Failure del resto si intitola la raccolta da cui The Wandering Wingless è tratto) è sempre storico e individuale al contempo.

"La meccanica del pane" di Michele Caccamo


La Meccanica del Pane 
di Michele Caccamo
Castelvecchi Editore, 2016


pp. 308
€ 25,00



Lo chiamano il poeta della fratellanza, ma è  anche il poeta delle vittime. Un tiratore scelto. 
Michele Caccamo, scrittore, poeta e drammaturgo italiano, di tematiche ne ha, e non poche.  Pubblicato e tradotto in tutto il mondo, dallo Yemen alla Palestina, fino agli Stati Uniti, ha fatto della sua penna un’arma. Che si tratti di denuncia sociale, questo è certo. Ma c’è  anche una buona dose d’introspezione e  di giudizio critico, intriso di valori che stimolano l’emancipazione del pensiero e l’incontro tra le religioni.
Non importa che  sia Cristianesimo oppure no, e non viene neanche la voglia di chiederlo. Quella di  Michele Caccamo è sicuramente una religiosità disincantata − più che pessimismo religioso −  una preghiera atea che rifugge qualsiasi retorica di linguaggio altisonante. 

#Criticomics - Roberta Scomparsa e Francesco Saresin raccontano l'adolescenza


La medusa
di Roberta Scomparsa
Canicola, 2016

pp. 23
€ 8.00



Daniele tra gli alberi
di Francesco Saresin
Canicola, 2016


pp. 18
€ 8.00 







Debutta quest'anno in casa Canicola una nuova collana (dedicata al talento anticonformista dell'illustratore Henry Darger) che vuole proporsi come banco di prova per giovani fumettisti, chiamati a realizzare una breve storia da una ventina di pagine. A tenere a battesimo la collana Henry Darger sono Roberta Scomparsa e Francesco Saresin con due storie legate dal tema comune dell'adolescenza. Lontani dagli stereotipi a cui ci hanno abituato cinema e letteratura (fumetti compresi), i due autori affrontano l'argomento con un'originalità che si mette in mostra attraverso due narrazioni complesse e solide, che lasciano intravvedere due talenti interessanti.

**** Tanti Auguri ****

 
Cari Lettori,

anche quest'anno è un piacere festeggiare con voi il Natale: ci siamo divertiti durante i giorni dell'avvento a "metterci la faccia", o perlomeno un libro che ci rappresentasse. Abbiamo il nostro Grinch, che ha deciso di metterci la faccia ma non il libro; abbiamo redattrici che, stufe dei selfie imperanti, hanno preferito dare il primo piano ai loro libri; abbiamo chi ha sorriso, chi si è nascosto dietro le parole degli altri, chi ha raccontato perché quel libro è entrato magicamente o avventurosamente nella sua vita. Al centro, sempre, loro: i libri. 
Se tra panettone, pandoro e vari regali da aprire avete voglia di (ri)vivere con noi le emozioni di quei momenti: 


Buon Natale 
e sempre ottime letture


La Redazione

 


Sogni d'oro: basta sentirsi in colpa se abbiamo sempre sonno

Sogni d'oro.
Un viaggio affascinante nella misteriosa scienza del sonno
di David K. Randall
Sonzogno, 2016

Traduzione di Stefano Massaron

pp. 265
17 euro


Come annuncia il sottotitolo, Sogni d’oro di David K. Randall è un viaggio davvero affascinante nel tuttora misterioso mondo del sonno.
Cosa succede al nostro corpo e alla nostra mente quando, dopo un’intensa giornata, ci infiliamo sotto le coperte e chiudiamo gli occhi? 
Il sonno è una pausa dalle nostre frenetiche esistenze o è da considerarsi un frammento della giornata altrettanto (o forse ancora più) frenetico, e di conseguenza misterioso?
David K. Randall, senior reporter di Reuters, ci accompagna con grande capacità di coinvolgere e incuriosire, alla scoperta di un argomento che, essendo intrinsecamente monotono e statico, correva il rischio di tradursi in una esposizione piatta di nozioni. Il taglio di lettura usato per affrontare il tema è infatti quello scientifico. Tuttavia, grazie probabilmente alla sua professione, Randall è stato in grado di scrivere quasi trecento pagine, tredici capitoli, su un unico argomento, e ruotando intorno a un’unica tesi centrale, mantenendo alto l’interesse del lettore.
Al centro del saggio vi è un’idea fondamentale: il tempo che trascorriamo dormendo non è un tempo di mero riposo, né un periodo di stand-by dalle nostre attività; al contrario, influisce su ogni aspetto della nostra vita e, se speso bene, contribuisce a renderci più creativi, più intelligenti, più lucidi. 

#UnLibroPerLAvvento - "Nel caffè della gioventù perduta" di Patrick Modiano

A Bergamo è Santa Lucia che porta i regali, la notte tra il 12 e il 13 dicembre. Un piccolo preludio del Natale, una giornata speciale e fatta di entusiasmo per i più piccoli e di dolcezza per gli adulti. Con gli anni, non dimentico quella sensazione di adrenalina mista ad agitazione che provavo la sera prima del giorno fatidico mettendomi a letto. Anche ora, da grande, non rinuncio a questa tradizione.

Sono ormai tre anni che non passo il 13 dicembre a casa, ma in giro per l’Europa, eppure Santa Lucia mi segue. Diciamo, altrimenti, che ho con successo esportato l’usanza al di fuori dei ristretti confini della pianura bergamasca e ora chi sta al mio fianco sa come comportarsi. E siccome mi conosce bene quest’anno mi ha fatto trovare, insieme a del buon tè speziato e a una tavoletta di cioccolato fondente, un libro, impacchettato nella carta di giornale.
Un libro francese, un libro di Modiano. 

L'Inno alla Vita (e all'Amore) di Alessandro D'Avenia in “L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”


L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita.
di Alessandro D'Avenia
Milano, Mondadori, 2016

pp. 216
euro 19,00

Caro Giacomo,
quando devo iniziare la parte di programma che ti riguarda, non dichiaro la tua identità, ma dico che è venuta l'ora di leggere il più grande poeta moderno, un poeta che ha trasformato ogni limite in bellezza, ed ebbe chiaro che questa era la sua vocazione all'età dei ragazzi che ho di fronte. […] Quando qualcuno indovina, quasi subito una voce aggiunge: “No… quello sfigato di Leopardi, no!” (p. 38)
Chiunque abbia avuto una qualche esperienza da insegnante sa bene che una delle cose più difficili è proprio togliere quel carico di luoghi comuni che certi scrittori si portano dietro. Leopardi depresso e “sfigato” è solo uno degli innumerevoli esempi che potremmo elencare. Far innamorare i ragazzi di questi autori, far loro capire che essi sono molto di più che pagine di libro da studiare meccanicamente per far sì che l'interrogazione vada bene, farli scendere con noi nelle profondità del loro messaggio, e comprendere che sono molto più vicini a noi di quanto potremmo immaginare.
Alessandro D'Avenia sceglie con quest'opera, la quarta ormai, di cambiare rotta rispetto ai libri precedenti, facendosi carico della missione che egli porta avanti tutti i giorni, nelle aule della sua scuola: far riscoprire la figura di Giacomo Leopardi, scuotere i lettori dal torpore che li fa accontentare di un luogo comune e invitarli ad avventurarsi tra le parole del poeta.
Certamente D'Avenia ci parla da una cattedra privelegiata, quella di chi ha ama moltissimo lo scrittore di cui sta parlando e che possiede un indiscutibile talento per la comunicazione e l'insegnamento.

"Crimini di guerra" di Alberto Stramaccioni e le pericolose conseguenze della rimozione delle colpe


Crimini di guerra. Storia e memoria del caso italiano
di Alberto Stramaccioni
Laterza, 2016

pp. 194
€ 20

Le guerre che gli italiani fecero in Africa e nella penisola Balcanica per espandere il loro dominio coloniale sono un capitolo della storia d’Italia poco conosciuto, a volte mistificato, più spesso dimenticato. L’Italiano medio – mediamente benestante e mediamente istruito – probabilmente sa che l’Italia in passato ha avuto delle colonie, si ricorda che ne ha letto nei libri di storia, magari si sovviene pure di una strofa di Faccetta nera. Ma, come ha dimostrato Simone Brioni, docente alla Stony Brook University, nel suo documentario Aulò. Roma Postcoloniale (Kimerafilm, 2012) non è raro che lo stesso italiano alla domanda “dove si trova l’Eritrea?” non sappia come rispondere. 
Ancor più che l’impreparazione geografica è grave quella storica: perché l’Eritrea non è solo un Paese dell’Africa orientale, ma è anche un Paese che è stato colonizzato dagli Italiani e che ha avuto e ancora ha una strettissima relazione con l’Italia. L’attuale Eritrea, e la Somalia, l’Etiopia e la Libia, sono state invase dagli italiani già dalla fine dell’Ottocento, e poi durante il fascismo sono state l’oggetto delle mire espansionistiche di Mussolini. L’impero coloniale italiano, quel sogno fascista di non essere da meno rispetto alle altre potenze europee, durò ben poco: l’Africa orientale italiana si dissolse nel 1941 e l’Italia perse anche la Libia nel 1943. 
La brevità e l’esiguità dell’esperienza coloniale italiana, se paragonata a quelle di altre nazioni, hanno promosso nell’immaginario comune l’idea che gli Italiani sono fondamentalmente “brava gente” – come scrive Angelo Del Boca –, che non hanno fatto poi così male, sono stati i soliti bonaccioni, e che altri in ogni caso hanno fatto peggio. Uno stereotipo che continua a fare ingenti danni: non riconoscere la gravità delle violenze da noi commesse porta a non comprendere la storia passata e soprattutto a non sapersi orientare in quella presente.

#UnLibroPerLAvvento - Approdi, assenze e presenze significative

Natale è un periodo dell’anno che amo, soprattutto da quando ho scoperto il valore dell’assenza, il bello di riscoprirsi vicini grazie alla lontananza da casa, il sentimento di amore filiale che solo maturando puoi davvero comprendere, quando non sei più figlio e nel contempo lo sei in senso assoluto. 
E questo vale anche per i fratelli e gli amici, quelli veri, quelli che porti nel cuore e che sopravvivono alle assenze, al sentirsi di rado, alle telefonate infinite. Quelli con cui pensi di voler passare tutto il tuo tempo appena ritornerai a casa per le feste, e che magari non riuscirai a vedere, ma che comunque ci sono e capiscono, e ci saranno sempre. Poi ci sono le persone “significative”, che non sono propriamente amici, perché a separarvi c’è l’età, gli interessi o la vita, ma il fatto che siano significative rende ogni loro gesto importante, perché irripetibile e legato ad un dato periodo della vita. Io ho una serie di persone significative e di oggetti significativi che mi legano a loro. Una di queste persone è per me un amico, è stato un datore di lavoro ai tempi dell’università (quando rientravo nella categoria degli studenti lavoratori) e senza esagerare, in determinati periodi della mia vita, quasi un secondo padre. Fa l’avvocato penalista per lavoro e l’artista per passione, dipingendo quadri meravigliosi e dialogando di Storia romana con gli amici. A lui devo un regalo che ha cambiato i miei orizzonti e mi ha aperto lo sguardo sulla multiculturalità come valore. Vado ancora a trovarlo e anche quest’anno andrò a fargli gli auguri, con calma, quando la trafila istituzionale degli auguri sarà finita, siederò con lui nel suo studio, e parleremo di qualche nuovo libro e di qualche scrittore arabo, perché la passione per la letteratura mediorientale la devo in parte anche a lui.

"La prima luce di Neruda" tra poesia e storia


La prima luce di Neruda
di Ruggero Cappuccio
Feltrinelli, 2016


pp. 170
€ 15,00 (cartaceo)



Qualcuno bussa a una porta e con insistenza fa il nome di Pablo Neruda. Siamo alla prima riga de La prima luce di Neruda e il lettore più scafato, quello che ha già letto il Kundera de "L'insostenibile leggerezza" per intenderci, sa già che a bussare è il destino. Scoprirà, successivamente, che è in effetti così, ma intanto, a differenza di chi si spella il palmo aperto della mano contro quella porta, entra nella camera di una pensione di Napoli dove un uomo è disteso su un letto, in bilico tra il sonno e la veglia, e un uccello sbucato chissà da dove svolazza tutt'intorno. Quell'uomo è Pablo Neruda e, a questo punto, il sospetto che il volatile (per l'esattezza un cardellino) che cerca di trovare un angolo discreto da cui osservare la scena sia proprio lo stesso lettore si fa strada con una certa discrezione. Tanta è la grazia e la delicatezza con cui il napoletano Ruggero Cappuccio (drammaturgo, sceneggiatore per il cinema e la televisione, romanziere) ci trascina dentro questa storia che intreccia piani temporali diversi e accarezza l'idea, molto cara ad alcuni teorici di fisica quantistica (ma anche a pensatori come sant'Agostino), che in una singola frazione di tempo tutto sta avvenendo, è avvenuto e avverrà.

#paginedigrazia - Colombi e sparvieri




Colombi e sparvieri
di Grazia Deledda
Ilisso, 2011

Prefazione di Giovanni Pirodda

pp. 288
€  11 (cartaceo)
€ 4,90 (ebook) 




Il romanzo Colombi e sparvieri di Grazia Deledda viene pubblicato nell’anno 1912.
Il racconto, che si divide in tre parti, si svolge nel paese di Oronou, nel quale le vicende di due famiglie tra rancori e traversie si intrecciano tra loro. Il rientro a casa del protagonista Jorgj, dopo gli studi in città, si incontra e scontra con le vetuste tradizioni, le antiche memorie e l’ostilità dei suoi compaesani, arroccati e barricati su posizioni granitiche e ataviche. Ma non tutto è perduto e una speranza si accende nel finale.
Estremamente trascinante, la trama pagina dopo pagina si dipana tra amori contrasti, tra pettegolezzi e sacre credenze, tra codici arcaici e ambizioni moderne e tra bellissime e  accattivanti descrizioni di luoghi e paesaggi.

Dopo una settimana di vento furioso, di nevischio e di pioggia, le cime dei monti apparvero bianche tra il nero delle nuvole che si abbassavano e sparivano all’orizzonte, e il villaggio di Oronou, con le sue casette rossastre fabbricate sul cocuzzolo grigio di una vetta di granito, con le sue straducole ripide e rocciose, parve emergere dalla nebbia come scampato dal diluvio. Ai suoi piedi i torrenti precipitavano rumoreggiando nella vallata, e in lontananza, nelle pianure e nell’agro di Siniscola, le paludi e i fiumicelli straripati scintillavano ai raggi del sole che sorgeva dal mare. Tutto il panorama, dai monti alla costa, dalla linea scura dell’altipiano sopra Oronou fino alle macchie in fondo alla valle, pareva stillasse acqua.

#UnLibroPerLAvvento - Un ritorno in Sicilia con Elio Vittorini

Avevo viaggiato dalla mia quiete nella non speranza, ed ero in viaggio ancora, e il viaggio era anche conversazione, era presente, passato, memoria e fantasia.

Dicembre in Sicilia
. Dicembre con la lana addosso per tenersi al caldo, ma il sole sulla pelle a fare il resto. La Sicilia a dicembre è varia di colori, come sempre, più di sempre.

L'azzurro del cielo senza nuvole, il nero lavico delle coste e delle rocce più alte che guardano il mare da lontano, il verde delle campagne mischiato al giallo delle foglie più secche che sembrano d'oro.
Il mare visibile quasi da ogni parte, di blu luccicante nella luce, calmo quasi senza onde.

Lungo la sottile linea tra dolore e amore, patologia e passione...

Mal di pietre
di Milena Agus
nottetempo, 2016

pp. 120
€14.00 (cartaceo)

1^ edizione: 2006


Torna in libreria Mal di pietre, acclamato secondo romanzo di Milena Agus, vincitore di più premi letterari; e meritatamente. L'occasione per questa ristampa con copertina aggiornata è ghiotta: Mal di pietre è diventato un film in Francia, che speriamo di vedere distribuito presto anche in Italia. 
Ma veniamo al romanzo. È difficile sbocciare come donna, in una famiglia per bene di una Sardegna riservata e chiusa, nel periodo della guerra. Così la protagonista, nonna della voce narrante, si è data in matrimonio tardi nonostante la sua bellezza, perché si vociferava che la ragazza non avesse un grande equilibrio psichico. Ma come può andare un matrimonio senza amore, con un vedovo, incallito frequentatore del casino locale? Non come si può pensare: l'uomo, già avanti negli anni, accetta di sposarsi solo sulla carta, per sdebitarsi con la famiglia di lei, che lo ha curato e sfamato ai tempi della guerra. Poi certo, trovarsi accanto una ragazza tanto florida e intensa nei lineamenti, rende difficile dormire ai bordi opposti del letto. E, d'altra parte, la donna vuole mettere a tacere le voci nel quartiere ed evitare che il marito cerchi compagnia al bordello...  Eppure l'evoluzione della vita coniugale è lenta, perché la protagonista non riesce a portare a termine nessuna gravidanza, a causa del "mal di pietre" che le vessa i reni. Per questo la via sembra solo una: andare alle terme, spostarsi "sul continente" e seguire una cura particolare. Questo vuol dire sradicarsi, abbandonare la casa e il marito; ma significa anche aprirsi al mondo, a nuove conoscenze, come mai prima.

#UnLibroperLAvvento – Che coincidenza, Simone!


Avevo ventidue anni quando, nel settembre del 2009, mi sono trasferita in Francia per otto mesi. Nel sud della Francia per la precisione, a Manosque, piccola cittadina della Provenza che diede i natali a Jean Giono e dove avrei insegnato lingua italiana in un liceo. Non era la prima volta che andavo lontana da casa, ma era la prima che partivo per stare dall’altra parte della cattedra. Il giorno che dall’aeroporto arrivai alla stazione di Marsiglia accadde qualcosa che credo non dimenticherò mai, una coincidenza fortunatissima. Aspettavo il pullman che mi avrebbe portata a Manosque, e nell’attesa leggevo L’età forte (1960) di Simone de Beauvoir (1908-1986). Non mi ero ancora avvicinata davvero al femminismo al tempo, non avevo neanche letto Il secondo sesso. Mi erano piaciute molto le Memorie di una ragazza perbene (1958) e avevo deciso di leggere anche il secondo capitolo di quella storia per me così intrigante. Mi ero appassionata alla vita di de Beauvoir, ancor più che al suo pensiero che mi risultava spesso complicato. La immaginavo bambina precoce durante la sua infanzia di ristrettezze, mi affascinavano i suoi sforzi per eccellere nell’adolescenza (solo anni dopo ho ritrovato una descrizione della fatica così parimenti bella, nella storia di Elena dell’Amica geniale di Ferrante). Mi incantava il racconto della sua spossatezza fisica quando da giovane faceva lunghissime camminate in montagna con solo una banana nello stomaco.

L'inesauribile trama/non-trama di Kate

L’amante di Wittgenstein (Wittgenstein’s mistress)
di David Markson

traduzione di Sara Reggiani

Edizioni Clichy, 2016 (1988)
pp. 269
15


Bisogna usare una metodologia. Perché se vi fate spaventare dal titolo, temendo chissà quali digressioni filosofiche o citazioni dal “Tractatus”, bene, la lettura sarà ancora più impegnativa di quanto potreste immaginare negli incubi peggiori. Ma, appunto, un metodo scientificamente provato, sul sottoscritto, vi condurrà a un confronto, ad armi impari sia chiaro ma comunque fruttuoso, con un libro di potenza sovrumana, imperdibile, stimolante, rifiutato solo 44 volte prima di essere pubblicato negli Stati Uniti. Finché, con scelta coraggiosa, è arrivato in Italia. Corredato da un saggio di David Foster Wallace tradotto da Martina Testa.

"La cultura è come la marmellata" di Marina Valensise

La cultura è come la marmellata
di Marina Valensise
Marsilio, 2016

pp. 144
euro 13,00



"La cultura è come la marmellata: meno ne hai, più la spalmi", recitava uno slogan apparso sui muri della Sorbona nel maggio 1968. La giornalista e studiosa Marina Valensise è partita da queste parole per raccontare il proprio lavoro alla guida dell'Istituto italiano di cultura a Parigi (incarico svolto a partire dall'estate 2012).
Raccontare la sua esperienza significa raccontare il paradosso dell'Italia, il paese che vanta il patrimonio più ricco del mondo ed è tuttavia incapace di valorizzarlo.
Promuovere il patrimonio italiano con le imprese, recita il sottotitolo del libro che traduce tutto il senso di un’impresa raccontata come un viaggio, una scoperta entusiasmante portata avanti con la febbrile voglia di fare, "a partire dalla carenza dell'avere". Il volume è costruito come un decalogo, scelta strutturale senz'altro interessante e di facile diffusione, ma che non deve far pensare a un insieme di regole da applicare rigidamente. Costruire un modello culturale non è come seguire le istruzioni di una ricetta e questo è un esempio concreto, una raccolta di riflessioni sulla gestione del patrimonio artistico e della cultura.
Tuttavia, se anche questa fosse una ricetta, si tratta senz’altro di una ricetta ben riuscita; per citare solo alcuni numeri la gestione di Valensise all'Istituto italiano di cultura ha innescato un circuito virtuoso che lo ha portato a moltiplicare le iniziative proprie e ad aumentare di circa il 40% la frequentazione del pubblico, il numero delle iscrizioni ai corsi di lingua e ai seminari di lingua applicata, producendo entrate proprie per circa 600 mila euro. 

#PagineCritiche - Sulla critica letteraria giapponese: da Marsilio, "Letterario, troppo letterario"

Letterario, troppo letterario. Antologia della critica giapponese moderna.
Di L. Bienati, B. Ruperti, A. Wuthenow, P. Zanotti
Venezia, Marsilio, 2016

pp. 240
€ 14,00 (carteceo)
€ 9,99 (ebook)


Letterario, troppo letterario nasce dal lavoro di docenti universitari gravitanti attorno al mondo della letteratura e delle arti giapponesi, tre dei quali appartenenti all'Università Ca' Foscari di Venezia (Luisa Bienati, Bonaventura Ruperti e Pierantonio Zanotti), mentre una proveniente dall'Università di Heidelberg (Asa-Bettina Wuthenow).
Come suggerisce il sottotitolo, il libro è un'antologia, molto ben curata, della critica giapponese moderna. Il campo della critica, parallelo a quello della letteratura, è quantomai vasto, comprendendo sia discussioni più strettamente letterarie che quelle inerenti il campo artistico. L'opera si districa abilmente tra questi argomenti, offrendo una vasta e interessante panoramica della critica giapponese. Il periodo compreso, dagli anni ottanta del XIX secolo agli anni trenta del Novecento, copre solo una parte della critica giapponese ma la restrizione ad un periodo limitato fa sì che la proposta sia ampiamente articolata e particolarmente approfondita.

#UnLibroPerLAvvento: pensavo fosse una macchinina, invece era un libro

Me lo ricordo bene la prima volta che è successo. Dovevo avere non più di sette anni e, come ogni Natale, il mio unico desiderio per Gesù Bambino/ Babbo Natale (quando si è piccoli e si aspettano i regali si è fideisti a prescindere) era ricevere in dono una macchinina. Una di quelle belle, magari telecomandate e cromate, l'ideale per passare i giorni di vacanza, lontano da scuola e dalle terribili equivalenze (quanti decametri sono 127 centimetri? Ancora adesso, nel pieno della notte, mi sveglio tutto sudato e mi sento, cronicamente, impreparato). Mi avvicino così la mattina del 25 dicembre ad un pacco, desiderando ardentemente una macchinina, ad un bel pacco verde e rosso, quadrangolare, convinto di trovare una bella macchina sportiva e.... accidenti, ma che cos'è questo oggetto, questo rettangolo di carta col dorso rigido? Mi sa tanto che sia un libro , più precisamente Notre-Dame de Paris. Quel regalo, ovviamente, non era destinato a me, ma ad un mio cugino più grande, che quell'anno aveva appena iniziato il liceo. Ma qui comincia il mio rapporto con la lettura/letteratura: pensavo fosse una macchinina, invece era un libro! 

"La follia della guerra", di Paolo Sorcinelli

La follia della guerra
Storie dal manicomio 1940-1950
di Paolo Sorcinelli
Odoya, 2016

pp. 224
€ 16,00

"La guerra era una follia e ogni suo partecipante matto fin dall'inizio". 

Sta tutto qui, in questa citazione di Paul Fussell (tratta da Tempo di guerra. Psicologia, emozioni e cultura nella seconda guerra mondiale, Milano, 1991), il senso di La follia della guerra. Il libro scritto dal professor Paolo Sorcinelli, con i contributi di Maurizio Cammellini, Sabina Cremonini e Paolo Giovannini, ricostruisce gli anni del secondo conflitto in un'ottica particolare, quella dei manicomi. Per farlo, il professor Sorcinelli prende in esame le cartelle cliniche di tre istituti (Mantova, Reggio Emilia e Pesaro), in un lavoro complesso e ricco di sfumature. Due sono i punti fondamentali:
- La follia della guerra non è solo quella che deriva al conflitto, ma ne rappresenta la causa. Infatti quale persona sana di mente potrebbe volersi impegnare in un'attività tanto sanguinosa?
- La pazzia conseguente alla guerra in molti casi non fu riconosciuta. Per non turbare l'epica del conflitto, di molte persone internate si disse che erano predestinate alla follia e alla psicosi, a causa di una ereditarietà della follia stessa. 

#paginedigrazia - Al passo fatale di una danza che è quella della vita



La danza della collana
di Grazia Deledda
prefazione di Giovanni Pirodda
Ilisso, 2007

pp. 128

cartaceo: 11,00 euro
e-book: 4,99 euro

Una fortissima tensione sessuale, tanto più intensa perché repressa oppure vissuta con colpevolezza: è questo il filo percettivo che accompagna la lettura di La danza della collana, romanzo deleddiano pubblicato per la prima volta nel 1924 e che già dal titolo pare alludere alle movenze seduttive proprie dell’arte coreutica e al gioiello che, per il suo naturale ciondolio all’altezza del petto femminile, si presta più di tanti altri al gioco della seduzione. Ma in questa storia, in cui le perle ci sono e hanno, sì, un ruolo importantissimo, in verità non si balla affatto, o almeno non a rigore: la danza a cui si fa riferimento è piuttosto, simbolicamente, quella della vita, e i suoi passi designati sono quelli che avvicinano e allontanano in una fatale coreografia i protagonisti di un peculiare ménage a trois frutto sia dell’equivoco casuale che dell’inganno consapevole.

#UnLibroPerLAvvento | Il mio Natale americano con Calvino, Sciascia, Ferrante e Camilleri

Il calendario dell'avvento del fuori sede, studente o lavoratore, è completamente diverso da chi vive, studia o lavora vicino alla sua famiglia: è più un calendario dell'attesa del ritorno, in cui ogni giorno trascorso è un giorno in meno all'abbraccio dei tuoi cari e degli amici che, anche se vivono tutti ormai lontano dal 'paesello', si incontrano ogni anno come se il tempo non fosse passato.

Ma questo sarà il mio primo Natale lontana dall'Italia. Il mio calendario di quest'anno si è capovolto, dal momento che non prenderò costosissimi treni o aerei dell'ultim'ora... e mi sono chiesta: come portare un po' anche qui, dall'altra parte del mondo, tra persone che hanno una cultura completamente diversa e parlano un'altra lingua, quell'odore di casa e quella gioia del ritorno che per me è davvero l'essenza del Natale? Una delle decisioni che ho preso è stata questa: regalerò a ognuno dei miei nuovi amici americani uno dei miei libri italiani preferiti.

«Vivere secondo il sole e le stagioni» ne "I nostri giorni infiniti" di Claire Fuller

I nostri giorni infiniti,
di Claire Fuller

Traduzione di Samuela Fedrigo

Mondadori, 2016
pp. 251
ebook 9,99€

A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta survivors e retreaters si scambiano opinioni su come fronteggiare la crisi umanitaria successiva allo sgancio delle bombe atomiche dei sovietici sul resto del mondo occidentale. Tra di loro c’è anche James Hillcoat, papà di Peggy e marito della promettente pianista tedesca Ute Bischoff, che conduce le sue giornate in funzione di questo catastrofico evento che si abbatterà sull’umanità. Il rapporto con la moglie è alle strette: la donna è spazientita, si rifugia nella sua musica isolandosi dal resto del mondo e lasciando che la piccola Peggy cresca senza la presenza materna. La vita familiare giunge a un punto di rottura quando Ute parte per un tournée di concerti in Germania: James, forse spronato dal fanatico amico retreater Oliver Hannington, porta con sé Peggy in quello che le prospetta come il viaggio più emozionante della sua vita, alla scoperta di Die Hütte, un luogo da fiaba tra i boschi e lontano dalla cattiveria umana.

#CriticARTe - #TOGETHERSTRONGER La fotografia in aiuto dei terremotati


#TOGETHERSTRONGER

La fotografia ha spesso rivestito l'importante ruolo di documentazione della nostra società, nonché del momento storico, mostrandone tutti gli aspetti salienti; basti pensare alle immagini scattate da Henri Cartier-Bresson, non a caso soprannominato l'occhio del secolo, oppure Robert Capa ed altri grandi fotografi della Magnum.
Meno noto è il potere terapeutico di questo mezzo espressivo, che si presta in modo delicato a creare un contatto libero con il fruitore, esprimendo silenziosamente emozioni e turbamenti sopiti nell'animo, indagando e talvolta sciogliendo la matassa di dolore che lo intrappola.

Accade dopo una repentina sciagura, che i problemi a cui far fronte non siano di mera natura pratica, bensì psicologico-affettiva, situazione che purtroppo non trova una via d'uscita immediata, mantenendo pertanto la necessità di essere monitorata e ricevere aiuto esterno.

La scrittura collaborativa agli inizi del 900: The Whole Family


The Whole Family
di William Dean Howells et al.
Edizioni The Echo Library, 2007 (1908)

pp. 139
€ 9

Cosa succede quando un romanzo è scritto a più mani? Partiamo dal presupposto che forse l'autore inteso come figura monolitica non sia mai esistito: (senza dover stare a scomodare Barthes) quanto meno, nel momento in cui ha scritto il suo testo, si sarà consultato con qualcuno, un amico o un parente, o più plausibilmente il suo editor, e il risultato finale è frutto di questi influssi. Tuttavia a questo livello non si può ancora parlare di vera e propria collaborazione. Quella si ottiene quando due o più autori si mettono a tavolino e iniziano un progetto di scrittura insieme. Vi sono varie modalità e formati, che spaziano da una continua scrittura e rilettura a quattro (o più) mani, al round-robin dove invece ci si passa letteralmente di mano in mano, capitolo dopo capitolo, il testo e non si ha la possibilità di modificare quanto scritto prima, ma si può solo proseguire il racconto. La figura di matrice romantica dell'autore-genio in questi casi traballa e ci troviamo invece ad avere a che fare con altre dinamiche, di potere e di perdita di controllo di quanto scritto.

#UnLibroPerLAvvento - "Accabadora" di Michela Murgia

"Non dire mai: 
di quest'acqua io non ne bevo"


Il destino che ci lega a certi libri è davvero strano: pare che entrino per caso nella vita delle persone, per poi avvilupparsi indissolubilmente alla nostra anima. Per me Accabadora è stato uno di quei libri, uno di quei volumi intrisi di tanti significati quante sono le volte che lo rileggo.
Ricordo bene il giorno che mi capitò tra le mani: ero alla stazione Termini in attesa del treno che mi avrebbe riportata a casa dopo ore di lezione all'università. Entrai in libreria per ingannare il tempo (anche se, come ha detto qualcuno, il tempo servirebbe vivo), iniziai a vagabondare in mezzo agli scaffali e fui irresistibilmente attratta da quella ragazza che appariva sulla copertina, il volto celato dietro ad alcune candele. Afferrai il volume d'impulso e, senza nemmeno leggere la trama, lo comprai e lo lessi in poche ore.

Intervista con l'autore: a tu per tu con Tomaso Luciano, Ricky Murphy e l'improbabile pattuglia

Tomaso Luciano, autore di Ricky Murphy e l'improbabile pattuglia
Tomaso Luciano è nato ad Alghero, e dopo aver lavorato come insegnante in Italia, Senegal, Australia e Francia, da tre anni vive e lavora a Bruxelles. La nostra redattrice Cecilia Mariani, che qui su Critica Letteraria ha recensito il suo primo romanzo – il fantasy per giovanissimi Ricky Murphy e l’improbabile pattuglia, appena edito dalla casa editrice Watson – lo ha intervistato alla fine del primo tour di presentazioni che ha toccato le principali città della Sardegna.

Una prima domanda è d’obbligo: come mai hai voluto esordire con un libro per ragazzi? E qual è, a questo punto, il libro o l’autore preferito del Tomaso Luciano “bambino”?
Se avessi immaginato il mio debutto letterario, di sicuro avrebbe avuto una copertina con una silouhette femminile e uno sfondo vermiglio, con un titolo tipo Ispettore Sanchez, Tempo Scaduto! La verità è che non sono mai stato un gran divoratore di narrativa per ragazzi, ma il mio manoscritto aveva bisogno di un po’ di sana azione “spensierata”, il giusto da poterla trapiantare nel mio tran tran quotidiano piovoso e non proprio allegro. E così, fra una pagina cestinata e l’altra, le avventure di un ragazzino in una non meglio identificata città del nord dell’Inghilterra mi sono sembrate la terapia ideale contro la malinconia da ufficio e i tramonti alle tre del pomeriggio.

#CriticArte: fragilità e resilienza nella scultura di Alberto Giacometti

Alberto Giacometti – Beyond Bronze. Masterworks in Plaster and Other Material
Kunsthaus Zürich
28 ottobre 2016 – 15 gennaio 2017

Biglietti: CHF 22 (intero)/17 (ridotto; i prezzi includono l'audioguida e la possibilità di visitare la collezione permanente).

Pareti grigie, nicchie che creano giochi di luci e ombre, spigoli che segmentano lo spazio aprendosi all'improvviso in varchi inaspettati, percorsi non obbligati e sempre nuovi in cui l'individuo può muoversi liberamente, scegliendo di volta in volta di assecondare o meno la sequenza delle sale suggerita, su base tematica e cronologica, dai curatori. La mostre monografica dedicata dal Kunsthaus di Zurigo ad Alberto Giacometti (1901-1966) nel cinquantenario della morte è ricca e articolata. L'audioguida, compresa nel prezzo del biglietto, integra e non si sovrappone alle informazioni contenute nello spesso depliant che accompagna il visitatore, descrivendo i contenuti delle singole sale e ricollegandoli alla biografia dell'autore. 

#UnLibroPerLAvvento - Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

«Non si vola mai al primo tentativo…» miagolò Zorba. (p. 101)

Era il 31 maggio 1998, giorno della mia prima comunione.
Come molti di voi, collezionai una lunga serie di regali improbabili/inutili. Ciondoli doppioni, edizioni illustrate di testi sacri (!), set di asciugamani e lenzuola «per il corredo!».
Ma tra i doni di parenti e amici, ne ricordo uno con vivida emozione, sia per quello che rappresentava allora che per ciò che ha significato poi.
Una cugina, allora ventottenne come, strano caso, me oggi, mi regalò “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepúlveda.
Rammento con tenerezza il momento in cui ho aperto il regalo: fu l’unica, tra tutti gli invitati, a cogliere nella bambina timida e riservata che ero, quell’amore per la letteratura che, appena nato, già rappresentava così tanto per me.
Stefania mi scrisse anche un dolcissimo messaggio, sulla prima pagina del romanzo: 
A Barbara, sperando che questo libro susciti in te le stesse emozioni che ha dato a me.

#LectorInFabula: L'esordio di Tomaso Luciano, tra bestioline esotiche e un piccolo grande eroe di nome Ricky

Ricky Murphy e l’improbabile pattuglia
di Tomaso Luciano
Watson, 2016

pp. 190
Euro 10,00

«La libertà aveva tolto ogni senso alle parole “vincere” e “perdere”».
Chi è Ricky Murphy? E chi fa parte della sua “improbabile pattuglia”? La copertina del libro d’esordio di Tomaso Luciano, disegnata da Federica Messina, non lascia adito a troppe interpretazioni: se Ricky è, con tutta evidenza, il sorridente bambino al centro dell’immagine, il gruppo di “soldati speciali” a cui il titolo fa riferimento non può che essere quello composto dalle bestioline che lo attorniano mansuete come un novello Mowgli o, se si vuole, come un San Francesco ancora infante, appena appena più esotico e contemporaneo. Un pappagallo, un diavolo spinoso, un serpente reale della California, un furetto, un camaleonte indiano e un camaleonte di Parson: saranno questi i compagni di avventura di un ragazzino che aspetta solo di scoprire quanto sia speciale; un bambino mite e solitario, preso di mira dai bulli della scuola, figlio di un antropologo sempre in viaggio (la madre, invece, non c’è più) e che vive con la nonna in una grande villa. E che, soprattutto, non avrebbe mai sospettato di essere un piccolo grande eroe.

Generazione Mille Euro Remix: L'età della consapevolezza


Generazione 1.00 euro remix
di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa
Feltrinelli, Zoom Wide (Ebook)
Dicembre 2016

Pp. 162
€ 5,99





"Rispetto a Generazione 1.000 euro, il primo libro, il problema non si è risolto anzi. Si può affermare senza timore di venire smentiti che quello che una volta si definiva, quasi con vergogna, il precariato è diventata una condizione identitaria di moltissime persone, per di più in aumento. Ecco perché se il primo era un libro di denuncia, un libro che voleva porre in risalto un tema tenuto sottaciuto che coinvolgeva una generazione, questo libro è una semplice storia, un'opera di narrativa che racconta qualcosa che, chi più chi meno, sa come sia un qualcosa reale". 
Con queste parole i due autori, Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa hanno introdotto il loro Generazione 1.000 euro Remix, ebook edito da Feltrinelli Zoom Wilde, durante l'incontro con i blogger e gli addetti ai lavori di giovedì 15 dicembre 2016. 
Un incontro valido, validissimo  per comprendere appieno quanto le trasformazioni verificatesi all'interno del mondo del lavoro da, grosso modo, il 2008-2009 in poi (ovvero nel momento dell'esplosione della "Grande Crisi"), abbiano portato anche a massicce ed ingenti modificazioni della nostra stessa società. Ciò che prima era vissuto quasi come un "tabù", il già citato precariato, e ciò che prima era assimilabile all'obbiettivo di una vita, "il posto fisso", hanno ora una percezione completamente ribaltata: il precariato è ormai latamente considerato come uno "stato delle cose", se non da accettare supinamente quantomeno non un motivo valido per piangersi addosso, mentre il posto fisso è ormai ritenuto una chimera, se non un orpello, un po' obsoleto, di un passato che non tornerà.