Intervista con l'autore: a tu per tu con Tomaso Luciano, Ricky Murphy e l'improbabile pattuglia

Tomaso Luciano, autore di Ricky Murphy e l'improbabile pattuglia
Tomaso Luciano è nato ad Alghero, e dopo aver lavorato come insegnante in Italia, Senegal, Australia e Francia, da tre anni vive e lavora a Bruxelles. La nostra redattrice Cecilia Mariani, che qui su Critica Letteraria ha recensito il suo primo romanzo – il fantasy per giovanissimi Ricky Murphy e l’improbabile pattuglia, appena edito dalla casa editrice Watson – lo ha intervistato alla fine del primo tour di presentazioni che ha toccato le principali città della Sardegna.

Una prima domanda è d’obbligo: come mai hai voluto esordire con un libro per ragazzi? E qual è, a questo punto, il libro o l’autore preferito del Tomaso Luciano “bambino”?
Se avessi immaginato il mio debutto letterario, di sicuro avrebbe avuto una copertina con una silouhette femminile e uno sfondo vermiglio, con un titolo tipo Ispettore Sanchez, Tempo Scaduto! La verità è che non sono mai stato un gran divoratore di narrativa per ragazzi, ma il mio manoscritto aveva bisogno di un po’ di sana azione “spensierata”, il giusto da poterla trapiantare nel mio tran tran quotidiano piovoso e non proprio allegro. E così, fra una pagina cestinata e l’altra, le avventure di un ragazzino in una non meglio identificata città del nord dell’Inghilterra mi sono sembrate la terapia ideale contro la malinconia da ufficio e i tramonti alle tre del pomeriggio.


Ci sono scrittori o libri particolari ai quali ti sei ispirato per questo tuo lavoro?
Per il personaggio della “mia” Daisy sono senz’altro debitore al Nofutur di Denis Guedj in Il teorema del pappagallo e al Gerard di Micheal Crichton in Next, che mi hanno “costretto” a trovare una specie di pappagallo non ancora utilizzata in un romanzo. Per quanto riguarda le mie fonti di ispirazione, è stato essenziale l’amore per la ricerca su ogni minimo particolare che mi è stato contagiato come un bacillo prezioso dalla lettura maniacale di qualunque cosa scritta dai Wu Ming, mentre nei personaggi di questa storia fanno capolino Fred Vargas, Henning Mankell, Jorge Amado e tanti altri che, per fortuna, il mio pubblico ideale non si dovrà preoccupare di rintracciare, impegnato come sarà a godersi le avventure di Ricky e compagnia!

Si chiede sempre agli scrittori, soprattutto agli esordienti, se ci sia qualcosa di autobiografico nella loro opera, e questa intervista non farà eccezione: che cosa rispondi?
Fortunatamente abbastanza poco! A parte una grande passione per la lettura, e una curiosità sconfinata per il mondo animale, le mie avventure da ragazzino sono sempre state meno rischiose di quelle vissute da Ricky Murphy nelle pagine che ho scritto.

L'autore intervistato da Fabio Sanna a Sassari presso L'ultimo spettacolo_Foto: Daniele Pischedda


Un pappagallo, un diavolo spinoso, un serpente reale della California, un furetto, un camaleonte indiano e un camaleonte di Parson: come mai hai scelto per Ricky, il protagonista del tuo libro, dei compagni di avventura così particolari (per limitarci ai principali comprimari)? E adesso confessa anche, fuor di polemica, perché proprio il pappagallo e il serpente sono di sesso femminile!
Avevo bisogno di animali con caratteristiche particolari, che potessero tornare utili all’interno della storia, e che ne facessero un gruppo con abilità ben assortite. A ognuno volevo dare un carattere particolare (la spensieratezza dei camaleonti, la saggezza austera del diavolo spinoso, l’impulsività del furetto) e lavorare su una “voce” ben riconoscibile. Così ho scelto le specie che secondo me erano più adatte a ritrarre queste caratteristiche. Quanto alla pappagallina e al serpente, è stato abbastanza facile attribuire al personaggio che doveva “guidare” Ricky - e a quello che avrebbe dovuto avere il ruolo più eroico - caratteristiche femminili. Saggezza e generosità, d’altronde, sono sostantivi femminili in italiano e nella mia esperienza personale.

Sia Ricky (che è un ragazzino molto solo) sia le bestioline esotiche (che incuriosiscono per via della loro esclusività) hanno in comune il fatto di compiere un percorso di crescita individuale che però viene innescato solo dal loro stare insieme, dalla loro interazione: tutti in qualche modo diventano migliori e più liberi proprio legandosi agli altri e aiutandosi a vicenda, tutti scoprono di essere belli perché unici, e proprio per questo preziosi per gli altri. Un bell’inno all’amicizia, alla cooperazione e al rispetto della diversità, no?
Mentre scrivevo ho cercato di evitare il più possibile tutti i “predicozzi”, e spero di esserci riuscito. Tuttavia, per far funzionare questa storia con protagonisti di così tante specie, avevo bisogno di mettere in evidenza l’impossibilità di sopravvivere (anche fisicamente) senza accettare chi condivida (volente o nolente) un pezzetto di strada con noi.

L'autore intervistato da Fabio Sanna a Sassari presso L'ultimo spettacolo_Foto: Daniele Pischedda


A parte il protagonista Ricky e i suoi odiosi compagni di classe – veri e propri bulli che non perdono occasione per tormentarlo – non ci sono altri bambini per tutto il romanzo: viene da chiedersi dove siano finiti! E dunque: dove li hai nascosti? Gli animali sembrano rappresentare quasi un surrogato di quei coetanei con cui il protagonista non riesce ad avere una particolare empatia…
Ricky è un ragazzino molto timido, e le sue vicissitudini coi bulli non lo aiutano certo a fare il primo passo per fare nuove amicizie. Il suo rapporto con gli animali è effettivamente la sua unica vera amicizia durante tutto il libro. Gli altri bambini ci sono, ma nella vita di una vittima di bullismo è quasi come se non esistessero, ed è per questo che li ho voluti nascondere. Spero di poterli far apparire prossimamente...

Nel tuo libro i “buoni” sono molto buoni e i “cattivi” sono molto cattivi, anche se tutti, sotto sotto, sembrano nascondere debolezze e fragilità: ti ritrovi in questa sintesi, forse un po’ manichea, dei personaggi?
Mi ci ritrovo assolutamente. La gente è complicata, ma spesso meno di quanto voglia farci credere. Ho chiaramente cercato di semplificare i personaggi il più possibile, ma per efficacia narrativa e realismo più che per pedagogia.

Foto: Daniele Pischedda


Ricky scopre di avere un dono molto particolare – che qui non riveliamo nel dettaglio per non anticipare troppo ai lettori – e grazie al quale realizza di essere un piccolo grande eroe: mi sembra, per estensione simbolica, un bel messaggio universale, perché tutti noi, sotto sotto, abbiamo dei talenti spontanei che ci rendono unici e inimitabili… fermo restando che il tuo libro è un fantasy e che il dono del tuo protagonista ha caratteristiche tra il magico e il leggendario!
Non sarebbe male svegliarsi una mattina con un superpotere da romanzo, ma devo riconoscere che mi premeva molto far trasparire l’assoluta normalità di Ricky e il fatto che - mondi romanzati a parte - per vivere un’avventura va bene anche essere mingherlini e portare gli occhiali. Essere diversi è ciò che ci impedisce di essere noiosi.

Immagino che non ti dispiacerebbe se le avventure di Ricky e dei suoi amici prendessero la via dell’illustrazione, del cartoon o della trasposizione cinematografica. Avresti già in mente un disegnatore, un regista, un attore?
Sarei naturalmente contentissimo di vedere i miei personaggi animarsi su uno schermo o prendere vita in un fumetto. Federica Messina ha fatto un bellissimo lavoro sulla copertina del libro, e le affiancherei il bravissimo Antonio Lucchi (rubandolo per un po’ alle scuderie Bonelli, se solo potessi). Se poi riuscissi a fare in modo di dare a uno dei miei personaggi la voce di Francesco Pannofino mi ritirerei senza rimpianti a vita contemplativa.

L'autore intervistato da Fabio Sanna a Sassari presso L'ultimo spettacolo_Foto: Daniele Pischedda


Il tuo primo libro ha un finale aperto, tanti punti restano da chiarire e approfondire, e tutto fa sospettare un prossimo inevitabile appuntamento con Ricky e la sua “improbabile pattuglia” di amici: hai qualche anticipazione o preferisci non sbilanciarti?
Preferisco non sbilanciarmi troppo, visto che sto mettendo insieme i pezzi del puzzle per la prossima avventura, ma posso sicuramente rivelare che i cattivi stanno tramando un colpo sensazionale!

Questa è la tua prima intervista pubblica: c’è qualche ringraziamento che vuoi fare?
Devo senz’altro ringraziare la mia famiglia - e soprattutto mia madre, prima severissima editor -  e la mia futura moglie per avermi supportato (e sopportato) durante la scrittura della prima bozza e, soprattutto, nella lunga attesa di risposte che ha preceduto la pubblicazione. Erano in buona compagnia, assieme ad Alessandro Marongiu ed Antonio Demontis di Milkbar Agenzia Letteraria, che hanno fatto un lavoro egregio di editing e rappresentanza. A Ivan Alemanno e a Watson Edizioni va ovviamente un ringraziamento particolare per aver permesso a Ricky Murphy e alla sua improbabile pattuglia di arrivare sugli scaffali di tutte le librerie.

Foto: Daniele Pischedda


Intervista a cura di Cecilia Mariani
Si ringrazia Daniele Pischedda dell'Associazione Fotografica Mastros de Lughe di Sassari per la gentile concessione delle foto utilizzate in questo articolo