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Festa del papà: il troppo amore di Papà Goriot

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Siamo a Parigi, nel 1819. Immaginiamo una vecchia signorotta con le mani sui fianchi che gestisce con assoluta autorevolezza una vecchia pensione. È Madame Vauquer e il suo albergo è il luogo dove si svolge il dramma (Balzac lo definisce proprio così) di Papà Goriot. Una serie di personaggi, la più variegata che si possa credere, popola le stanze della casa secondo un principio molto lampante quanto essenziale: chi meglio paga meglio allogga, ovvero, chi meglio alloggia ha la stanza al piano più basso. Una sorta di recessione al contrario, dove i meno ricchi arretrano verso l'alto. Tra gli ospiti di Madame Vauquer vi è Goriot, che dà il nome al romanzo. È un anziano signore di 69 anni che si ritira nella pensione dopo aver lasciato gli affari. La sua rendita non è bassa, ha di che vivere. Ha un portamento dignitoso nonostante l'età, un guardaroba ben fornito, un aspetto che Madame Vauquer definisce gradevole. Un sornione, un taciturno. Dobbiamo pensare a un uomo ancora nel pieno delle sue forze intellettuali, ma ormai solo. E come l'autore ci ricorda già nel titolo, un padre. Papà Goriot ha due figlie e vive per loro, letteralmente. Le sue due gioie, Anastasie e Delphine, hanno entrambe sposato due uomini molto ricchi e godono appieno della belle vie parisienne. Non mancano a nessun ballo, a nessuna festa presso le eleganti residenze dell'alta borghesia. I loro vestiti sono impeccabili. Come in una vecchia fiaba, due Cenerentole la sera del ballo. Soltanto che qui non c'è nessuna fata turchina a provvedere al loro guardaroba, alla loro felicità. C'è Goriot. Egli nutre un amore incondizionato per le sue figlie, come quello di ogni padre certamente, ma un amore che lo spinge a rinunciare a tutto ciò che ha pur di vederle felici, contente, ben vestite.
La mia vita è nelle mie due figlie. Se loro si divertono, se sono contente e ben vestite, se camminano sui tappeti, che mi importa di come sono la stoffa dei miei vestiti e il posto in cui dormo? Se stanno al caldo io non sento il freddo, se ridono io non mi annoio. Non ho altri dispiaceri che i loro... un giorno saprete che si è molto più felici della loro che della propria felicità. Non posso spiegarvelo: sono dei moti interni che spandono la gioia dappertutto. Insomma, io vivo tre volte. (…) Insomma, io vivo tre volte. Vuole che le dica una cosa curiosa? Ebbene, quando sono diventato padre, ho capito Dio. Egli è tutto quanto in ogni luogo, poiché la creazione è opera sua. Io sono così con le mie figliole, signore. Solo che io amo le mie figliole più di quanto Dio ami il mondo, poiché il mondo non è bello come Dio, e invece le mie figliole sono più belle di me.
Un amore che porta all'annullamento di Goriot:. il problema qui è che l'amore è totalmente non ricambiato. Le due donne sono avide, viziate, inaccontentabili, superficiali. Nonostante abbiano molto denaro continuano a spremere le ormai poche risorse del padre, che nel contempo sta salendo piano dopo piano nella pensione Vauquer e che appare sempre più stanco, consumato, impoverito sotto ogni punto di vista. Il romanzo è drammatico, vale la pena ripeterlo. Papà Goriot a furia di annullarsi, di privarsi di tutto, complice anche l'età si ammala. Accanto a lui restano solo Madame Vauquer e altri inquilini della pensione. Nell'atto finale muore, solo nella sua stanza, privato dell'ultimo abbraccio delle due figlie. Una tragedia nella tragedia, dove la morte del protagonista è ancora ulteriormente aggravata dalla totale solitudine in cui si trova. Goriot è un padre che negli ultimi istanti della sua vita ancora aspetta due figlie ingrate che non si degnano nemmeno di venirlo a trovare, ma che nonostante tutto sono la unica fonte di conforto.
Le mie figlie le hanno detto che stavano per arrivare, nevvero? Di' che non mi sento bene, che vorrei abbracciarle, vederle ancora una volta prima di morire. (...) non vorrei morire per non farle piangere. Morire significa non vederle più. Là dove si va a finire mi annoierò molto. Per un padre, l'inferno è quando mancano i figli e io l'ho provato dopo che loro si sono sposate.
Una storia estrema, certo: l'intento di Balzac era sicuramente di esagerare alcuni tratti per farne uno studio sociale. L'autore della Comedie Humaine ha lo scopo di fare un'analisi della variopinta società parigina dei suoi tempi, definendosi uno storico dei costumi piuttosto che un romanziere.

Nessun uomo meriterebbe una fine così ingiusta e tutti noi lettori di questa storia siamo vicini a Papà Goriot, talvolta anche non capiamo come egli possa aver sacrificato tutto della sua vita. Ma questa è forse l'essenza dell'amore genitoriale: darsi in tutto e per tutto, fino alla fine, e ricavare gioia in questo gesto. Benchè spinta al limite, la parabola di Goriot può essere riletta ai giorni nostri, e magari proprio oggi, il giorno della festa del papà, in chiave meno drammatica, ripensandoci nei nostri limiti (si spera meno amari di quelli rappresentati da Balzac) di figli.