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"La Sposa giovane" di Alessandro Baricco

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La Sposa giovane
di Alessandro Baricco
Feltrinelli, 2015

“Non era attesa per quel giorno, o forse sì, ma se n’erano dimenticati... Semplicemente, il tempo era passato con una velocità che non avevano avuto la necessità di registrare, e adesso la Sposa era lì, probabilmente per fare ciò che da tempo era stato concordato, con ufficiale approvazione di tutti: sposare il Figlio. Era seccante ammettere che, attenendosi ai fatti, il Figlio non c’era.”
Siamo all'inizio del secolo scorso, da lontano arriva una giovane sposa, ma il promesso sposo non c’è, è in Inghilterra ad occuparsi degli affari aziendali di famiglia. Aspettando il rientro del designato marito, la giovane, travolta da un’atmosfera surreale, densa di sensualità, eccesso, follia, solitudine, malinconia e sentimento si ritrova inghiottita nelle bizzarre usanze della casa: colazione sino a tardo pomeriggio, libri proibiti, felicità bandita e paura ancestrale della notte.
“C’è già tutto nella vita, a patto di starla ad ascoltare, e i libri distraggono inutilmente da questo compito, a cui tutti in questa famiglia, attendono con una dedizione tale che un uomo assorto nella lettura, in queste stanze, non mancherebbe di apparire come un disertore”.
“Vede, qui si è propensi a credere che l’infelicità sia uno spreco di tempo e quindi una forma di lusso che per ancora un certo numero di anni nessuno si potrà permettere. Forse un domani. Ma, per adesso, a nessuna circostanza della vita, per quanto penosa, è concesso di rubare agli animi qualcosa di più di un momentaneo smarrimento. L’infelicità ruba tempo alla gioia, e nella gioia si costruisce prosperità.”
Fanno parte della famiglia il Padre, uomo benevole con una “inesattezza del cuore”, la Madre di una bellezza da lasciare senza fiato, solita nel pronunciare “sillogismi imperscrutabili”, la Figlia attraente, ma storpia, lo Zio, schiavo di un sonno perenne e il fedele maggiordomo Modesto. “Forse non ho detto che in cinquantanove anni di servizio il vecchio aveva messo a punto un sistema comunicativo laringeo che tutti in famiglia avevano appreso a decifrare quasi fosse una scrittura cuneiforme. Senza dover ricorrere alla violenza delle parole, un colpo di tosse – o raramente due, nelle forme più articolate – accompagnava i suoi gesti come un suffisso che ne chiariva il significato.
Non si hanno chiare indicazioni geografiche e temporali e non si conoscono i nomi propri dei protagonisti che sono citati solo per appellativi. Ma nulla è come sembra nell’ultimo lavoro di Baricco, ogni personaggio è depositario di segreti che la giovane sposa, tassello dopo tassello, apprende con un finale che nasconde un sorprendente colpo di scena.

Un romanzo che si perde in un’onirica leggenda, in cui gli interpreti, gli oggetti, i dialoghi e i luoghi fluttuano indefiniti e leggeri, avvolti da una sensazione di favolosa astrattezza. Mistero, meraviglia, desiderio e attesa muovano gesti e comportamenti, suadenti acrobazie disegnano trame e intrecci che trascinano e colpiscono.

Arricchito da divagazioni nelle quali Baricco registra riflessioni sullo scrivere, particolarmente accattivante emerge la potenza immaginaria nei cambiamenti della voce narrante. L’autore si assegna un ruolo, la sua voce diventa personaggio, esprimendosi talvolta in terza e altre in prima persona, incantevole è il suo saper giocare con le espressioni, virtuosistico il suo frasare, abile nel calibrare parole che esprimono mondi e visioni e che racchiudono speranze e timori. Emozioni e sensazioni, ingegnosità e astuzia conducono il lettore attraverso le pieghe di immagini cariche di magmatiche suggestioni.
“Abbiamo questa forza incredibile con cui diamo un senso alle cose, ai luoghi, a tutto: eppure non riusciamo a fissare nulla, torna tutto subito neutrale, oggetti presi in prestito, idee di passaggio, sentimenti fragili come cristallo. Perfino i corpi, la voglia dei corpi: imprevedibile. Possiamo bersagliare qualsiasi pezzo di mondo con tutta l’intensità di cui siamo capaci e quello, un’ora dopo, è di nuovo appena nato. Puoi capire una cosa, saperla fino in fondo, e lei si è già voltata,non ne sa nulla di te, ha una sua vita misteriosa, che non tiene conto di quanto hai fatto di lei. Quelli che ci amano ci tradiscono, e noi tradiamo quelli che amiamo. Non riusciamo a fissare niente, mi creda. Quando ero giovane, cercando di spiegarmi il sordo dolore che mi stava appiccicato addosso, mi ero convinto che il problema stesse nella mia incapacità di trovare il mio cammino: ma vede, in realtà si cammina molto, e anche con coraggio, intuito, passione, e ciascuno per il proprio giusto cammino, senza errori. Ma non lasciamo tracce. Non so perché. Il nostro passo, non lascia tracce. Forse siamo animali astuti, veloci, cattivi, ma incapaci di segnare la terra. Non so. Ma, mi creda, non lasciamo tracce neanche in noi stessi. Così non c’è nulla che sopravvive alla nostra intenzione, e quel che costruiamo non è mai costruito”.
Autore dai mille volti, Baricco non conosce le mezze misure, che sia amato o odiato la sua penna è una delle più talentuose e prismatiche del panorama letterario contemporaneo. 

Silvia Papa