in

Scrittori in ascolto - Incontro con David Grossman

- -
Foto di Debora Lambruschini
Milano, 13 novembre 2014
h. 11.00 

Dialogare con un autore nell’ambito di un incontro riservato ad una manciata di blogger, avere la possibilità di seguire le sue riflessioni su letteratura, processo creativo, arte, è sempre emozione e privilegio. Quando poi l’autore è uno scrittore ed intellettuale del calibro di David Grossman, voce pacata e mente brillante, l’esperienza è senza dubbio speciale e il breve spazio che la casa editrice Mondadori ha riservato a quattro blogger invitate a Milano ieri mattina per incontrarlo privatamente prima delle presentazioni al pubblico nell’ambito di Bookcity, si carica forse inevitabilmente delle mille domande per cui il tempo non è stato sufficiente, ma soprattutto del piacere di un dialogo intelligente e partecipe che va ben oltre la presentazione dell’ultimo libro da pochi giorni pubblicato. 

Un incontro quasi a tu per tu quindi, al quale Critica Letteraria era presente insieme ad altre blogger e professioniste come Noemi Cuffia, Sul Romanzo e Finzioni, l’occasione si accennava per porre a Grossman domande sul suo ultimo romanzo, Applausi a scena vuota, ma anche per riflettere su letteratura e scrittura. E se Grossman è noto anche per l’impegno politico nei confronti della situazione israelo-palestinese, è stata consapevole la scelta di non puntare tutta l’attenzione dell’incontro sul discorso politico e soprattutto sulla tragedia personale che qualche anno fa ha colpito la famiglia dell’autore, con la morte del figlio Uri coinvolto nel conflitto.
Per poco più di un’ora protagoniste di un dialogo davvero piacevole e stimolante sono state le parole, i libri, la letteratura, l’arte. L’autore ha risposto profusamente alle nostre domande e dopo l’emozione iniziale di trovarsi di fronte ad un intellettuale e scrittore di fama internazionale, è stato semplice lasciarsi coinvolgere dal dialogo.

Applausi a scena vuota, romanzo a due voci in cui un comico di cabaret e un vecchio amico d’infanzia si ritrovano uno di fronte all’altro per venire a patti con il proprio passato, è una storia intensa, ricchissima di spunti su cui riflettere, in cui ritroviamo molti dei temi che hanno caratterizzato la produzione letteraria e saggistica di Grossman: guerra, storia, senso di colpa, sofferenza, infanzia e adolescenza, famiglia e amicizia, solo per citarne alcuni. Ogni suo libro, ci rivela l’autore,
 è un passo verso quello successivo che in un modo o nell’altro fa tesoro della storia che lo ha preceduto e cerca di superarne i limiti
 ed è per questo che molti dei temi sopracitati tornano nelle sue opere. Un romanzo che l’autore ha meditato a lungo eppure in un certo senso nato improvvisamente: se l’idea della storia di un bambino che si reca al funerale di uno dei due genitori, senza sapere fino all’ultimo momento chi dei due sia venuto a mancare, è stata infatti un’intuizione che lo accompagnava da più di vent’anni, trovare la forma adatta per raccontare questa storia è qualcosa che si è chiarito solo di recente e quello quindi il momento in cui il romanzo ha potuto vedere la luce. E, inaspettatamente, è attraverso un comico, un professionista che vive di contatto con il pubblico, che ha scelto di raccontare una storia estremamente intima.

Leggendo il romanzo infatti – di cui presto vi parleremo più approfonditamente – ciò che colpisce è come la storia sia così perfettamente calata nel contesto storico sociale israeliano, una realtà ineluttabile, certo, che segna i protagonisti e la vicenda in un modo che altrove sarebbe impossibile immaginare, ma come in fondo sia soprattutto il racconto della vita di un uomo, storia personale ed universale. "Vicenda intima" ma allo stesso tempo imprescindibile dalla situazione israeliana, in cui si riversa "il dolore di Israele", quel dolore personale dell’autore nei confronti della difficile situazione del proprio Paese. E di come, qui forse ancora più che in altre realtà, sia vitale conservare la speranza, non cedere mai al cinismo; la speranza è un concetto molto legato all’arte, alla creazione letteraria e per uno scrittore
credere alla possibilità per le persone di comunicare tra loro e cambiare le situazioni riscrivendo questa realtà sono elementi davvero importanti per dare speranza
. Allo stesso modo, in veste di lettore, Grossman ci rivela come i libri che lo hanno toccato nel profondo siano stati quelli a loro volta capaci di leggere dentro di lui, di dare voce a cose che forse non avrebbe saputo di avere dentro, lasciare intravedere la speranza.
Come la speranza, anche l’ironia è qualcosa di estremamente potente e fondamentale, protegge dal cinismo che è un sentimento purtroppo dilagante in un Paese sconvolto dalla violenza come Israele; è facile essere cinici eppure secondo Grossman è un segno di disperazione e sconfitta, mentre la speranza genera speranza ed è qualcosa a cui non dobbiamo rinunciare mai.

Ci si interroga quindi su come infanzia ed adolescenza siano anche in questo romanzo il punto di vista privilegiato per raccontare la storia, fasi della vita che moltissimi scrittori da sempre scelgono di interpretare forse perché, secondo Grossman, è nell’infanzia che ha inizio tutto quanto,
età in cui sono aperte tutte le possibilità e allo stesso tempo sono anche momenti estremamente tormentati e intensi della nostra vita
C’è passione, scopriamo noi stessi, le idee, il sesso, è quel particolare momento in cui ti senti incendiare. Per tutte queste ragioni forse gli scrittori scelgono proprio questo punto di osservazione. E la stesura di un libro parte da un’idea in cui intravedere la possibilità di raccontare una storia ed è un processo molto difficile, ci rivela l’autore, comprendere nel profondo proprio quell’idea che spesso quando nasce è poco chiara ma che è davvero importante capire dove può condurre e costruire così la storia migliore. Storie che nel caso di Grossman hanno forme diverse, romanzo per adulti e ragazzi, saggio, ma è proprio il romanzo che sente più congeniale per la possibilità di inventare un intero mondo, descrivere i dettagli di quella che nella finzione letteraria diventa vita vera. Un piacere che non ha paragoni, davvero, con nient’altro.
Per noi, lettori appassionati, il piacere oggi e il privilegio è stato avvicinarci per un attimo al mistero della scrittura seguendo le parole di un intellettuale vivace e generoso come David Grossman.

Debora Lambruschini