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Il Salotto: intervista a Camilla Ronzullo

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Se dico Camilla Ronzullo e dico Zelda was a writer molti tra voi avranno capito quale sarà l’ospite del Salotto di oggi, ma vorrei spendere qualche parola per quelli che ancora non la conoscono.
Camilla è prima di tutto una persona adorabile, questo va detto. Uno di quegli esseri umani, in tempi di crisi sempre più rari, che sono in grado di metterti di buon umore nel giro di pochi minuti. Per capirlo basta leggere il blog che cura, Zelda was a writer appunto, in cui raccoglie le sue impressioni quotidiane sul mondo, soprattutto sull’arte e sul bello. Si legge di letteratura, teatro, fotografia e creatività a trecentosessanta gradi e - per i fortunati milanesi – sono pubblicati gli ultimi aggiornamenti sui progetti che sta seguendo nella città: vedere, ad esempio, alla voce Bookeaters Club. Il suo lavoro infatti non è mai autoreferenziale, ma sempre teso alla ricerca di un contatto con il lettore. Ben lontana dall’immagine del blogger che vive nascosto dietro un alter ego digitale, fa della rete il punto di partenza per creare legami più profondi e analogici.

Ma Camilla non è solo Zelda.  Giornalista e scrittrice,  ha anche contribuito a fondare, insieme a Clelia Bos, l’associazione culturale Bastian Contrari, attiva dal 2008.  La storia di questo progetto sembra quasi una favola: le due, entrate in contatto attraverso Myspace, si sono incontrate poi, personalmente e per caso, ad un concerto jazz. Da quel momento è nata una bella intesa che sulla base degli interessi comuni le ha portare a realizzare il loro sogno: mettere in piedi una realtà che si occupasse di comunicare, produrre e diffondere idee e progetti artistici, nella piena condivisione di intenti, professionalità ed energie.
Appassionata di fotografia, Camilla si occupa personalmente della parte visiva del suo blog e ha all’attivo diverse collaborazioni, ad esempio con Manfrotto Imagine o Former, per citare solo i lavori più recenti. Sempre in ambito grafico, sua è stata l’idea di autofinanziare la pubblicazione del romanzo d’esordio Farfalle in un lazzaretto, attraverso la vendita degli ormai celebri Cahiers du Bonheur, i taccuini con copertine bellissime di cui ha personalmente ideato le fantasie.
L’elenco delle sue passioni e dei progetti a cui ha partecipato potrebbe andare avanti all’infinito, data la personalità poliedrica di cui è dotata, ma è dai pensieri che ha deciso di condividere con noi che possiamo capire meglio chi sia Camilla Ronzullo.

Come si fa a presentare Camilla Ronzullo? Con quale dei tuoi molti progetti ti identifichi di più?
Buongiorno Francesca! Grazie per questa intervista!
Nonostante sia totalmente incapace di definirmi, credo di poterti dire di essere una sincera amante della parola. Scritta, fotografata, letta o dipinta, poco importa.
Credo anche che sarei persa senza il flusso di energia costante e improvvisa che mi attraversa, spingendomi a comunicare di continuo sogni e idee.
Mi piacerebbe essere identificata con le mie parole, con la fitta trama di periodi, punti e spazi bianchi che amo tessere da sempre sulla pagina e che riesce - in modo davvero magico - a descrivermi meglio di quanto io riuscirò mai a fare.
Parliamo del tuo blog: qual è stata la genesi e come mai hai scelto Zelda Fitzgerald come alter ego?
Zelda was a writer è un progetto nato da un'insana voglia di comunicare le passioni e i piccoli passi avanti della mia avventura creativa nel mondo.
Fin dall'inizio - era il 2009 - ho sempre considerato questo blog come un esercizio di liberazione di tutto quello che mi gravitava nella mente.
Zelda mi ha dato la possibilità di esprimermi a modo mio, di condividere infiniti progetti e di rivolgermi a un gruppo di persone che con il tempo avrebbe riconosciuto il mio stile e il mio punto di vista. Era - ed è - un taccuino pubblico in cui posso far dialogare la mia anima progettuale con il culto per la forma e le parole.
La cosa meravigliosa e non preventivata è che, in pochissimo tempo, i miei amati lettori sono cresciuti a dismisura, alimentando nuove intenti, collaborazioni e sogni davvero ambiziosi.

La ragione della citazione di Zelda Fitzgerald nel titolo del mio blog dipende dalla sua poliedricità, dal fatto di essersi cimentata in moltissime espressioni creative.
Zelda scriveva piuttosto bene e poi dipingeva e danzava in modo soave. Ho preso spunto dalla sua vita per diffondere una delle idee che ha sempre alimentato la mia energia: non importa cosa deciderà la vita per te, tu sei e sarai ciò che la tua anima ha deciso.
Nonostante tutti gli accadimenti della sua esistenza, Zelda fu una scrittrice. Mi piace pensare che sia così anche per me: al di là di ogni ragionevole evidenza, io sono una scrittrice e questo dato di fatto mi fa sentire libera e felice.
Da Zelda was a writer partono moltissimi progetti interessanti di scrittura creativa, workshop, l’ultimo nato è un club di lettura: Yes I’m a bookeater. In che modo hai selezionato i titoli dei libri da discutere?
Il Bookeater Club è una delle grandi soddisfazioni di questo periodo! Incontro di continuo persone che mi pongono domande sui prossimi incontri e sulle sue regole di partecipazione... Dovresti vedermi: mi gonfio come un pavone e tento, con fatica, di mantenere un certo contegno.
Il Bookeater Club non è altro che un club per amanti della lettura che analizzano un libro al mese per un incontro serale di circa un'ora (il prossimo è previsto per mercoledì 23 aprile alle 19, presso l'Open More Than Books di Milano).
Per quanto mi riguarda, la sorpresa più grande risiede nella specialità dei suoi partecipanti: fuori da ogni piaggeria, penso a queste persone di tutte le età con estremo piacere. Sono entusiaste e acute, votate al confronto e all'ascolto: grazie a loro sento di essere davvero molto fortunata.
La selezione dei libri è legata al momento. Devo sceglierli con un mese d'anticipo per consentire alla libreria di prenotarli, così spulcio tra le novità editoriali, mi faccio domande tra le più disparate (anniversari celebri, classici utili per sviluppare un certo discorso, condivisione di folgorazioni personali, ...) e cerco di mantenere una coerenza con quanto è già stato selezionato.
Il libro di questo mese è La Falena di James M. Cain (ISBN) che, con il precedente Tutto quel che è la vita di James Salter (Guanda), ci darà la possibilità di sondare “il viaggio dell'eroe”, il movimento di un protagonista sul vettore della sua esistenza.
Il 23 aprile, inoltre, faremo un piccolo gioco di incipit: chi vorrà, potrà consigliarne uno ai suoi compagni di lettura. Io ho già in mente il mio e non vedo l'ora di condividerlo!
Una delle passioni che coltivi è la fotografia. Nel mese di febbraio Zelda was a writer ha ospitato ogni lunedì un post speciale dedicato ad una collaborazione con Manfrotto. La rubrica si chiamava Punctum e proponeva quattro spunti per riflettere sul modo in cui una fotografia può raccontare una storia. Tu preferisci comunicare con le immagini o con le parole?
Sono laureata in Storia e Critica del Cinema e da sempre l'immagine ha avuto su di me una grandissima influenza. In PUNCTUM, il progetto svolto per Manfrotto, sono partita da un bellissimo saggio sulla fotografia di Roland Barthes. Un semiologo, appunto. Uno studioso abituato ad analizzare segni e significati.
Per me esiste una differenza sempre più sottile tra le immagini e le parole. La discriminante è il significato -  l'intervento consapevole di un occhio o di una mano -  e i mille risultati di fruizione che ne nascono.
Mi piace dire che scrivo per immagini e fotografo per parole. Ma se, in una situazione apocalittica nello stile di Ai confini della realtà, dovessi decidere cosa salvare, sono cerca che non avrei dubbio alcuno: non rinucerei mai alle parole.
Sempre a proposito di fotografia, sei molto attiva su Instagram. Su questa piattaforma curi un bellissimo profilo e attraverso l’uso di alcuni hashtag (#ptitzelda, #lettercheimmagino, ad esempio) inviti i tuoi follower a contribuire con i loro scatti ai temi lanciati dal blog. In questo modo il rapporto con i lettori si imposta sullo scambio reciproco e sulla condivisione, come testimoniano anche le molte attività che organizzi per incontrarli al di fuori della realtà virtuale. Cosa hai tratto da questo legame che hai instaurato con i lettori? Ti sei fatta un’idea di come sia il lettore tipo di Zelda?
Mi sono sempre annoiata nel monologo. Io adoro il dialogo, il confronto. Adoro restare della mia idea, adoro cambiarla totalmente. Mi piace guardare volti, ascoltare voci, farmi un'idea viva delle persone. Sono fondamentalmente una timida ma non riesco a evitare di buttarmi tra le persone, di espormi, di cercare un contatto.
Per questo credo sia stato abbastanza naturale cercare gli altri anche sul blog. Tra i miei lettori esistono bravissimi artisti e menti superbe. Quando dico che la loro presenza mi ha migliorata non esagero affatto!
Il lettore di Zelda mi ha regalato una grandissima verità: le persone hanno bisogno di leggerezza e buonumore ma, a dispetto di quanto possa sembrare, hanno anche voglia di sondare, di farsi delle domande e di conoscere.
Per tutta la fatica dei miei giorni, per tutte le volte che scrivere un post mi porta via mezza giornata, per i mille punti interrogativi sulla strada intrapresa e sul futuro dell'approdo, questa presa di coscienza continua a essere la più grande delle consolazioni.
Hai anche pubblicato un libro, Farfalle in un lazzaretto, e hai vissuto in prima persona l’esperienza del self publishing. Al riguardo hai scritto una bella riflessione che ne valuta pro e contro. Mi ha colpito in particolare questo passaggio: “Prima di qualsiasi discorso, ci tengo a sottolineare due cose importanti: non ho scelto il self publishing perché sono in aperta polemica con l’editoria italiana e non credo che la mia esperienza sia espressione di una verità assoluta. Ho scelto questa opzione per procedere nel mio più grande sogno: diventare una scrittrice”. A quasi un anno dalla pubblicazione che riflessioni puoi fare? Ne sei tutt’ora soddisfatta?
Tempo fa ricevevo moltissime mail sulla mia scelta di autopubblicazione, talmente tante che ho deciso discriverci un post. Non volevo fosse una polemica perché io detesto produrne: ho troppo poco tempo a disposizione e tento di essere sempre costruttiva. Non volevo quindi scagliarmi contro le case editrici ma dire a chi me lo chiedeva che si poteva fare, che il self publishing era una via assolutamente percorribile.
A distanza di un anno, ti dico che mi sento di sposare in toto quella convinzione. Ho fissato un inizio nel mio percorso e, seppure imperfetto, mi regala la tenacia necessaria per continuare.
Quello che mi sento di dire è questo: i sogni nascosti nei cassetti cambiano inesorabilmente e potrebbe capitarvi che, una volta liberati, non parlino più di voi. L'attuale momento ci ha regalato la certezza di poter procedere con maggiore autonomia e presenza. Con questo non voglio assolutamente invitare a intraprendere la via dell'approssimazione ma piuttosto quella dell'azione.
Non fate che un cassetto diventi un alibi. Liberatelo per fare posto a nuove sollecitazioni.
Il 2013 è stato l’anno dei racconti, molte raccolte di diversi autori sono state premiate e naturalmente il caso più significativo è il Nobel vinto da Alice Munro. Tu cosa ne pensi? Leggeremo mai un racconto di Camilla Ronzullo?
In passato ho scritto una serie di racconti per un magazine online chiamato Cosebelle.
Amo follemente i racconti: se hai un debole per le persone, non potrai che stimare i racconti. Ci sono persone di cui non conosci il passato e sul cui futuro non potrai mai scommettere un centesimo ma con le quali condividi una intensa porzione di presente. I racconti sono come queste persone: sono tranche de vie che ci liberano dall'ansia della ricostruzione temporale, istantanee dal potente valore evocativo, valgono per l'adesso che ti trovi a vivere con loro. Mi piace pensare che per ogni lettore questo “adesso” sia diverso e che il colloquio tra la pagina e il suo vissuto sia un fatto intimo e denso di magia.
Detto questo, credo di poter affermare che tu sia una maga, perché sì, leggerete presto una raccolta di racconti!
Stai lavorando su nuove idee al momento? Ci vuoi anticipare qualcosa?
Sto lavorando a un progetto molto importante con la mia AssociazioneCulturale Bastian Contrari. Sono passati tanti mesi dalla sua idea e dai conseguenti tentativi di realizzazione. Alcune volte ho perso la speranza e altre mi sono sentita prossima alla sua totale messa in opera.
La verità è che certe idee hanno bisogno di una grandissima pazienza gestionale. Non so se questo grande investimento di tempo ed energie sortirà effetti tangibili ma sento che vale la pena di continuare a crederci. Per questo ringrazio anche la mia socia Clelia Bos, grande motivatrice e presenza inossidabile dei miei giorni.
Oramai siamo temprate: per un grande piano, ne ipotizziamo almeno altri due piccoli. Il piano A non si sente gravato dalle troppe attese e noi ci sentiamo comunque in cammino, grazie ai piani B e C. Perché se è vero che questo tempo ci regala velocità e immediatezza, ci sono cose che necessitano silenzio, pazienza e molto, moltissimo lavoro non documentabile sui social network.