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Firenze e sorella morte: un giallo di classe tra marmi e camicie nere

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I marmi
di Carlo Campani e Paolo Cecchini
Narcissus.me, 2013

Firenze, inverno 1922 - 23: ha da poco avuto luogo la marcia su Roma e l'Italia assiste all'instaurazione del governo fascista che via via passerà da autoritario a totalitario. Ma la situazione politica nazionale non preoccupa tanto il giovane commissario Bruno Settembrini, quanto i macabri crimini sui quali è chiamato ad indagare. Prima il fallito trafugamento del cadavere di una fanciulla nel cimitero di Trespiano e poi, a distanza di due mesi, il ritrovamento di un corpo mutilato e irriconoscibile appena fuori città, sulla collina di Montughi. 
Il caso diventa ancora più complesso e delicato quando si scopre che il corpo appartiene al più potente e violento ras fiorentino, Giusto Giunti, notizia che costringe l'ombroso Settembrini, coadiuvato dai prestanti agenti Masi e Scodellini e dallo smarrito brigadiere Zipolo - appena trasferito da Napoli -  a svolgere le indagini in estrema segretezza. Non sarà facile capire il nesso che lega i due crimini, destreggiandosi tra una strampalata coppia di trafficanti di cadaveri, un inquietante “marmorizzatore” di salme che si accompagna ad uno strambo archeologo inglese, un avvocato fascista arrogante ed intrigante e la bellissima ma infida vedova del Giunti, la ricca e sofisticata Giuditta. Anche perché Settembrini deve vedersela pure col proprio carattere freddo e distaccato, tanto da guadagnargli il soprannome di "tedesco", e il tormento dei ricordi della Prima Guerra Mondiale che gli ha lasciato traccia nel corpo, con una cicatrice alla gamba, e nell'animo: durante la sua prigionia in Germania la figlia piccolissima è morta di spagnola e la vicenda ha scavato una voragine tra Bruno e la moglie Clara.

Se già il romanzo stuzzica la curiosità e risulta avvincente grazie ad un intreccio coinvolgente e ben costruito, affascina ancora di più la scrittura di grande livello, l'uso oserei dire pirotecnico del vernacolo fiorentino, la strinciante ironia che pervade tutta la narrazione, l'affascinante e fedele ricostruzione di un periodo storico - quello dell'avvento fascista - poco conosciuto e di una Firenze fredda, nebbiosa, cupa, tanto quanto i grotteschi studi sulla marmorizzazione dei cadaveri che proprio in questa città, nei primi decenni dell'800, trovarono il loro massimo sviluppo con Girolamo Segato.
E poi - in seconda battuta - l'affascinante tema filosofico della morte, che ricorre continuamente nei luoghi e nei vissuti dei personaggi, stemperato da citazioni letterarie ed operistiche, gli approfondimenti sulle alterne e drammatiche vicende della Guardia Regia, le elucubrazioni barocche dell'allucinato studente di anatomia Alcèo Còri, le riscritture parodistiche di pagine note o meno note di autori come Malaparte, Machiavelli, D’Annunzio, Manzoni e Marinetti.

Un romanzo che avvince e cattura grazie alla trama gialla e a qualche sfumatura romantica, ma che  allo stesso tempo soddisfa anche i palati più fini con un linguaggio colto e raffinato, un sottotesto accurato e ricchissimo di rimandi e riferimenti, e alcune tematiche molto importanti sulle quali soffermarsi - volendo -  a riflettere.

Carla Casazza