in

Pillole di Autore: "Terra ignota" di Vanni Santoni

- -


L'avevamo lasciato a coordinare - insieme a Gregorio Magini - il progetto di SIC (Scrittura Industriale Collettiva) che aveva dato vita al romanzo di successo In territorio nemico. 
Con Terra ignota Vanni Santoni ha deciso di cimentarsi con il fantasy, genere che in Italia ha ancora bisogno di essere esplorato, in bilico com'è tra nuove ricerche e la solita emulazione di modelli stranieri. 
Autore anche di Personaggi precari (da poco uscito per l'editore Voland), già con la firma sulla copertina dichiara che con questo fantasy ha inizio un percorso parallelo rispetto a quello degli altri romanzi pubblicati. Quel "Vanni Santoni HG" è "una sigla dai vari significati, il primo dei quali è un omaggio a Guido Morselli", come si legge nella Nota dell'autore che chiude Terra ignota. 
Il lettore avrà certamente modo di cogliere i numerosi richiami intertestuali che ricamano il testo e l'autore non ne fa mistero, anzi rivendica la volontà di costruire un discorso retto su una rete di rimandi non solo letterari. Dalle Città invisibili calvinianeBerserk di Kentaro Miura, dal fantasy cinematografico (pare di cogliere echi anche da Willow diretto da Ron Howard) alla visionarietà di certi quadri di Hieronymus Bosch. Il setting è debitore alla mitologia germanica e al ciclo arturiano della ricerca del Graal e della spada di Excalibur. Il "fennag", una delle due valute usate nelle Terre Occidentali, richiama l'antico pfennig di tedesca memoria, come anche le rune germaniche utilizzate per invocare la magia.


La ricerca di una lingua propria ha portato Vanni Santoni a un distacco dagli stereotipi tolkieniani; la scelta di un'eroina ne è il primo evidente indizio. La giovane Ailis, vittima di un gioco più grande di lei, abbandona i luoghi della propria infanzia e parte alla ricerca di una vendetta e di una verità sulle proprie origini. Senza dubbio felice la scelta di una protagonista femminile, ma tuttavia ancora non proprio compiuto il suo percorso di crescita interiore. Ailis cresce sul piano fisico e sentimentale, ma in questo primo libro fatica un po' a evolversi sul piano psicologico e ad affrancarsi da quella che mi è parsa una forma di dipendenza dagli altri. La sanguinaria Brigid, che la accompagna per buona parte del viaggio, catalizza l'attenzione rubandole un po' la scena. Consideriamo comunque che questo è il primo volume di una trilogia e aspettiamo di vedere quale sarà l'evoluzione del personaggio principale. 


Più evidente, all'interno di questo primo romanzo, la metamorfosi di Val da soldato smarrito a Cavaliere e protettore di Ailis, capace anche di immolarsi per lei e affrontare i pericoli della selva di Broceliande.
Buona la costruzione narrativa del testo con un notevole prologo e un originale "Proemio al mezzo", il riuscito Racconto dell'Uomo Pratico
Incalzante il ritmo del romanzo che ora lascio esprimersi al meglio grazie alle citazioni.
Abbandonatevi al viaggio nella Terra ignota di Santoni (di cui purtroppo manca una mappa, importante riferimento visivo per un territorio così vasto e particolareggiato come quello ben descritto; difetto che si può ancora correggere nei prossimi libri).

Edizione di riferimento: Vanni Santoni, Terra ignota , Mondadori, 414 pp.



Comparve attraverso i rami degli abeti profumati e carichi di resina, scintillante l'armatura e alto l'arcione, terribile a vedersi con le corna di cervo sull'elmo e la greve lancia ritta sul fianco della sella. Era giunta all'ultima fonte; dopo di essa non vi era che il mare, e poi l'isola, dove era diretta.



Di nuovo si chiede se non avrebbe dovuto, in nome almeno di ciò che era stata, ricostruire la casa, prendersi cura degli animali, rimanere con chi era sopravvissuto della gente del villaggio. Di nuovo pianse, stringendosi nell'arazzo.


Arrivò un giorno alla quinta delle Sette Fattorie un uomo su un cavallo dalle bardature multicolori. Aveva i capelli rossi - non arancio come Breu, proprio rossi - e una lunga barba, pure rossa, dalla quale penzolavano tre piccoli sonagli. La sua pelle era scura e dorata, più scura di quella di Murad, e i suoi occhi erano del colore delle nocciole.


E Brigid si mise seduta, non senza sbuffare, come se qualsiasi docilità le costasse una fatica immensa, e ce se vi fossero in lei mille correnti furiose che si placavano solo temporaneamente, e a malincuore, mentre Ailis parlando e ridendo le attorcigliava i capelli, e a ogni poco Brigid le chiedeva se avesse finito...


Ed era a Despina. Già alla distanza fu chiaro ad Ailis e Brigid che si trovavano di fronte a qualcosa che andava ben oltre i limiti della loro immaginazione.
- Visto che roba? - disse Val.
Colpite dal sole obliquo del pomeriggio, cinque torri dalla forma ad ampolla, che parevano fatte di vetro o cristallo, se non di gemma, brillavano di una calda luce che andava dal giallo all'arancio al rosso, fino al porpora. Erano di gran lunga più alte di qualunque edificio le due ragazze avessero mai visto, almeno cinque o sei volte più del castello del vecchio re che avevano incontrato giorni prima, e risultava difficile capire come potessero essere strutturate all'interno.


- [...] Non di sola forza è fatto un giocatore - rise Breu, raccogliendo un ciottolo e scagliandolo verso Ailis.
Ailis lo prese al volo: - Non avevo accettato la sfida.
- Il destino non aspetta che tu dica sì.

-----------------------------
Introduzione e selezione a cura di Claudia Consoli