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CriticARTe - Giovanni Spazzini, la memoria e le emozioni

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Agave
Giovanni Spazzini è nato a Milano nel 1951. Nel corso della sua carriera ha esercitato la pittura un po’ come il moto ondoso del mare: con una presenza costante, ma con un’attività irregolare. Nel tempo ha elaborato -sia in studio sulle tele, sia “scavando” in se stesso- una sperimentazione che, oggi, risulta il frutto di una ricerca impegnata a offrire originalità. A partire dal 1998, con il suo carico di esperienze, Spazzini decide di dedicarsi interamente alle arti figurative: «Prima del ’98, accumulavo frustrazione -racconta-. Questa era dovuta al mio allontanamento da ciò che ho sempre amato di più: la pittura. Ovviamente, tale situazione mi rendeva il lavoro pesante e la vita difficile. E così, si è imposta in me una decisione, una svolta, che l’entusiasmo e il sostegno di chi apprezzava i miei quadri ha reso più facile da maturare».
Rane
Del 1999 è la prima mostra alla Galleria Davico di Torino. Poi, negli anni, si sono succedute numerose personali: dall’Image Gallery di Bologna nel 2000, alla Galleria Antonia Jannone nel 2001 e lo spazio Open Box nel 2002; a queste, si aggiungono la Galleria Capitolium Contemporanea di Brescia nel 2004 e lo Spazio Orso 16 a Milano nel 2009. Dal 9 luglio al 4 settembre 2011, alcune delle sue opere, composte negli ultimi cinque, sei anni, sono state esposte alle F.A.M., le “Fabbriche Chiaramontane” di Agrigento. Nel complesso, si tratta di una trentina di dipinti, forse non collegati stilisticamente tra loro, ma che esprimono un percorso artistico unitario: «La mia evoluzione artistica è avvenuta abbastanza velocemente. Quindi, guardando le mie opere distanti tra loro anche pochi anni, si notano cambiamenti di stile. Tuttavia, appare chiaro come il percorso artistico sia più legato allo stile pittorico (intendo dire: tecnica, materiali usati e dimensioni), che alla preferenza tra astratto e figurativo, che esistono entrambi fin quasi dall’inizio della mia attività come modi diversi di interpretazione dei soggetti».
Chiara
Dai tratti “incisi” sui dipinti, a volte forzatamente marcati, a volte volutamente rarefatti, mi pare che Giovanni Spazzini voglia comunicare un’idea di fondo: le emozioni, che sulla tela sono ordinate attraverso una sapiente composizione di luci e colori, vengono illustrate filtrate dalla memoria. I miei riferimenti sono “Agave”, “Rane” e “Chiara”: «Per me è fondamentale comunicare le emozioni (soprattutto le mie emozioni) attraverso i quadri -commenta-, e queste vengono smorzate tanto dalla persistenza del soggetto davanti ai miei occhi mentre lavoro, quanto al contrario assumono forza se interiorizzate e richiamate alla memoria. L’assenza dei dettagli mi costringe a trovare, in loro sostituzione, quei segni, spazi e colori che costituiscono la parte fondamentale e più personale del quadro. Questa parte creativa è essenziale affinché, indipendentemente da qualsiasi soggetto, il quadro risulti un bel quadro, sia che si tratti di paesaggio, figura o ritratto».

Dario Orphée