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Le stanze dell'amor furtivo, una carezza sensuale dall'India

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Le stanze dell'amor furtivo.
Le cinquanta strofe del ladro

attribuite a Bilhana


in Poesia d'amore indiana

a cura di Giuliano Boccali e di Daniela Sagramoso Rossella


Letteratura universale Marsilio, 2002


Tanti anni fa, trovai per caso su una bancarella un volumetto intitolato Le stanze dell'amor furtivo. Il titolo mi colpì subito e acquistai il libro d'impulso. Un intero universo di poetica e raffinata sensualità mi si spalancò davanti.
Si tratta di una raccolta antichissima di poesie, attribuita al poeta indiano Bilhana (XI-XII secolo d. C.). Mi affascinò fortemente la leggenda che avvolge questa splendida serie di componimenti, secondo la quale il poeta, colpevole di avere una relazione segreta con la principessa, viene prima condannato a morte e poi assolto grazie alla commovente bellezza dei versi con i quali ricorda i momenti trascorsi insieme all'amata.

Insieme alle cinquanta strofe si alternano visioni colme di emozioni e traboccanti di sensualità, in cui trionfa lo splendore della giovane principessa. La bellezza di lei, sottile gazzella, fiore delicato, perla luminosa, è ancor più vivida nel ricordo, che diviene appassionato e struggente. La principessa, nel rimembrare nostalgico del poeta, è simile ad una dea avvolta da un alone di leggenda, ad una divinità venerata e adorata dal suo umile servo.
Oggi ancora, lei sorridente, chinata dal peso
del seno,
il collo abbagliante di fili di perle,
sul monte Màndara della passione del dio che ha
per armi i fiori
la mia amata ricordo insegna di boccioli radiosa
di luce.
Oggi ancora, lei, sciolti i nodi della chioma intrecciata,
ricaduta la ghirlanda, le labbra dolci d'un riso celeste
- collane di perle le baciano deliziose i seni alti,
ricolmi-
nel segreto, eccitati gli sguardi, ricordo.
Un erotismo delicato ma intenso trabocca dalle descrizioni degli incontri segreti d'amore.
Oggi ancora, lei che regge le briglie nella danza
selvaggia d'amore
rivedo, la figura snella sfinita dalla lunga separazione;
con il mio corpo circondandola mentre mi offre
i fianchi
tenendo gli occhi appena chiusi, certo davvero non
la lascio.
Oggi ancora, lei, vessillo al tempio di ebbrezza,
mentre accoglie dentro la bocca il petalo delle mie
labbra,
mentre circonda con le membra sfinite dal dio
senza corpo il mio corpo
immerso in lei, distesa sul letto dei giochi d'amore
ricordo.
L'amore - un amore fortemente sensuale - è un gioco da ricercare fino allo sfinimento, nell' intreccio di corpi che si fondono l'uno all'altro, nelle labbra dolci come il miele che si uniscono per assaporare fino in fondo l'estasi degli incontri, negli sguardi furtivi pieni di ardore e di attesa.
L'amore unisce, abbatte le barriere sociali, avvince gli amanti fino al punto di renderli una cosa sola, eppure deve rimanere segreto, deve essere vissuto furtivamente, al riparo degli sguardi e del giudizio altrui, che non lo ritiene lecito:
Oggi ancora, lei nell'amore, il corpo sfinito
di languidezza,
lo sciame dei capelli a riccioli caduti sulle guance
chiare,
le braccia flessuose tralci sospesi al mio collo
come per trattenere fra noi la colpa segreta…
ricordo.
L'amore è dolce come il miele, ma anche selvaggio e impetuoso come un combattimento. L'unione dei corpi assomiglia ad una lotta incalzante e sfiancante, le unghie graffiano e feriscono la carne:
Oggi ancora, la sua durezza incantevole ricordo
nella battaglia intrecciata dal gioco d'amore,
le mani, senza presa nel sollevarsi e abbassarsi
dei corpi annodati,
spruzzate dal sangue dei segni delle mie unghie
che premono sul suo corpo,
dei miei denti sulle sue labbra.
L'amore è fisico, passionale, carnale; eppure non esiste dolcezza e poesia maggiore del ricordo, colmo di nostalgica amarezza.
Oggi ancora, notte e giorno il mio cuore arde di pena:
il volto bello di luna al colmo della mia amata,
splendido del sale donde è vinto il gelsomino
dalla dolce essenza,
un'altra volta, per sempre, non lo vedrò più.
Tale è la potenza evocativa delle Stanze che si è travolti da un nugolo di sensazioni: tutti i sensi sono stimolati e coinvolti, sembra quasi di sentire il profumo del gelsomino, di accarezzare la veste preziosa della principessa, di vedere i suoi occhi neri risplendere su un volto che, con la sua luminosità, oscura la luna, di sentire il respiro affannoso dei due amanti, sottratto alla sua caducità e reso immortale da questi versi.

Irene Pazzaglia